«Non seguite nazionalisti e xenofobi» 

Per Ivo Muser «è sbagliato fomentare le paure». L’incontro col decano di La Villa. La curia: «Devono ospitare i migranti»


di Davide Pasquali


BOLZANO. A un mese e mezzo dalle elezioni, all’inaugurazione dell’anno pastorale all’accademia Cusano di Bressanone il vescovo Ivo Muser ha condannato xenofobi e razzisti. «Stiamo assistendo a una deriva del linguaggio. Non pochi, anche a livello di persone pubbliche e responsabili, oggi sembrano optare, nel loro linguaggio, per la semplificazione, rifuggendo tutto ciò che comporta la fatica del pensare. Pensare prima di parlare e agire».

Il linguaggio sbagliato. Muser è consapevole che uno slogan, per quanto contraddittorio e vuoto, sia più efficace di ogni ragionamento, «ma non possiamo essere per la dignità umana di ogni persona e poi insultare o dileggiare uomini, donne e bambini solo perché hanno avuto in sorte di nascere in situazioni invivibili, in zone di guerra, fame e miseria. Si usano parole che alimentano la paura e la paura ci impedisce di vivere umanamente, crea diffidenza e sfiducia». Il vescovo ha invitato tutti a fare questo esercizio: «Ascoltare le parole attorno a noi e distinguere le parole che aprono al bene, che fanno crescere le persone, da quelle che distruggono le relazioni, umiliano le persone e hanno il fine di guadagnare un consenso facile ma effimero». Espressioni come “prima noi” per Muser sono in contraddizione col messaggio evangelico, «ma anche con i valori fondanti dell’Ue». Come nel XX secolo piccoli gruppi di resistenti – tra i quali Josef Mayr-Nusser – si fermarono a riflettere e costruirono piano piano una nuova cultura, «anche noi oggi siamo chiamati a rispondere al male con il bene. L’esperienza cristiana ci insegna a non giocare mai con le parole e ancor meno con la Parola», ha ammonito il presule.

No a nazionalisti e xenofobi. Muser si è poi soffermato sulle elezioni e sulle basi per un futuro comune: per il cristiano partecipare al voto deve essere scontato. «Il primo passo è quello di formarsi un proprio giudizio per votare in modo consapevole e responsabile». Per l’esercizio di un voto responsabile dal punto di vista cristiano, il vescovo ha poi ribadito alcuni criteri a cui sempre richiama: sul piano della giustizia sociale, «solidarietà e giustizia sono decisivi per una politica sociale ed economica sostenibile e adeguata al futuro. Servono risposte coraggiose, orientate al benessere comune, che sappiano unire e non dividere. La fede cristiana esclude atteggiamenti come svilire ed emarginare altre persone, nonché nazionalismo e xenofobia». Tutelare creato e famiglia. Tra le sfide nella tutela del creato, il vescovo ha citato il riscaldamento globale del pianeta, la sperequazione nella distribuzione dei beni, il mercato orientato solo al profitto, il consumismo, la dipendenza dalla tecnologia, lo stile di vita esigente. «Una svolta ecologica nella vita del singolo e della società è possibile e necessaria», ha detto Muser. Criteri centrali sono anche dignità umana e diritto alla vita, nonché matrimonio e famiglia, cellule fondanti della società, che necessitano di particolare tutela. «Nella tutela delle famiglie sottolineo anche il decisivo impegno per le domeniche e i giorni festivi, con le loro opportunità sul piano sociale, culturale, familiare e religioso».

Convivenza e bilinguismo. L’anno pastorale interpella anche la vocazione dell’Alto Adige alla pacifica convivenza. Il vescovo ha ricordato che «i decenni di disputa per l’autonomia hanno portato buoni frutti, ora bisogna sviluppare un livello di stare assieme tra gruppi linguistici ancora maggiore». E ha ammonito: «Sarebbe un passo indietro quello di promuovere di nuovo l’assunto secondo cui ‘quanto più siamo divisi, tanto meglio ci comprendiamo.’ L’alternativa cristiana è: quanto più ci conosciamo, tanto meglio ci comprendiamo!» Il vescovo ha inoltre ricordato che «il lavoro della Chiesa locale è segnato dallo slogan “insieme”: unità nella diversità, radicamento nella propria identità senza disprezzare o isolare quella dell’altro». Un contributo importante «è la disponibilità ad apprendere e capire - almeno in modo passivo - la lingua dell’altro gruppo etnico». Muser ha detto di immaginarsi che un giorno le traduzioni simultanee delle due lingue provinciali possano diventare superflue.

La questione La Villa. Ieri a Bressanone si sono incontrati il vescovo e il decano di La Villa, Jakob Willeit. Un incontro dai toni piuttosto animati. Come si ricorderà, il consiglio parrocchiale nei giorni scorsi aveva respinto la richiesta del Comune di mettere a disposizione la canonica per ospitare una famiglia di migranti. Duro il commento, ieri, del vicario generale Eugen Runggaldier: «La gente lì fa fatica ad accogliere chi ha bisogno di aiuto. D’altronde fa anche un po’ di fatica a fare quanto il Vangelo ci dice, perché a tale proposito il Vangelo è molto chiaro». Non è detta l’ultima parola, ha chiarito invece il vescovo, «la decisione si può ancora modificare». Ma il decano ha ribadito anche ieri la posizione della parrocchia: «È una decisione nostra è va rispettata. L'ambiente non è in grado di ospitare una famiglia e deve intervenire il Comune se vuole».













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