Nuovo corso da «Sportler» Al vertice arriva Jakob

Via al cambio generazionale: Georg Oberrauch cede il comando al figlio 24enne «Oggi il commercio è soggetto a forti mutamenti, serve più dinamicità»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. “Let's rock together”: con questo slogan (suoniamo assieme, ndr) che segna il cambio generazionale, Jakob Oberrauch assume da oggi la guida del gruppo Sportler spa. Suo padre Georg, quando nel 1977 aprì il primo negozio di sport, aveva 21 anni, lui tre in più.

«Io – racconta un Georg Oberrauch visibilmente commosso – ho fatto studi teologici, non sono diventato sacerdote solo perché c’è l’obbligo del celibato. L'idea di occuparmi di stoffe, proseguendo l’attività avviata da mio padre, non mi entusiasmava. Mi piaceva però lo sport e mio padre, dandomi le chiavi del primo negozio mi disse: “Provaci”. I tempi sono cambiati, oggi non si può più dire “provaci”. Anche perché abbiamo 600 dipendenti con altrettante famiglie a cui pensare».

Da allora sono passati 37 anni: Sportler che ha 20 filiali, distribuite tra Triveneto e Austria, e sta puntando con forza su l’e-commerce, è diventata una delle aziende leader di articoli sportivi a livello europeo. Ieri, con una cerimonia ufficiale, l’investitura ad amministratore delegato di Jakob, laurea alla “Bocconi” in economia e management, poi due anni di esperienze a livello dirigenziale da New York a Mannheim in Germania; in Cina e in Bangladesh. Al suo fianco, nel ruolo di vice, la sorella Elisabeth, 28 anni, che lavora già da qualche anno nell’azienda di famiglia. Nel cda siederà anche Heiner, 22 anni, che si è appena diplomato in scienze dello sport.

In comune i fratelli Oberrauch hanno l’entusiasmo, tipico dell’età, la passione per lo sport - alpinismo e scialpinismo in particolare - ereditata dal padre, oltre ovviamente al fiuto per il business nel dna.

«Ci ho pensato a lungo - dice Georg Oberrauch - e alla fine ho deciso che questo è il momento giusto per passare il testimone».

Ma si ritira davvero?

«Sì, non resto neppure nel cda. Da domani (oggi,ndr) sono fuori. Il mio ruolo sarà quello di consulente».

Come mai la decisione di dare un taglio netto?

«In questi anni mi è capitato spesso di assistere al fallimento, parziale o totale, di passaggi generazionali all’interno di diverse aziende. Il problema, in genere, è legato alla classe dirigente uscente: padri che non intendono mollare le redini e non sono disposti a cedere il potere, dando fiducia ai giovani. È un errore che non voglio correre. Proprio perché, in tempi in cui il commercio è soggetto a forti mutamenti, a un bivio tra globalizzazione e leadership locale, servono forze giovani e dinamiche».

Andrà quindi in pensione.

«No. Ma non mi occuperò più dell’azienda. Devo scegliere cosa fare: ho preparato un elenco di 23 cose alle quali vorrei dedicarmi»

Jakob, nuovo amministratore della società, sembra avere la grinta e le caratteristiche giuste per guidare Sportler nelle nuove sfide, pur mantenendo le caratteristiche principali: «Questa - assicura il nuovo ad - resterà un’azienda familiare in cui continueremo a reinvestire il 100% dell’utile».

Quindi, un discorso sui collaboratori sempre più raro da sentire in tempi di crisi. «I miei collaboratori non sono un onere, ma il miglior investimento che posso fare. Sono loro il fattore chiave del successo».

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