Palermo: «Il Pd è debole Avvicini la Svp ai Verdi»

La ricetta del senatore: fase complicata, serve una svolta verso il centrosinistra I flop elettorali: deleterio stare chiusi nelle segreterie, bisogna girare i quartieri


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Risposte? Meglio iniziare a farsi un bel po' di domande, fossi il Pd...». Sospeso in quel luogo di mezzo tra democratici e Svp, tra politica attiva e politica studiata, il senatore Francesco Palermo guarda alle fatiche di Sisifo più che di Ercole dei suoi due riferimenti usciti paonazzi dal voto e dice: «Metterei insieme quattro criticità: il peso delle realtà locali, i calcoli sbagliatissimi sull'alleanza blindata con la Svp al primo turno a Bolzano, la Svp che si allea secondo convenienza e la sottovalutazione dell'astensionismo».

Mica poco come cahiers de doléances sul tavolo della segreteria Pd. Risposte possibili per uscire dal tunnel? «Spingere la Svp nell'alveo del centrosinistra sul serio, facilitando la convergenza con i Verdi. Impresa titanica ma l'unica possibile in prospettiva». Ma è proprio sull’alleanza con gli ecosociali che dovranno trovare la quadra Pd e Svp, con la Stella alpina che ha fatto scendere il gelo tra sé e gli ecosociali già alleati nella scorsa giunta Spagnolli.

Così Francesco Palermo su questa strana tornata di elezioni comunali, costati otto sindaci alla Svp e la perdita choc di Merano.

Perché sbagliatissima l'intesa a Bolzano?

«La Svp ha imposto il distacco dagli ecosociali, ma allora avrebbe dovuto, una volta rotta la coalizione a sinistra, presentarsi con un suo candidato sindaco e, nel caso, convergere al secondo turno. Così il Pd e Spagnolli ne sono usciti invece danneggiati. Era una scelta troppo secca, senza vie di fuga o possibilità di modulare la risposta politica».

Poi, come sempre, la Svp si muove secondo convenienza, come a Laives...

«Niente di nuovo sotto il sole. Mi stupirei se si muovesse non secondo i propri calcoli...».

Mettiamo che lo facesse anche il Pd. Del tipo: mi scelgo per i fatti miei il compagno di strada tedesco che più mi conviene. Che succederebbe?

«Il patatrac. Questo gioco lo può fare solo la Volkspartei. È così anche nella vita: quando in una coppia uno mette i suoi paletti sempre più avanti, l'altro alla fine lo accetta e lo dà per scontato. E questo accade di solito con il partner più forte. E' un riflesso condizionato, ma alla fine succede che ha libertà di manovra solo uno dei due».

Perché l'unica prospettiva concreta per il Pd è strutturare l'alleanza di centrosinistra?

«Lo è non nel senso di blindare per sempre il rapporto con la sua sinistra. Ma nel far convergere la Svp verso i Verdi».

Ma dai tempi di Magnago c'è una sorta di tabù storico su questa strada.

«Non capisco questa preclusione. O meglio, so perché ma non comprendo perché insistere oggi che tutto sta cambiando anche a livello di tessuto sociale sul territorio. Il Pd dovrebbe diventare un facilitatore di questa operazione. I verdi in provincia sono soprattutto tedeschi, ma sono anche l'unica alternativa democratica. Possono essere alleati credibili, vicini al Pd e in grado di muovere in senso progressista la Svp».

Perché questo astensionismo? Non è solo nausea della politica, no?

«Non credo. In questo nostro sistema finto maggioritario si personalizza molto, si creano dei superman. Come l'idea che vuol dare di sé Spagnolli: faccio io, io posso ecc. Ma anche tanti altri. È una personalizzazione forzata. Tuttavia, quando si passa dal dire al fare, si riesce sempre a fare molto poco e allora subentra le delusione e il distacco da parte degli elettori, illusi che bastasse solo sbattere i pugni. E poi siamo week-end dipendenti».

Nel senso che il fine settimana adoriamo il "dio Garda"?

«È così. Stiamo impazzendo per la fuga. Al giorno d'oggi uno non starebbe a casa neppure per la madre morente, la domenica. Figurarsi per le elezioni».

Perché c'è anche una spiegazione territoriale rispetto a certi risultati?

«Dico questo: tutti in politica si fasciano la testa cercando ragioni "alte", tentando spiegazioni in termini di valori, alleanze. In realtà tante volte le cose sono terra terra. A Laives, probabilmente, è contata molto la simpatia personale, questioni di rapporti quotidiani, reti di relazioni, sgarbi non dimenticati su un problema di condominio o di poltroncine. Voglio dire che bisogna che i partiti facciano sì le segreterie, ma poi mettano il naso nelle cose. Camminino per strada nei paesi. Ma pochi lo fanno e spesso chi lo fa è lasciato solo».

Anche a Bolzano?

«Soprattutto. Visto cosa è successo nei quartieri?».

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