Bolzano. Dai volontari organizzati da Papa Dame Diop, al gruppo di Bozen Solidale, ai volontari della Caritas: iniziative diverse, stesso obiettivo. Regalare un po’ di calore a chi - invisibile agli occhi dei più - vive ai margini di una città ricca.

Panettoni e pandori

La macchina si ferma in cima a viale Trento, pochi metri prima della rotonda di via Roma. Scende Papa Dame Diop, senegalese d’originario e bolzanino d’adozione, operaio all’Iveco, da tempo in prima linea nell’aiutare gli “invisibili”. Apre il baule e dentro ci sono panettoni, pandori, tè caldo, bibite, ma ci sono anche coperte, sacchi a pelo, giacconi pesanti. Lucia Pappalardo, pediatra bolzanina, impegnata in attività di volontariato in particolare in Africa con l’Associazione Pediatri di famiglia per i bambini del Mondo, gli dà una mano a scaricare e ad allestire un piccolo banchetto natalizio su quella striscia di terra stretta tra viale Trento e l’arginale. In giro non si vede nessuno: nonostante sia quasi mezzogiorno di una giornata di festa, di macchine ne passano poche. Eppure sotto il viadotto dell’A22, vicino al deposito del Comune, vivono accampate una cinquantina di persone. Non si muovono, troppo rischioso, temono che sia arrivato qualcuno a cacciarli e significherebbe tornare a peregrinare per la città, in cerca di un posto dove passare la notte.

Ma poi vedono Papa Dame Diop, con il cappello da Babbo Natale, e sanno che di lui si possono fidare. Uno ad uno escono da quel “buco” di fortuna: sono giovani a volte giovanissimi. Arrivati da ogni parte del mondo, in cerca di fortuna. In una città ricca come Bolzano, hanno trovato solo miseria.

Ma adesso c’è qualcuno che si preoccupa di loro: assieme ad una fetta di pandoro ed ad un tè caldo, è arrivato un po’ di calore umano.

È bastato il passaparola e i dolci, tipici del periodo, sono stati donati da amici e conoscenti dei volontari.

Papa Dame Diop, in questi mesi, ha fatto proseliti. Tra loro c’è Carla Leverato, 87 anni, che arriva carica di sacchetti: «Questa volta mi sono fatta fare dei panini e poi Claudia Guarda, la farmacista che è stata una mia studentessa, mi ha regalato 50 mascherine. Ho portato anche quelle».

Carla ha coinvolto l’amica Jolanda Bortolotti: pure lei ha portato un panettone.

«Vedi come vivono questi ragazzi - commenta - e ti senti in colpa perché tu stai in una casa riscaldata». Le fette di pandoro e panettone vanno via in fretta: oltre alla pediatra, c’è anche la giornalista Martina Chiarani a dare una mano. Taglia, avvolge nei tovagliolini, distribuisce.

Cibo caldo

L’idea iniziale era di trovarsi allo Spazio 77, gestito in via Dalmazia dai volontari di Bozen Solidale, e preparare lì i piatti da distribuire a chi non ha un tetto sopra la testa. «Ma poi - dice Federica Franchi - ci abbiamo ripensato: troppo rischioso in tempi di Covid». E allora Spazio 77, ieri sera, è stato usato solo come base da dove partire con le macchine, per andare in viale Trento e in piazza Stazione a distribuire i pasti caldi preparati dai volontari: dalla pastasciutta alla pasta al forno, dal riso alle verdure al cous cous.

Da Merano è arrivata anche Nour Dhahri del gruppo Streetwork che ogni mercoledì porta a Bolzano i pasti caldi per chi non ha niente. E assieme ai piatti fumanti sono arrivati anche i sorrisi, dietro le mascherine, a scaldare una notte gelida.

I sacchetti della Caritas

Anche il giorno di Natale, come tutti gli altri 365 giorni dell’anno, la mensa Santa Chiara della Caritas era aperta, per preparare alcune centinaia di sacchetti con qualcosa di caldo da distribuire ai senzatetto locali ma soprattutto stranieri. Accanto a Lucio Paulato, veterano del Gruppo Alpini Piani, anche Franco Turcato, Peter Profanter, Roberto Rotundo, Gabriele Franzoi, Primo Schönsberg, e le giovanissime Scout dell’ Agesci Anastasia Celestre e Caterina Palmeri.