«Nuovo Statuto, trappola per gli italiani»

L’allarme di Urzì: «La discussione nella Convenzione verrà monopolizzata dai secessionisti e la Svp si adeguerà»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Una occasione? Forse. Magari un rischio. «O una trappola pericolosa». Alessandro Urzì (consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore) si toglie dal coro degli entusiasti della Convenzione sull’Alto Adige, il percorso consultivo sulla revisione dello Statuto, che verrà inaugurato domani alle ore 9.30 in consiglio provinciale. Il timore di Urzì è che la discussione dei prossimi mesi, invece di costruire una autonomia più moderna, sprofondi l’Alto Adige in un revival delle peggiori tensioni etniche, «con la complicità della Svp». Lo stesso senatore Francesco Palermo nei giorni scorsi ha ammesso: «Spero di non essermi ingannato sul nostro tasso di maturità....». Così Urzì.

Da sabato si entra nel vivo. Prima la fase delle assemblee pubbliche, poi la vera e propria Convenzione dei 33, in cui entreranno anche consiglieri provinciali. È la prima volta che di Statuto si discute con una platea così larga.

«Sì, e una riforma dell’autonomia è indispensabile. Il mio ottimismo si ferma qui. Mi chiedo se ci sia una forte dose di ingenuità o piuttosto una maligna volontà nell’avere intrapreso un percorso così delineato».

La prima accusa?

«La forma fintamente partecipata che avrà questo processo, organizzato con una serie di assemblee, con successiva nomina di alcuni cittadini tra i 33 della convenzione, senza alcun criterio scientifico».

E gli algoritmi che verranno utilizzati per garantire il giusto assortimento di età, genere, gruppi linguistici, titolo di studio tra i cittadini selezionati?

«Sì, un concorso a premi... Temo di sapere come andranno a finire queste assemblee, da cui scaturiranno il Forum dei 100 e gli 8 che entreranno nella Convenzione dei 33».

E come?

«Ho partecipato alle serate sulla democrazia diretta. Sembrava di stare nella sede dei Verdi. Il tema sta loro a cuore e si organizzavano per esserci in forze. Sulla revisione dello Statuto succederà la medesima cosa, temo, con l’”occupazione” delle assemblee da parte delle forze più radicali della nostra provincia: secessionisti, Schützen, Heimatbund. Il terreno è stato preparato accuratamente in consiglio provinciale dalla destra tedesca, in particolare dalla Stf, con un sistematico bombardamento di proposte che superano l’asticella delle regole di convivenza fissate nello Statuto».

La «nazionale» di atleti sudtirolesi...

«Certo, e proprio ieri in consiglio l’attacco diKnoll alla toponomastica italiana in toto, e prima la richiesta di togliere il tricolore dai rifigi. Il problema non sono solo queste prese di posizione, ma il fatto che la Svp, attraverso un incomprensibile presidente Kompatscher, abbia scelto la mediazione con le frange estreme, invece di riposizionare il dibattito in area moderata. Ma non solo, ogni volta viene detto che di questi temi si potrà parlare nella Convenzione. Ecco il mio pronostico: le assemblee verranno monopolizzate da queste forze, che detteranno l’agenda e la Svp avrà modo di dire “se il popolo ce lo chiede...”. A chi immagina che la Convenzione possa proiettarci nel futuro, dico che rischia di spedirci dritti in qualche esperimento di secessionismo alla catalana o come minimo nell’ arretramento della convivenza, dello Statuto come strumento di equilibrio».

Se le componenti radicali si organizzano, lo potranno fare anche gli italiani.

«Sono scettico. Gli italiani sono entrati nella fase in cui si dicono “tanto non cambia nulla”».

Voi politici del gruppo italiano avete la vostra dose di responsabilità in questo.

«Il percorso della Convenzione è viziato dall’origine. Andava previsto un organismo paritetico, 33% tra sudtirolesi, italiani e ladini, perché l’autonomia va costruita tutti insieme. Invece sarà una riforma decisa dalla alleanza trasversale tra Svp e destra tedesca, “sentiti” gli italiani... Il mio appello alla Svp: scelgano la moderazione».

Lei quali proposte porterà?

«Ad esempio una scuola italiana autenticamente autonoma, in grado di decidere il proprio profilo plurilingue, e la rotazione a metà legislatura della presidenza provinciale: perché un ladino e un italiano non possono diventare presidenti?».

Come valuta il percorso separato rispetto a Trento?

«Pericoloso. Bolzano e Trento elaboreranno due testi scritti in due lingue diverse. In consiglio regionale, invece di fare sintesi, temo che si deciderà di scrivere uno Statuto diviso nel corpo altoatesino e in quello trentino».

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