Ortisei cancella le paure «I profughi qui sono felici»

Arrivati da poco, i 25 richiedenti asilo sono ospitati in una casa vicino alle scuole Circa 150 persone si sono mobilitate per aiutarli e facilitarne l’integrazione


di Daniela Mimmi


ORTISEI. Vengono dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dal Burkina Faso, dalla Guinea e dalla Nigeria. Da Paesi in guerra, distrutti da dittature e persecuzioni. Sono arrivati a Ortisei una settimana fa e adesso vivono tutti e 25 in una palazzina rossa vicina alle scuole elementari. A occuparsi di loro ci sono le donne e gli uomini di Volontarius, oltre ai tanti volontari della zona, quasi 150. Di notte, il controllo della casa è affidato a un ragazzo di 21 anni scappato a 15 dall’Afghanistan e arrivato dalla Norvegia. È talmente bravo a intagliare e disegnare che lo hanno ammesso alla Scuola d’arte di Ortisei anche se non si sa neppure che scuole abbia frequentato.

In prima fila c’è Mechtild Runggaldier, consigliera comunale con delega all’integrazione: “Scappano tutti da situazioni drammatiche, da guerre, guerriglie, colpi di stato, dittature, persecuzioni. Alcuni sono rimasti soli al mondo, non gli è rimasto nessuno. Si sono visti ammazzare genitori, fratelli, sorelle, parenti, amici. Sono quasi tutti giovani, ma di alcuni non si conosce l’età. Allora scrivono 1° gennaio 1999, così risultano minorenni, ma in alcuni casi, grazie agli esami radiografici dell’età ossea, abbiamo scoperto che sono maggiorenni. Tra di loro ci sono due donne, tra cui una con il figlio diciassettenne, e c’è una coppia. Ci sono sia cristiani che musulmani. Domenica a messa ce n’erano alcuni, quasi nascosti negli angoli. Le signore vorrebbero dei vestiti eleganti per venire a messa, o piuttosto non ci vengono, anche se gli ho spiegato che qui a messa ognuno si veste come vuole. Non sono profughi, ma richiedenti asilo, quindi staranno qui dai 15 ai 20 mesi”.

Ci sono state opposizioni in paese?

“Alcuni genitori erano preoccupati perché la casa è vicina alle elementari, ma dopo la serata informativa non ci sono più stati problemi. Certo, come sempre succede ovunque, alcuni non sono contenti, ma in generale direi che la valle si è mossa con generosità e altruismo. E in tanti si sono messi a disposizione per insegnare lingue e disegno, un musicista vuole organizzare un concerto, altri una partita di calcio”.

Il primo problema da affrontare?

“La comunicazione. Sono tutti di lingua francese, solo uno parla anche l’inglese. Quindi è necessario che imparino prima di tutto almeno l’italiano”.

E tra di loro?

“Dicono che ormai sono una grande famiglia. Anche se sono molto diversi: alcuni non sono mai andati a scuola, altri hanno fatto l’università. Ma sanno tutti leggere e scrivere”.

E a Ortisei gli stranieri ormai sono tanti.

“Sì, vengono soprattutto da Perù, Romania, Albania e Marocco e sono tutti lavoratori”.

Come passano le giornate i richiedenti asilo?

“Al momento sono un po’ confusi, e ci è stato chiesto di lasciarli in pace. Non possono lavorare perché non hanno di documenti, ma stiamo pensando di impiegarli come volontari per pulire le strade o sgomberare la neve. Nella loro casa pensano loro a tutto: fanno la spesa, si fanno da mangiare, puliscono. Uno fa l’imbianchino. Ricevono 8 euro al giorno e con quelli devono fare tutto, anche comprarsi il cibo”.

E loro cosa dicono? Come si trovano?

“Sono felici, dicono che qui la gente è gentile e sono molto contenti quando qualcuno per strada li saluta”.

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