L'INTERVISTA

«Papa Francesco e Ratzinger, troppi veleni in Vaticano» 

Paolo Valente, responsabile nazionale della comunicazione Caritas: «La distanza tra le due figure è una forzatura nata dagli ambienti ostili a Bergoglio, in realtà sul piano teologico non ci sono fratture»

LE FOTO. Ratzinger e le sue visite in Alto Adige


Paolo Campostrini


BOLZANO. I veleni che entrano ed escono dalla curia, dopo la morte di Benedetto, arrivano alla Caritas attutiti. «I partiti contrapposti di Ratzinger e di Francesco? Una semplificazione». Ma quello che si è scritto, i conservatori contro i progressisti, la teologia della tradizione contro quella della liberazione…«Non è sostanza è carattere», dice Paolo Valente, «e soprattutto cultura di provenienza: uno è figlio degli studi di matrice mitteleuropea ed è un tedesco. Bergoglio arriva dritto dritto dalle esperienze ecclesiali dell’America latina, che è una palestra di sperimentazioni».

Valente sta a Roma. Va e viene da via Aurelia, dove ha la sede la Caritas italiana, di cui, da un po’ di tempo, è responsabile della comunicazione. Torna a Bolzano e a Merano non troppo spesso. Nel febbraio 2022 era stato allontanato dall’incarico di direttore della Caritas Alto Adige per divergenze ambientali e tensioni interne, ma ha sempre respinto le accuse.

Ha un’idea precisa su quanto è emerso in questi giorni sulla contrapposizione tra i due pontificati e, soprattutto, tra le due persone: «Benedetto è stato strumentalizzato».

E da chi?

Dagli stessi ambienti che puntavano su una effettiva discontinuità tra i due papi. Se si leggono le encicliche di Francesco, il suo predecessore è citato molto spesso. Sono ripresi i suoi passaggi.

E dunque in che modo hanno usato Ratzinger?

Facendo veicolare una contrapposizione sostanziale in funzione antibergogliana. Quando invece i due divergono quasi esclusivamente per il tratto, il tono, le culture di riferimento.

Ma non sul piano teologico?

Direi di no. Basta leggere i loro testi. Qui in Caritas abbiamo ripreso le loro encicliche in queste ultime settimane proprio per analizzarle. Per coglierne i passaggi in relazione a quanto sta emergendo in questi giorni.

Ma Francesco voleva e vuole riformare la curia, no?

Certamente. Ma era un percorso già intrapreso, pur con altra risonanza e riferimenti, proprio da Ratzinger. E non mi stupisce che, di fronte a questa prospettiva, gli ambienti che temevano e temono queste riforme, abbiano forzato sulle differenze tra i due papi proprio per indebolire bergoglio e contrapporgli una conduzione opposta alla sua. molto più fedele alla tradizione. ma, in effetti, lo era solo in superficie. nella sostanza no.

Sono potenti questi ambienti?

Quando si trovano di fronte qualcuno che intende cambiare l’organizzazione, gli equilibri interni, trovano una forza imprevedibile. E alleanze.

Ne sa qualcosa anche lei?

L’ho provato sulla mia pelle.

Dove trova continuità tra i due pontefici?

Le encicliche di Ratzinger sulla carità sono dei testi fondamentali e molto innovativi. E sono tra i fondamenti della teologia di Francesco.

Non c’è contrasto nella sostanza?

No. Benedetto è un teologo. Ed ha una mente sistematica. Che mira soprattutto agli aspetti teorici. Per mentalità spinge per mettere ordine nelle idee, per trovare l’essenza del messaggio. In questo appare più rigido di Francesco.

E Bergoglio?

Riprende questi temi. Ma li sviluppa in un’ottica più marcatamente pastorale e meno teologica. Studia le organizzazioni interne, è attento alla logistica ecclesiale, ha un approccio fortemente pratico. Ma le encicliche di Francesco citano spesso proprio Ratzinger.

Dunque è convinto di un tentativo di forzare le differenze tra i due?

Certo, di strumentalizzarle. Francesco si è mosso in discontinuità con l’ambiente che ha portato Ratzinger alle dimissioni. E il conclave che ha aperto le porte al nuovo papa ha colto di sorpresa certi ambienti, i quali hanno puntato a ridimensionare la forza espansiva di Bergoglio attraverso l’enfatizzazione di uno scontro con la teologia di Benedetto.

Nella sostanza?

Si è usato Ratzinger come scudo di confronti di Francesco.

Padre Georg, il più stretto collaboratore di Ratzinger, si è detto “scioccato per essere stato dimezzato come prefetto da Francesco”. E ha anche raccontato della delusione del vecchio papa per gli attacchi alla messa in latino.

Non so, mi insospettisce il fatto che sia già pronto un libro intervista a pochi giorni dalla morte del papa emerito.

Ma padre Georg Gänswein, conferma quei passaggi polemici ?

Mi paiono un poco “tirati”, come si dice, nei titoli.

Sicuro?

Quando è stato intervistato pochi giorni fa sui portali dell’Azione cattolica non ha neppure accennato a quelle questioni.

E i “partiti” in curia?

Che sia è sempre esistita nella chiesa una spinta più progressista e una più conservatrice fa parte della storia. Ma Ratzinger è stato molto meno conservatore di quanto appaia oggi leggendo i giornali. E Francesco ha molti elementi della tradizione di Benedetto.

 













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