Ossessione Pius «La Svp deve fare come lui»

Il segretario organizzativo: «I Freiheitlichen battono il territorio, noi ci siamo allontanati»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Non è solo avere perso la maggioranza assoluta, non è solo la crescita della destra. Per la Svp lo choc è confrontarsi con la messa in stato d’accusa da parte della base: «Dove siete stati in questi ultimi cinque anni? Non vi abbiamo visti, mentre i Freiheitlichen sono stati cinque anni in campagna elettorale». Fare finta di nulla o rompersi la testa sulla crisi. Alla Svp hanno scelto la seconda via. Nel giro di pochi mesi verrà presentata una proposta di riorganizzazione del partito, dallo statuto alla struttura. È l’impegno preso nelle ore successive ai risultati elettorali.

Di analisi del voto, strategie per frenare la fuga di voti, elettorato italiano abbiamo parlato con Martin Alber, il segretario organizzativo della Svp. Ogni crisi è una occasione? «Se fossimo riusciti a fare il diciottesimo consigliere provinciale probabilmente non avremmo iniziato un percorso così serio di revisione di noi stessi», risponde.

Partiamo dal voto italiano alla Svp. Avete una stima per queste provinciali?

«Riteniamo di avere conservato una buona parte delnostro elettorato italiano. Certamente non abbiamo raggiunto le cifre toccate con Luis Durnwalder e l’astensionismo nei Comuni con forte presenza italiana ha in parte penalizzato anche noi. Per contro, una certa percentuale di elettori delusi del centrodestra questa volta ha votato noi, alla ricerca della stabilità politica. E sicuramente anche elettori di centro hanno scelto noi, altrimenti il risultato del Pd sarebbe stato migliore»

I famosi voti italiani a Durnwalder. Ritiene fondata l’ipotesi che fossero 10 mila?

«Tra gli otto e i dieci mila, grazie al riconoscimento di Durnwalder come presidente super partes, sia rispetto ai gruppi linguistici, sia rispetto ai gruppi di interesse. È un profilo che potrà essere incarnato anche dal presidente designato Arno Kompatscher, che nel gruppo italiano non è conosciuto ancora molto bene».

E gli iscritti italiani alla Svp?

«È una tendenza, che sapremo quantificare nei prossimi mesi. Arrivano con frequenza regolare richieste di iscrizione, la cui accettazione è demandata agli organismi locali, previa accettazione del nostro statuto».

Quali sono le emergenze emerse dal voto?

«Non siamo riusciti a raggiungere i giovanissimi, gli elettori al primo voto. È uno dei problemi su cui più dovremo interrogarci: sono molto spostati a destra, più SüdTiroler Freiheit che Freiheitlichen. Abbiamo un nervo scoperto anche nel ceto medio-basso, famiglie con un solo stipendio da impiegato o operaio e livello di istruzione non elevato: qui perdiamo verso i Freiheitlichen. Siamo in calo, sempre verso la destra, nel mondo dell’artigianato e un po’ anche tra i contadini di alta montagna. Teniamo bene nella popolazione sopra i 55 anni».

Perdete solo a destra?

«I Verdi non ci hanno creato grossi problemi. Hanno ottenuto un consigliere in più, ma non è certo un boom. Voti conquistati un po’ alla nostra sinistra e un po’ al Pd».

E quindi è la destra che sta assorbendo la vostra analisi?

«Dal 2003 al 2013 la destra sudtirolese cresce con un andamento costante. Sono arrivati al 27%, sommando Freiheitlichen, Stf e BürgerUnion. Nella Val d’Isarco il boom si era verificato già nel 2003, in queste elezioni l’espansione ha toccato anche altri comprensori, come il Burgraviato».

Perché questo consenso?

«Dobbiamo capire quanto è stato voto di protesta contro di noi e quanto è vera adesione a un progetto. La protesta riguarda gli scandali, in particolare l’energia, il cosiddetto clientelismo, il modo di gestire le grandi opere, come l’aeroporto e il Bbt. Prima ancora di contestare i progetti in sé, la popolazione punta il dito sul modo in cui le decisioni vengono prese, considerato poco democratico. C’è una profonda insofferenza per quella che viene considerata una mancanza di dialettica. Nel gruppo italiano ciò si sente meno, perché viene apprezzata una certa politica “del fare”, confrontata con i problemi italiani. Nella popolazione sudtirolese invece c’è voglia di democrazia diretta. In fondo i Freiheitlichen hanno vinto le elezioni grazie allo slogan “rompere il sistema”, non grazie a un programma capillare e volti nuovi. Poi c’è da fare la riflessione sulla adesione ideologica di molti elettori alla destra tedesca. La Svp viene rimproverata di non rappresentare più il mondo tradizionale, quello incarnato un tempo da figure come Franz Pahl. Abbiamo sottovalutato l’effetto del referendum della Stf sulla autodeterminazione. Per un partito di raccolta questa è una crisi da affrontare, senza abbandonare il nostro equilibrio al centro».

Kompatscher ha raccontato che dai Bezirke vi arrivano analisi impietose. Può dire qualcosa di più?

«Ci viene detto: dove siete stati in questi cinque anni, mentre i Freiheitlichen giravano tutta la provincia?».

Sotto accusa gli assessori?

«Ma no, non solamente loro. L’analisi è più impietosa, perché va più a fondo. Tocca i sindaci, come i referenti locali del partito fino ai livelli alti. Non sono tutti sotto accusa, ma ci ha tramortito la critica alla presenza sul territorio».

Controllate i Comuni, avete una organizzazione capillare. Come è possibile che vi chiedano “dove eravate”?

«Appunto, siamo sconcertati. Dobbiamo riflettere sulla cultura politica dei nostri funzionari e tornare all’idea originaria di Volkspartei. Dopo 65 anni di governo per la Svp è arrivato il momento di una revisione: con il titolo “Svp 2020” abbiamo già iniziato a lavorarci, con il consenso di tutto il guppo di vertice».

A cosa state lavorando?

«Questo mese è dedicato a un sondaggio interno ai gruppi locali sulla revisione del partito, dallo statuto alla organizzazione. I risultati del sondaggio verranno analizzati da un gruppo di lavoro che elaborerà la proposta di riorganizzazione da sottoporre al congresso di Merano in primavera. L’obiettivo è una Svp più aperta, flessibile nel lavoro quotidiano, con una collaborazione stretta tra giunte comunali e partito».

Se il problema è a destra, è possibile una giunta con i Freiheitlichen?

«La domanda va rivolta a Kompatscher. Come segretario organizzativo posso dire che i colloqui con tutti i partiti saranno reali e i tempi lunghi che ci siamo presi dipendono dalla volontà di fare la scelta più giusta. La situazione è del tutto aperta».

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