Oktavia Brugger: l’Ue non è solo soldi

La candidata della Lista Tsipras: troppi vedono Bruxelles solo come un bancomat, serve una svolta sociale


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Oktavia Brugger ha voluto provare la politica da dentro. L’ha conosciuta per molti anni come figlia e sorella di uomini di punta della Svp (il padre Peter Brugger, storico vice Obmann, il fratello Siegfried). L’ha raccontata come giornalista del Sender Bozen con base a Roma. L’occasione giusta è arrivata con le elezioni europee. Oktavia Brugger è la candidata del Trentino Alto Adige nella lista «L’altra Europa con Tsipras», sostenuta anche dai Verdi altoatesini. Ieri l’intervista al giornale, anche con il direttore Alberto Faustini. Perfino troppo facile per Herbert Dorfmann, l’antagonista della Svp, la battuta sulla candidata «della lista anguria, verde di fuori, rossa di dentro».

Parliamo di questa anguria?

«Alexis Tsipras, il nostro candidato presidente, non è certo il mostro che viene descritto. Credo piuttosto che disturbi parecchio e per questo Angela Merkel lo prende di mira. È certamente di sinistra, ma in Grecia era candidato in concorrenza al partito comunista. Per i Verdi altoatesini e Sel la lista Tsipras è stata la piattaforma per poterci candidare».

Solo una piattaforma?

«Assolutamente no. Nel programma di Tsipras c’è una forte impronta sociale compatibile con i Verdi».

I Verdi italiani partecipano alle europee con la lista Green Italia. Il solito vizio della sinistra italiana di dividere l’atomo. Una lista unica era impossibile.

«Quando abbiamo deciso di candidarci la loro lista non c’era ancora. Certamente la presenza delle due liste sarà uno dei problemi che incontreremo e rischiamo di disperdere voti preziosi».

Per molti anni i Verdi altoatesini sono riusciti a eleggere un europarlamentare, Langer, Messner e Kusstatscher. Poi nessuno nell’ultima legislatura.

«Sfida impegnativa. Primo obiettivo, riuscire a fare superare a Tsipras il 4%. Non ho detto subito sì alla candidatura. Alla fine mi sono convinta perché volevo vedere da dentro la politica e mi è piaciuta la possibilità di offrire agli elettori una terza chance, progressista e donna, accanto a Dorfmann (Svp) e Leitner (Freiheitlichen-Lega), uomini e conservatori».

Si definirebbe di sinistra?

«Certamente di sinistra, con impronta liberale, nella tradizione sudtirolese. Sono stata allieva di Langer nel senso proprio del termine: l’ho avuto come insegnante al liceo classico e ci ha insegnato a guardare le cose da diversi punti di vista. Una delle belle cose nella mia vita fortunata».

E dov’è finita la sinistra in Italia, se la vostra lista combatte per arrivare al 4%?

«Molti votano Grillo. Girando un pezzo d’Italia per la campagna elettorale, Emilia compresa, questa è una delle preoccupazioni che incontro. Se le europee saranno un flop la sinistra rischia di sparire per sempre».

Quale Europa vuole la lista Tsipras?

«Questa è facile. È tempo di costituire gli Stati uniti d’Europa, con un parlamento più forte, che elegga il presidente della commissione europea e goda di maggiori finanziamenti, magari grazie alla Tobin Tax, se finalmente verrà approvata. C’è poi un grande problema di competenza delle persone che vengono candidate per il parlamento o indicate per la commissione europea. L’Unione europea è cruciale nelle nostre vite e va gestita da personale di alto profilo».

Alcuni partiti, come il Pd, ha messo capolista giovani donne. Un segnale?

«Dipende se è un atto politico vero o solo una mossa di facciata. Ma no, va bene comunque».

Quale politica economica nell’Ue dei prossimi cinque anni?

«Facile anche questa. L’Europa ha bisogno di più sociale e meno banche. Nelle scorsa legislatura si sono perse occasioni sul sociale, ad esempio il voto contrario nel parlamento europeo all’allargamento della maternità retribuita da 14 a 20 settimane. Anche Dorfmann ha votato contro. La priorità dei prossimi cinque anni deve essere è la disoccupazione giovanile: è una emergenza, non so quanto venga percepita nella sua gravità. Nelle banlieue parigine siamo arrivati alla terza generazione di giovani senza lavoro».

Cos’è l’Unione europea per gli altoatesini?

«Temo che per molti Bruxelles sia un salvadanaio da cui ottenere più soldi. Spesso spiego che altri Paesi ricevono di più perché sono organizzati meglio. E Bruxelles dovrebbe vigilare di più su come vengono spesi i soldi. L’Ue può fare moltissimo per noi, pensiamo solo all’ambiente, allo sviluppo della bio agricoltura a come in Alto Adige abbiamo sfruttato brillantemente le opportunità di CasaClima».

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