L'ospedale

Ostetricia: troppe donne positive, aperta anche Maternità Covid 

Il primario Martin Steinkasserer: «Abbiamo creato un reparto nel reparto, tecnologia elevata per madri e bambini». E sui sanitari no vax sospesi e guariti la Federazione nazionale degli Ordini medici dà ragione all’Asl: «Non possono lavorare»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Cinque neomamme positive, con sintomi leggeri, sono ricoverate all’ospedale di Bolzano. Positivo ma in buona salute anche uno dei neonati. Altre due future mamme, con sintomatologia questa volta importante, aiutate con l’ossigeno nella respirazione, si trovano nel reparto di Malattie infettive. E si tratta per lo più di pazienti non vaccinate.

Martin Steinkasserer, primario di Ginecologia ed Ostetricia al San Maurizio, dice che lo sforzo organizzativo e tecnologico messo in campo per l’assistenza, è imponente. «Ogni giorno abbiamo in media 1/2 parti e si tratta quasi sempre di donne positive. Per questo abbiamo ricavato un reparto Covid ad hoc accanto alla Ginecologia. Dobbiamo controllare le pazienti per verificare che non abbiano difficoltà a saturare anche per evitare danni ai bambini. Ci sono sette letti che possiamo aumentare fino a dieci. Una sala parto dedicata ed una sala chirurgica per i cesarei oltre ad un nido ad hoc per far sì che i piccoli stiano il più possibile vicino alle madri».

Il primario dice che i turni sono pesanti e tra il resto va organizzata anche l’assistenza per monitorare le pazienti quando tornano a casa. «C’è un medico dedicato che segue le positive in gravidanza e le segue a casa dopo che è nato il bambino». Steinkasserer ricorda il caso di Genevieve, la mamma di 47 anni, incinta di sei mesi, che ha passato lunghi giorni in Rianimazione. Adesso è a casa con la sua bambina. Il medico ne approfitta per ribadire in un appello alle future mamme l’importanza della vaccinazione: «Ricerche internazionali dimostrano che le donne in attesa, non vaccinate, rischiano tre volte più delle altre di essere ricoverate in Rianimazione. I decorsi gravi si verificano principalmente negli ultimi due terzi della gravidanza. Non è vero che il vaccino provoca aborti. Anzi un ultimo aspetto, non meno importante, dice che l’infezione è associabile a un rischio maggiore di nascita pretermine».

Operatori sanitari no vax sospesi: i guariti in Italia lavorano - succede anche in Trentino - a Bolzano no. E tra dipendenti Asl e non Asl sono circa 1.200. «L’Avvocatura di Stato - dice Marco Cappello, direttore della Ripartizione legale Asl - ci ha detto di non riammetterli ma a fronte di tantissimi casi di dipendenti guariti che ci chiedono di rientrare abbiamo chiesto conferma del parere del 13 ottobre e stiamo aspettando la risposta». Sulla questione si muove l’assessore alla sanità Thomas Widmann - che si augura in una risposta positiva a breve - per non bloccare i servizi. Stessa preoccupazione la esprime Waltraud Deeg, assessora provinciale al sociale: «Abbiamo 160 operatori sospesi, ci aiuterebbe tantissimo poter far lavorare i guariti, speriamo di riuscirci». Ma intanto arriva la doccia fredda di Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, che avalla la decisione presa dall’Asl spiegando che i medici sospesi e guariti se non vaccinati non possono rientrare in servizio. Perchè quel che conta è l’obbligo vaccinale non la certificazione verde. In estrema sintesi i medici guariti, che l’Ordine di via Volta aveva riammesso, andranno sospesi di nuovo.

«Si evidenzia che trattandosi di sanitari già sospeso, al medesimo potrà essere cancellata la sospensione solo quando fornisca dimostrazione di aver concluso almeno il primo ciclo vaccinale». Liliana Favari, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) dice che l’Ordine al momento si sta attenendo alle indicazioni della Fnopi che è quello di revocare la sospensione se l’ infermiere presenta certificato di guarigione e quindi di differimento della vaccinazione. Intanto in Trentino Maria Grazia Zucali, direttrice dell'Unità operativa di igiene e salute pubblica dell'Azienda sanitaria trentina ribadisce che il personale sanitario no vax sospeso e guarito - quindi in possesso di Green pass - può tornare al lavoro. Noi consideriamo gli operatori sanitari come tutto il resto della popolazione, ovvero non si possono vaccinare prima di 30 giorni dalla guarigione. Nel frattempo possono rientrare al lavoro. Chiaro, poi, che raccomandiamo di procedere con la vaccinazione».













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