«Ospedale, i vertici hanno chiuso gli occhi» 

La denuncia di Oberhammer, presidente Pari opportunità e legale della donna: «Aveva denunciato una situazione insostenibile»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Hanno chiuso gli occhi. Non hanno fatto nulla, nonostante l’impiegata avesse chiesto più volte ai dirigenti dell’ospedale di intervenire. Lo ha fatto lei direttamente; lo ha fatto il sindacato al quale si era rivolta; l’ ho fatto io stessa. Sapevano di quella situazione che era andata peggiorando nel tempo, nessuno però si è mosso. L’hanno spostata di ufficio solo quando la situazione è degenerata e il suo superiore l’ha aggredita, mettendole le mani al collo. Troppo tardi, purtroppo». La vittima della brutale aggressione avvenuta, un paio di mesi fa, in un Ufficio dell’ospedale San Maurizio non parla ed è ancora sotto shock; per lei parla il suo legale, l’avvocatessa Ulrike Oberhammer, che è anche presidente della Commissione provinciale pari opportunità.

Le segnalazioni. «In realtà - precisa Oberhammer - non era solo la mia cliente ad avere problemi con quel funzionario, ma le lamentele sono cadute nel vuoto. E adesso, finito il periodo di sospensione, lui tornerà al suo posto come se nulla fosse. Alla fine sono sempre le donne quelle che pagano il prezzo più alto: l’impiegata è stata assegnata ad un altro ufficio. Succede così anche alle donne, vittime della violenza dei compagni, che sono costrette ad abbandonare la propria casa, per andare nelle strutture protette».

Ieri Michele Buonerba, segretario della Cisl, oggi l’avvocatessa Oberhammer non risparmiano critiche a chi doveva intervenire e non è intervenuto. Lasciando di fatto sola la dipendente.

I vertici dell’ospedale sono intervenuti - trasferendo la donna in un altro ufficio - soltanto dopo che, al termine dell’ennesima lite per motivi di lavoro, il superiore ha stretto le mani intorno al collo dell’impiegata.

La vittima, in preda al panico, si è rivolta al Pronto soccorso, dove i medici le hanno riscontrato dei grossi lividi.

La commissione di disciplina aziendale - coordinata da Marco Cappello, direttore Ripartizione legale dell’Azienda, e di cui fanno parte Evelin Reinstaller (Merano) e Stefan Dejaco (Brunico) - appena è arrivata la segnalazione ha aperto subito un’istruttoria: sono state sentite le parti. E alla fine è stato adottato un provvedimento di sospensione del funzionario dal servizio per un mese e mezzo senza stipendio.

Ma la vicenda, che ancora una volta ha come vittima una donna, molto probabilmente non finirà qui. È facile prevedere che avrà uno sviluppo penale, in quanto l’impiegata ha presentato una denuncia anche in Questura. Resta la domanda iniziale: perché non si è intervenuti prima?

La commissione. Lo abbiamo chiesto all’avvocato Cappello, coordinatore della commissione, noto per la sua intransigenza.

«La commissione, istituita nell’autunno dello scorso anno dall’ex direttore generale Thomas Schael, rispetto al passato è unica e si occupa dei procedimenti disciplinari di tutta l’Azienda riguardanti medici, infermieri e personale amministrativo. I provvedimenti vanno dalla riduzione dello stipendio alla sospensione del servizio per un massimo di 60 giorni, per arrivare al licenziamento. Da settembre dello scorso anno ad oggi abbiamo seguito 30 casi, più di quanto pensassi anche se l’Asl ha 10 mila dipendenti. Però il compito della commissione è quello di intervenire quando i fatti sono già accaduti. Lo facciamo e siamo anche severi. Ma non possiamo intervenire prima: questo spetta ad altri».













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