Salute

Parkinson, le cure arrancano: «Riabilitazione ferma al palo» 

Alessandra Zendron (Associazione malati): «Manca l’ approccio multidisciplinare, non bastano 10 sedute una tantum». Leopold Saltuari: «La Riabilitazione è cura indispensabile fin dalla prima diagnosi. La Provincia va convinta a investire nel progetto»



BOLZANO. «Lavorare così è frustrante. Sono anni che chiediamo alla sanità soluzioni, anni di promesse non mantenute. Per affrontare la malattia occorre un approccio multidisciplinare ma in Alto Adige manca il protocollo di cura ed un piano diagnostico terapeutico assistenziale».

Parla così Alessandra Zendron alla guida dell’associazione altoatesina per il Parkinson (www.parkinson.bz.it, tel 0471 931888) che sostiene i malati - in Alto Adige sono circa duemila - e chi se ne prende cura. In occasione dei 25 anni dell’Associazione un convegno al centro pastorale - a cui ha partecipato anche il professor Leopold Saltuari, neurologo e presidente della Società europea di Neuroriabilitazione - è tornato a parlare dell’importanza fondamentale della Riabilitazione che affianca le cure farmacologiche. Che in Alto Adige arranca.

Saltuari ha ribadito come la Riabilitazione sia cura indispensabile fin dalla prima diagnosi: «Ora si deve convincere la Provincia a investire nel progetto». Ed il medico ha chiesto a Zendron di fare pressione.

«Non finiremo mai di ripetere - riprende Zendron- che tutti coloro che sono colpiti e che si occupano di questa malattia oggi sono consapevoli che la qualità dei malati migliora con la fisioterapia, il movimento, la logopedia, l’accompagnamento psicologico e la riduzione dello stigma sociale. Ma per farlo occorre un approccio multidisciplinare che in provincia di Bolzano non si vede.

Occorre creare nuove strutture e figure professionali. La Riabilitazione deve essere individuale, intensiva, continuativa, non bastano 10 sedute una tantum». Approccio che in Trentino è invece realtà certificata. «In pandemia, invece di chiudere le porte ai malati e lasciare tutti a casa hanno rilanciato. Modernizzato ed ampliato la multidisciplinarietà e le terapie fatte a domicilio. All’ospedale di Bolzano non esistono protocolli moderni col risultato che giovani specialisti e ricercatori disposti a vivere in Alto Adige se ne sono andati perchè non hanno trovato la situazione stimolante».

Ma dal convegno sono emerse nuove speranze.

Josef Widmann direttore sanitario Asl ha detto che farà ogni cosa possibile per andare incontro alle richieste dell’Associazione. Davide Ferrazzoli - neurologo e ricercatore - ha illustrato la proposta di protocollo applicativo per la Riabilitazione nel Parkinson che ha scritto con i suoi colleghi della Neuroriabilitazione di Vipiteno. Il medico ha portato diversi esempi di Paesi che con questo sistema di cura hanno risparmiato molti soldi. «Protocollo che aspettiamo da anni - dice Zendron - Era pronto da settembre ma l’Asl non ci aveva mai detto nulla, così abbiamo invitato chi l’ha stilato per capirne di più».

Quindi l’appello di Saltuari: «Ora si deve convincere la Provincia a investire nel progetto».

Il Pnrr, il piano europeo di ripresa dalla pandemia - dice l’Associazione - richiede un cambiamento radicale della sanità pubblica, dice l’Associazione. «Per quanto riguarda le malattie croniche, come il Parkinson, è prevista la presa in carico sanitaria e sociale, e un accompagnamento in tutte le fasi della malattia, attraverso lo strumento fondamentale delle “case della comunità”, che in provincia di Bolzano dovranno essere 11, e anche attraverso la telemedicina, che richiede un monitoraggio dei centri clinici specializzati.

Ci sarà molto lavoro da fare. Come Associazione chiediamo che la Provincia attraverso l’Asl destini i soldi che riceverà o forse ha già ricevuto agli scopi previsti dal piano e non a far nascere nuove cliniche private». V.F.













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