Parco dei Cappuccini, «più pulizia e più eventi» 

Il preside Loddi sentito in Circoscrizione: servono i bagni chimici, ci sono persone che bivaccano aumentando il senso di insicurezza. L’impegno delle parrocchie


di Davide Pasquali


BOLZANO. Parco Cappuccini degradato. Un dato di fatto incontrovertibile, come testimonia chi in zona vive o lavora. Non c’è però rassegnazione. E le ricette sono almeno due: più pulizia, più “eventi”, religiosi o di altra natura. Una ricetta viene fornita dal preside della scuola provinciale per le professioni sociali Arendt. L’altra dall’avvocato Claudia De Lorenzo, già assessore comunale.

Il preside e gli studenti. Luigi Loddi lo ha spiegato l’altro giorno in consiglio di circoscrizione, in Centro: «Com’è la situazione? La illustro da osservatore, nel senso che le finestre della nostra scuola sono rivolte sul parco, comprese quelle del mio ufficio». Un belvedere privilegiato per capire cosa succeda nel parco. Tutti i giorni, racconta, «ci sono molte persone, che dal colore della pelle ritengo migranti, le quali trascorrono nel parco ore e ore o tutta la giornata. Probabilmente non hanno altri posti dove andare. Qui c’è l’erba ben tenuta, ci sono le fontanelle, sole tutto il giorno. Si lavano a volte spogliandosi in maniera imbarazzante, proprio davanti alle finestre della nostra scuola. Fanno i bisogni qui, sotto gli alberi, dietro i cespugli, anche perché nessuno ha pensato a installare dei bagni chimici come per i turisti in piazza Walther». Loddi non dà giudizi, descrive la situazione. «Vicino ci sono la mensa dei senzatetto, al park Bolzano Centro dormono. Ne ho parlato con Caramaschi. Dobbiamo stare attenti: queste situazioni di degrado non si devono allargare. Per i bolzanini, specie per gli anziani, non vengono percepite come normalità. Intimoriscono. I genitori con bimbi piccoli qui non vengono più volentieri». Loddi ha comprensione per i migranti, che vivono in condizioni non facili, «ma bisogna tener conto anche delle preoccupazioni degli abitanti». Il preside lo ha detto al sindaco e in circoscrizione: «Serve pulizia. Parco e vie limitrofe non possono essere un gabinetto all’aria aperta. Queste situazioni accrescono l’insicurezza del cittadino. Sembra banale, ma pulire spesso implica questo: genera percezioni differenti. Sembra che le cose siano a posto, se c’è pulizia». Costerà, pulire e portare via i rifiuti, i cartoni, gli scarti di cibo, più di una volta al giorno. «Ma le situazioni di degrado non favoriscono la comprensione dell’altro». Non aiutano a capire, a creare le condizioni per comprendere e integrare. «Molti dei nostri ragazzi non hanno problemi a sedersi a pochi metri da queste persone, ma i giovani danno meno valore a cose come la pulizia. Ci sono però studenti che fanno i pendolari da Bressanone, Egna, Sarentino, dalle valli. Non sono abituati, non conoscono queste realtà. E sono intimoriti, anche se la nostra scuola è frequentata da molti ragazzi di seconda generazione. Quindi capiamo il problema». Però più pulizia, più controlli dei vigili, servirebbero.

L’avvocato e i fedeli. A proposito di degrado, Claudia De Lorenzo ha inviato al giornale una sequenza di foto scattate l’11 novembre, intitolate "il prima e il dopo". Prima il degrado, poi i ceri dei chierichetti. «Forse una piccola good news, umile e irrisoria ma capace di conforto, come la luce delle lanterne di San Martino, che hanno illuminato il parco e la sua preziosa cappella in occasione dell'iniziativa congiunta delle parrocchie italiana e tedesca». Duomo e Domenicani. «Ci siamo riusciti per un'ora, a unirci, a unire i nostri bambini e le nostre famiglie e a ridare luce e dignità a un parco pieno di storia, che l'inerzia delle amministrazioni e la codardia di alcune autorità, ha fatto sottrarre violentemente alla sua destinazione naturale, di ristoro di corpo e anima, al riparo delle antiche mura nel pieno centro della città». Un grazie speciale «va alla polizia municipale, in particolare agli agenti che mi hanno scortata e aiutata nell'impresa di ripulire gli spazi per accogliere al meglio la nostra festa». Per combattere il degrado, sostiene infine De Lorenzo, «non servono tavoli di lavoro, blabla ideologici, discussioni politiche e istituzionali, serve agire. Io non mi arrendo e sono convinta che il futuro migliore dipenda soprattutto da noi, da ciascuno di noi»















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