«Notti di torture»: oggi i carabinieri decidono se querelare la Klotz

Oggi il Comando generale dei carabinieri a Roma dovrebbe decidere come e se reagire alle accuse contenute nei manifesti del «Südtiroler Freiheit»



BOLZANO. Oggi il Comando generale dei carabinieri a Roma dovrebbe decidere come e se reagire alle accuse contenute nei manifesti del «Südtiroler Freiheit» per le presunte torture riservate ad alcuni sudtirolesi arrestati per la partecipazione alla cosiddetta «notte dei fuochi» che diede il via alla stagione delle bombe anti italiane negli anni Sessanta in Alto Adige. Come noto la Procura della Repubblica sta già procedendo d'ufficio per vilipendio ma oggi l'Arma dovrebbe decidere se sporgere querela per diffamazione. E potrà farlo potenzialmente ogni carabiniere in servizio in Italia promuovendo una sorta di «class action» senza precedenti. Nel frattempo Eva Klotz e gli altri esponenti del «Südtiroler Freiheit» si difendono affermando che gli episodi di violenza cui sarebbero stati sottoposti molti sudtirolesi coinvolti negli attentati dell'epoca sarebbero storicamente documentati. In effetti all'epoca alcuni detenuti denunciarono di essere stati picchiati e torturati nel corso degli interrogatori dei carabinieri ma fin da allora l'Arma replicò sdegnata sostenendo che i terroristi si erano procurati da soli le ferite allo scopo di screditare l'Italia. All'epoca gli ambienti irredentisti sudtirolesi cercarono di addebitare ai presunti maltrattamenti anche i decessi avvenuti in carcere (per cause naturali) di Franz Höfler (17 novembre 1961) e di Anton Gostner (7 gennaio 1962). Con l'accusa di percosse e maltrattamenti dieci carabinieri finirono sotto processo a Trento il 20 agosto 1963. Otto furono assolti per non aver commesso il fatto, due invece furono salvati dall'aministia. Il tribunale non ritenne che il tenente Vittorio Rotellini ed il brigadiere Luigi D'Andrea fossero estranei ad episodi di violenza avvenuti in caserma durante gli interrogatori. In sentenza però i giudici parlarono di «esagerazioni», non di episodi di tortura. L'Arma si ritenne sempre estranea ad accuse di torture e maltrattamenti al punto che per tutti i carabinieri coinvolti nel processo di Trento vi fu l'elogio ufficiale del generale De Lorenzo, comandante della Benemerita. Oggi, a 50 anni di distanza, Eva Klotz ed il suo «Südtiroler Freiheit» accusano tutta l'Arma dei carabinieri di essersi resa responsabile di vere e proprie torture nei confronti di alcuni terroristi dell'epoca. Sui manifesti che verranno affissi nelle prossime ore in tutto l'Alto Adige si fa riferimento a presunte «Folternächte» (notti di torture) con la raffigurazione di una macchia di sangue accanto ad un cappello d'ordinanza dell'Arma. Formalmente l'indagine della Procura della Repubblica di Bolzano (avviata d'ufficio per vilipendio) riguarda Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler, responsabile del sito internet del movimento politico oltranzista. Per i tre il rischio giudiziario per il momento è molto limitato. Per vilipendio delle Forze Armate si arriva al massimo a 5 mila euro di multa. Ben più pesanti potrebbero essere le conseguenze giudiziarie in caso di querela per diffamazione da parte dell'Arma.

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