Nella guida turistica ai masi sono spariti i nomi italiani

Pubblicazione finanziata dalla Provincia: cancellati decine di toponimi di uso comune come Sant'Osvaldo, Sinigo, Castel Roncolo, Rencio



BOLZANO. Cancellazione dei toponimi italiani, con il sostegno finanziario da parte della Provincia autonoma: il Bauernbund - ossia l'Unione agricoltori e coltivatori diretti sudtirolesi - si è affiancato ad Alpenverein Südtirol e associazioni turistiche nella silenziosa offensiva contro la toponomastica ufficiale altoatesina in lingua italiana.
Nell'ultima edizione italiana di "Masi con gusto - Guida ai sapori contadini", stampata con il sostegno del Dipartimento all'agricoltura, turismo, libro fondiario e catasto della Provincia, sono svanite decine di toponimi italiani ufficiali, sostituiti con la sola versione tedesca. E non si tratta di microtoponomastica, perché, tra gli altri, sono spariti: Colle, Roncolo, Firmiano, Cologna, Sant'Osvaldo, Rencio, Soprabolzano, Collalbo, Longostagno, Auna di Sotto, Novacella, Sinigo, Burgusio, San Valentino alla Muta eccetera.
L'opuscolo, come precisa nell'introduzione il presidente del Bauernbund, Leo Tiefenthaler, "mostra la strada verso l'ospitalità contadina cordiale, le pietanze tradizionali e l'autentico piacere". Si illustrano trentaquattro osterie alla frasca, che gli autori (ignorando l'esistenza dell'espressione italiana per denominare tale tipo di ristoro vinicolo a carattere rurale) chiamano esclusivamente Buschenschank. Altrettanto esclusivamente tedeschi, e questo aspetto è forse maggiormente comprensibile, sono i nomi delle tradizionali pietanze servite nei masi. A pagina 72 però, proprio in fondo alla pubblicazione, per ovviare al monolinguismo è stato compilato un "Glossario delle pietanze contadine" dove si spiegano i significati dei nomi tedeschi dei vari piatti citati nel testo. Con teutonica pignoleria, non escludendo nemmeno l'internazionale e celeberrimo Krapfen. Della stessa pignoleria, al contrario, non si trova traccia nella citazione della toponomastica. Per ogni maso consigliato, infatti, viene ovviamente fornita una descrizione degli accessi, con tanto di cartina corredata di avvicinamento stradale, aree di posteggio, punti di partenza delle passeggiate. E qui, si sono sostituiti decine di toponimi ufficiali in lingua italiana con il corrispettivo in tedesco. Non tutti, ma tanti. A scanso di equivoci: non si tratta affatto di microtoponomastica. Bolzano, Merano, Bressanone, Bassa Atesina e Oltradige compaiono in italiano, ma non è così per molte altre denominazioni importanti. Per capire meglio, occorre elencare: Roncolo è diventato Castel Runkelstein. Altrettanto è accaduto per Firmiano, trasformato in castel Sigmundskron. Il Colle viene citato esclusivamente come Kohlern. Cologna ha diritto alla sola versione tedesca di Glaning. Rencio viene citato con il solo Rentsch. Sant'Osvaldo è stato trasformato in Passeggiata St. Oswald. Particolare "accanimento" si registra riguardo all'altipiano del Renon: niente Soprabolzano, Longomoso, Longostagno, Collalbo, Maria Assunta o Auna di Sotto; compaiono soltanto Oberbozen, Lengmoos, Lengstein, Klobenstein, Maria Saal e Unterinn. Colpiti dalla cancellazione anche molti siti culturali: si va dal venostano Coira, chiamato Castel Churburg, per proseguire con Monte Maria, diventato Abbazia di Marienberg, per arrivare al caso limite di Novacella, dove addirittura la denominazione latina medioevale lascia il posto ad Abbazia di Neustift. Ma non hanno diritto al toponimo italiano ufficiale nemmeno innumerevoli altre località: Sinigo, Burgusio, Tarces, San Valentino alla Muta, Tel, Rablà, Foiana, Naz, Sciaves eccetera. Poco importa, allora, che non vengano tradotte nemmeno indicazioni geografiche tipo Katzensteig (sentiero dei gatti), Schwefelquelle (fonte di zolfo), Kirchweg (sentiero della chiesa).
Il tutto, come detto, con il sostegno finanziario del Dipartimento all'agricoltura della Provincia, alle dirette dipendenze dell'assessore provinciale Hans Berger. Sarà interessante, come nel caso dei cartelli sui sentieri, sapere cosa ne penseranno i giudici della Corte dei conti. Il bilinguismo per gli enti pubblici è un obbligo.

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