Orfani del Pd, riecco il grande centro 

Sala piena per il gruppo Bizzo che lancia il progetto regionale: «Un gruppo italiano debole fa saltare tutto il gioco»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Non lo vogliono più chiamare disagio. «Parliamo di rappresentanza del gruppo italiano, che può essere debole, debolissima, addirittura monca. Parliamo di disuguaglianze». Sala piena ieri per la prima uscita di «Noi per l’Alto Adige», il gruppo ex Pd di Roberto Bizzo, tra gli altri, Mauro Randi, Monica Franch, Luigi Tava, Claudio Volanti, Miriam Canestrini, Debora Pasquazzo, Mario Giovannacci. Oltre 200 persone nella sala di rappresentanza del Comune hanno seguito la discussione su «Autonomia e rappresentanza. A che punto siamo?». Torna il grande centro?

LE DOMANDE. Bizzo e l’organizzatore Luca Bertolini indicano il punto di domanda: «È ovvio che puntiamo alle provinciali, ma non si parte dalle risposte. Bisogna prima avere chiare le domande». Viene sondato il gruppo italiano con i suoi numeri in ritirata, le paure vere e percepite, le debolezze, le potenzialità. Ecco spiegati i relatori, invitati per le loro competenze, per ragionare su scuola, autonomia, corpi elettorali, lavoro, salute, religione e società: Hermann Atz, Luca Fazzi, Francesco Palermo, Cristina Zanella, Bruna Rauzi, Michele Buonerba, don Luigi Cassaro. Unanime la lettura: un gruppo italiano debole non aiuta nemmeno il gruppo forte. Per il ruolo di moderatore, si è pensato infatti al giornalista Elmar Pichler Rolle, ex Obmann Svp, per le sue riflessioni recenti proprio sul gruppo italiano e la necessità di un quadro regionale. E mentre chiede agli italiani di «partecipare a pieno titolo all’autonomia», Pichler Rolle lancia una stoccata al suo partito per avere perso di vista l’insegnamento di Magnago «sulla necessità di rispettare gli equilibri tra alleati». La Svp di oggi invece, dice Pichler Rolle, «arriva perfino a scegliere i candidati altrui». Qualcuno dei relatori fa parte del nuovo progetto politico, nome provvisorio «Noi»? Bizzo risponde «con queste persone di valore parliamo e tanto». L’orizzonte è regionale.

GLI OSSERVATORI. Da mesi Bizzo prova a tessere alleanze oltre Salorno: «Ci serve massa critica». Ieri in platea, tra i trentini, l’ex senatore Ivo Tarolli, l’ex senatore Vittorio Fravezzi (Upt), in rappresentanza di Lorenzo Dellai, il gruppo di «Autonomia dinamica» (ex Patt). Prosegue il gioco del «chi c’era»: età media alta, cittadini, amministratori ed ex amministratori in periferia, sindacalisti. Molti mettono le mani avanti «sono qui per osservare», come l’ex assessora Claudia De Lorenzo, insieme a un gruppo della sua Lista civica per Caramaschi, Paolo Berlanda («guardo, sono critico su di loro e sul Pd...»). C’è Toni Serafini (Uil), Tila Mair (Cisl), Florian Kronbichler, Gianni Lanzinger, il sindaco di Vadena Alessandro Beati, Dario Stablum, Paolo Berloffa, Titti Boesso, Lino Morabito, l’ex vicesindaco di Bressanone Gianlorenzo Pedron, Luciana Fiocca, Enrico Valentinelli, Luca Rossi (Coldiretti). Dall’area di centrodestra arrivano il vicesindaco di Brunico Renato Stancher e la sindaca di Bronzolo Giorgia Mongillo. Michaela Biancofiore prova a tirare il sasso nello stagno, dando il benvenuto alla (futura) lista civica di Bizzo con cui, insieme ad altre civiche, vorrebbe avere «un proficuo confronto». Bizzo declina: «Spiacente il mio mondo è il centrosinistra». Serafini sintetizza: «Sono talmente poche le occasioni di ragionare su questi temi, che è bello esserci». Ci tengono a sottolineare la non partecipazione i civici Andrea Casolari e Angelo Gennaccaro.

RAPPORTO TRA GRUPPI. Hermann Atz ha riassunto i dati principali su movimenti elettorali e astensionismo. Il sociologo Luca Fazzi prosegue nella lettura al vetriolo della realtà locale, fornisce dati (nel 2041 stima del gruppo italiano intorno al 17%) ed elenca domande: «Perché gli italiani calano? Fanno meno figli? Non apprezzano le risorse provinciali? E’ solo un problema di lingua? Oppure ci sono altre cause? Quanto incide il costo della casa sui redditi? Che impatto hanno le metrature degli alloggi sulle scelte riproduttive? Quanto pesa il modello della divisione linguistica dei posti di lavoro?». Francesco Palermo torna sul tema della «asimmetria», che può mettere in crisi il sistema e che interessa politica, economia, cultura, «se vado a una riunione dell’Eurac e sono l’unico italiano non è perché qualcuno lo fa in mala fede, ma è così». Di buona fede in buona fede, prosegue Palermo, «il mondo italiano esce dall’orizzonte sudtirolese». Ma, avverte, «i perdenti vanno sempre inclusi nei processi decisionali, altrimenti non funziona». Il gruppo italiano «si trova al bivio tra rivendicazione nazionalistica e schiacciamento sulle posizioni del gruppo tedesco e della Svp». Tra le contromisure suggerite da Palermo, il dialogo anche tra posizioni radicali e la dimensione regionale. Palermo invita anche a crederci di più. Se tutti i partiti italiani vogliono una scuola diversa, «si usino gli strumenti per arrivarci». Don Luigi Cassaro, decano di Bolzano e parroco di Oltrisarco, richiama ai fondamentali: «Il sinodo ci ha chiesto una pastorale unica per italiani e sudtirolesi ma a Bolzano i primi hanno paura di essere “fatti fuori” dai secondi e viceversa. Ci siamo chiesti: cosa fare?». La risposta del parroco: «Valorizzare le differenze e rispettarle». Poi l’immagine che racconta tutto: «Come dice papa Francesco, l’ideale della complessità non è la sfera, ma il poliedro, che tiene insieme tutti i pezzi. Può sembrare disarmonico, ma funziona». Aggiunge Elmar Pichler Rolle, «Karl Zeller è molto abile nel gioco politico a Roma, ma nella nostra terra non si gioca, serve convivenza». L’ex sovrintendente Bruna Rauzi parte dalle occasioni mancate: «Pensate, un decreto del 1946 parlava di refezione comune tra studenti italiani e tedeschi...». Sul plurilinguismo, secondo Bruna Rauzi «bene il Clil dalle elementari, ma la scommessa è sulle scuole materne». La disuguaglianza secondo Michele Buonerba (Cisl): «Anche in Alto Adige i redditi sono fermi dal 1993, ma le case costano come a Milano e allora la differenza è tra chi possiede il patrimonio e chi non ce l’ha, tra periferia e città, e anche tra gruppi quindi». Roberto Bizzo, appena uscito dal Pd, si lancia in un «non è dividendosi che si costruisce la rappresentanza di una comunità. Bisogna fare sintesi: la Svp ci riesce, non è un partito etnico, ma un partito popolare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità