Pan: «Europa al bivio Serve nuovo slancio»

I timori di economia e politica altoatesina dopo il voto inglese


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Che succede da oggi? Per cominciare, che gli inglesi si sono svegliati più poveri». E noi? «Possiamo prenderla come un nuovo inizio: dire ai nostri populisti di guardare a come è messa la sterlina, ad esempio. E poi, per quanto ci riguarda, gettarci nell'impresa di dare all'Europa unità fiscale e politica. Siamo la prima potenza al mondo, abbiamo il welfare più alto, non perdiamoci nella burocrazia». Il giorno dopo la Brexit Stefan Pan non parla più solo come presidente degli imprenditori altoatesini ma da vicepresidente di Confindustria. Che siede alla destra di Vincenzo Boccia. «È ora che i Paesi fondatori, come l'Italia, la Germania e la Francia si rimettano alla testa del processo di integrazione. L'Unione è a un bivio: o tace e allora dà spazio anche alle altre exit minacciate o parla, si racconta meglio anche agli elettori, regala emozioni e slanci, e torna a fare la locomotiva. Anche degli ideali». E non è un caso che dopodomani la Merkel abbia chiamato a un vertice a tre ristretto proprio a Renzi e Hollande. Ecco il nucleo. E l'Alto Adige? «Noi in Gran Bretagna esportiamo per 140 milioni l'anno - ricorda ancora Pan - e importiamo per 40. Ma nessun pericolo per le nostre aziende. Hanno una capacità di diversificazione interna e anche rispetto ai mercati da fare invidia».

A Bruxelles, Herbert Dorfmann ha ricevuto invece una telefonata da parte di Arno Kompatscher. Perché la politica teme contraccolpi. E perché ora l'europarlamento è la trincea della resistenza alle spinte centrifughe. «Più guardo ai risultati del referendum e più mi arrabbio - dice l'europarlamentare Svp - e lo sono soprattutto per i giovani inglesi: loro hanno tutti votato per il remain. Non si sono lasciati comprare dal populismo da quattro soldi di Nigel Farage». Dorfmann conosce bene il tribuno inglese, alleato a Strasburgo con forze euroscettiche come i 5Stelle: «Anche sui nostri banchi - aggiunge - l'Ukip è rappresentato da un drappello di deputati, per lo più di mezza età, che continuano a sognare il passato e a dire che è meglio procedere soli verso il futuro. Ma così lo hanno tolto proprio ai giovani il futuro». Anche la sinistra altoatesina si è addormentata piena di speranza, l'altra notte, e si è svegliata col mal di testa. Guido Margheri ha posto la parlamentare inglese assassinata nel suo profilo invocando "un'Europa finalmente più solidale", come pure Toni Serafini, della Uil. Molto preoccupati i Verdi. Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss hanno parlato di "giornata nera per tutta l'Europa". Hanno vinto, per gli ecologisti altoatesini, le paure fomentate da bugie e la voglia di chiusura e «i vincitori non dovrebbero esultare troppo perché le conseguenze saranno pesanti tanto quanto l'isolamento politico e culturale».

Per i Verdi la Ue ha garantito 60 anni di pace dopo lunghe guerre, ha smantellato i confini, ha prodotto benessere diffuso. «La nostra provincia non può augurarsi - continuano - un'Europa delle eccezioni e dell'isolamento: la spesso citata "Europa dei popoli" è solo in parte espressione di vicinanza ai cittadini ma viene spesso venduta come una nuova forma di separazione dagli altri». E sembra quasi una risposta a Thomas Widmann, vice presidente Svp del consiglio provinciale, che parla sì di "passo indietro e di scossa ma per indurre gli altri stati a trovare nuove sinergie per un'Europa dei popoli e non delle nazioni". Citando poi ad esempio l'esperienza dell'Euregio trentino-tirolese. E infatti proprio dalla destra tedesca arrivano le riflessioni più critiche nei confronti dell'impianto comunitario. Come molto dura la Lega, con Maurizio Fugatti che parla ora della necessità di "ridiscutere anche in Italia i trattati internazionali". In ogni caso, la necessità che la raffigurazione comunitaria esca da una percezione tutta fatta di controlli, burocrazia e disciplinari commerciali e si ridisegni come luogo del confronto, delle aperture e dell'incontro, con una nuova, forte connotazione sociale, percorre quasi tutti i commenti delle forze politiche altoatesine.













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