Palermo: io sindaco? decido a primavera

Il senatore: la nuova legge elettorale contro l’ingovernabilità si può fare puntando sulla soglia di sbarramento al 4%


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Io sindaco? No, guardi, penso proprio di non avere il carattere. E' come se mi si chiedesse di correre i cento metri e io avessi una gamba ingessata...». In giorni in cui tutti si sentono candidati e provano a proporsi ("mi arrivano un bel po' di chiamate al giorno" ha confessato Carlo Costa), uno come Francesco Palermo, senatore della Repubblica, ricercatore all'Eurac, esperto delle nostre cose giuridiche, che dice no grazie basterebbe già a farne il nome ideale.

Ma lui insiste. "Non lo sono". E però non dice "non ci penso". Oppure dice che si è detto di no dopo averci pensato solo un istante.

Nessuno spiraglio?

"Innanzitutto dovrebbero prima chiedermelo".

Dicono che lo hanno fatto.

"Solo attestazioni di stima. Ma, ripeto, sarei scarso a fare il sindaco. Prima di tutto impazzirei. Per le tante cose da fare. E da dire. Ora proprio no".

Dicono che i nomi che escono troppo presto sono bruciati. E se lei uscisse più tardi, magari a primavera?

"Allora diciamo così: a primavera vediamo se me lo chiederanno e allora potrò pensarci".

Non è un no...

"Ma neanche un sì."

Ora...

"Ora".

Detto dello spiraglio che lei tiene aperto, probabile che il Pd glielo chieda dopo il percorso che ha intrapreso: mail, Leopoldine. E' così?

"Se così fosse sarebbe un bene".

È un bene anche il percorso? La minoranza è perplessa...

"È un buon percorso. Per la semplice ragione che minoranze e maggioranze avranno modo di parlare entrambe e in pubblico."

Perché va bene?

"Perché i partiti strutturati hanno dei grandi limiti. Per essere appunto, partiti e strutturati. Cosa che non succede nei gruppi guidati da un uomo solo. Alla Beppe Grillo. O come le civiche".

Con questi ascolti dal basso vuol dire che i partiti come il Pd potrebbero farsi civiche?

"Potrebbero. Ma con un vantaggio: essendo partiti storici hanno possibilità di rendere più strutturate le proposte dal basso."

Questo vuol dire che il Pd prima farà il programma e poi parlerà di nomi?

"Non è certo ma probabile. E' giusto che un partito si chieda cosa mettere nel programma e poi parli di candidati. Ma poi che le cose le metta sul serio. Quattro, cinque punti su cui prima si è discusso ma che infine diventano chiari per tutti".

Sì o no, dunque.

"Esatto. Ma penso anche che è insito nei grandi partiti avere tante posizioni al loro interno. E' il bello della politica. Per la stessa ragione anche nella Svp su Benko, aeroporto, case, cultura è così difficile trovare soluzioni univoche. E si resta nell'incertezza programmatica. Questo è comprensibile ma non deve diventare patologico".

Tutti dicono: prima del voto si deve cambiare la legge elettorale perchè con questa non si governa. Ma Bizzo ha detto: non c'entra la legge, c'entrano gli uomini...

"Cambiare la legge non è che si debba. Ma visto che si può, allora è il momento".

Ma come si fa a salvaguardare la governabilità ma anche le minoranze etniche e la loro rappresentanza?

"Ci sono tre o quattro possibilità. Ne ho parlato anche al Pd".

Punterebbe sulle soglie di sbarramento o sui premi di maggioranza?

"Ci sono punti a favore delle prima e anche dei secondi".

Il proporzionale puro garantirebbe tutto.

"Ma meno le possibilità dell'esecutivo. E allora faccio io la domanda: quanti della infinità di partiti finiti in consiglio comunale nelle ultime elezioni hanno raggiunto il 4% dei voti?"

Pochissimi...

"Appunto. E dunque la soglia sarebbe un buon inizio. Perchè fatti salvi i paletti della Corte che ha detto che il 4% è troppo alto perchè i ladini tutti insieme non lo raggiungerebbero, i numeri percentuali al di sotto di quella soglia sarebbero buoni".

E dunque?

"Uno sbarramento al 2,5% o al 3% sarebbe perfetto per frenare l'assurdità delle diciotto liste e garantirebbe la rappresentanza. Una soglia che costringerebbe anche ad aggregarsi. Sia come gruppi che come partiti. E a chiarire il quadro politico. Come si vede, le possibilità per fare le cose senza forzare lo Statuto ci sono".

Si riuscirà a farle prima del voto?

"Tutti la vogliono la legge, dunque si potrà fare. Se poi qualcuno metterà i bastoni tra le ruote per questioni di virgole allora si capirà meglio chi vuole migliorare le cose e chi no".

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