Novant’anni col cuore sui monti

La sezione Cai di Bressanone compie gli anni: dalle gite alla valorizzazione di sentieri e rifugi


di Fabio De Villa


BRESSANONE. Un anniversario che non poteva certo passare inosservato quello del gruppo Cai di Bressanone che, proprio oggi, spegne 90 candeline. La storia e le avventure che hanno portato a formare questo affiatato gruppo di persone, sono troppe per essere raccontate in un solo articolo di giornale. Di conseguenza proviamo a ripercorrere quella che è stata la storia di questo infaticabile gruppo di amici appassionati di montagna. Quando venne costituita la sezione di Bressanone del Cai si era ormai in pieno regime fascista. Dopo l’autoritario scioglimento dell’Alpenverein, la conseguenza più logica ed immediata fu quella di sovrapporre, a quella di lingua tedesca, un’organizzazione alpinistica italiana. Con una operazione pilotata, si provvide, in breve tempo, alla costituzione di tre nuove sezioni Cai a Bressanone, Merano e Brunico. Primo presidente della Sezione fu Augusto Cesa Bianchi che in data 5 febbraio 1924, annunciava ufficialmente l’avvenuta costituzione della Sezione di Bressanone del Cai. In città l’interesse per la nuova sezione fu notevole, perché in pochi mesi, i soci raggiunsero il centinaio, raccolti tra gli ufficiali dell’esercito, funzionari statali e vecchi aderenti all’Alpenverein. Inizialmente la sezione comprendeva tutti i centri della media ed alta Valle Isarco, fino al Brennero. Appena due anni dopo, il fascismo impose per ragioni di propaganda, il cambio della denominazione della sezione che si chiamò “Brennero”. Nel 1931, altra piccola rivoluzione: l’istituzione con sede a Bolzano di una sezione denominata “Alto Adige” di conseguenza le sezioni di Merano, Bressanone e Brunico vennero trasformate in sottosezioni. La neonata sezione del Cai, dovette gestire subito una situazione patrimoniale e operativa molto pesante: quattro rifugi e oltre 500 chilometri di sentieri. Nel 1931 al presidente Cesa Bianchi subentrò Orfeo Cesaro che faceva il commercialista, anche lui appassionato della montagna e buon alpinista. Fu lui ad “inventare” la “Sagra della Plose”,una festa montanara che nel corso degli anni riscontrò sempre grande successo, richiamando sulla montagna di casa centinaia di persone. Fu poi la volta di Ruggero Casellato, impiegato comunale, il quale mantenne l’incarico sino alla primavera del 1941, passando poi il testimone a Amedeo Trevisan, il quale si diede molto da fare affinché la sottosezione di Bressanone venisse staccata da Bolzano e ricostituita in sezione autonoma. Terminata la guerra, il presidente della sezione Trevisan emigrò all’estero. Si avvertiva un grande bisogno di dimenticare e di ricominciare.

Passarono gli anni e i presidenti: Lodovico Cappelletti, Marcello Refatti e Remo Letrari che nel 1948 a soli 24 anni cominciò l'opera di ammodernamento dei rifugi Plose, Genova, Ponte di Ghiaccio e Vallaga, rimanendo in carica per ben 25 anni. Si preoccupò molto di coinvolgere i giovani alla vita della sezione come pure il mondo femminile. Da allora un rappresentante dei giovani e delle donne entrarono a far parte del direttivo sezionale. Arrivò poi il turno di Lino Franchini che portò i soci a quota 500 iscritti, passando poi per Franco Titton e nuovamente Vinicio Sarti, che guidò il sodalizio per 12 anniversari e arrivando agli inizi degli anni '90 a Vittorio Pacati, che dette il via ai lavori di ristrutturazione del Rifugio Plose e l’allestimento della nuova sede. Venne così il turno di Annibale Santini che continuò l'opera di ammodernamento fino ai giorni nostri. Dal 2007 è presidente Pietro De Zolt. Oggi alle 17.30 al pluricomprensivo sarà grande festa.













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