«Passi chiusi a ore dall’estate del 2017»

Fronte comune di tutte le associazioni ambientaliste e alpinistiche della regione. Con stop anche in quota a Euro 0, 1 e 2


di Davide Pasquali


PASSO SELLA. Basta con le chiacchiere. Basta limitare le Dolomiti patrimonio Unesco esclusivamente a un marchio commerciale senza retroterra culturale, etico, ambientale. No al mantenimento dello status quo motorizzato perché il livello di guardia si è sorpassato almeno vent’anni fa. E no anche al pedaggio, che non serve a niente se non a incassare soldi facili. E no pure alla chiusura alcuni giorni a settimana, perché si tratterebbe soltanto di un palliativo. Sì invece alla chiusura oraria dei passi dolomitici, dalle 10-11 del mattino almeno fino alle 16-17, a partire dalla Sella Ronda. Non ogni tanto, bensì tutti i santi giorni, almeno nei mesi estivi di luglio e agosto. E non in un futuro indistinto, lontano, bensì già a partire dall’estate del 2017. Senza se e senza ma. E pure senza sperimentazioni intermedie, qualche giorno qui, qualche giorno là, per vedere come butta. Perché si sa già: funzionerebbe a meraviglia. Per l’ambiente. Ma ancor più per il movimento turistico. Perché i turisti del futuro non assomiglieranno per nulla agli attuali. Lo hanno ribadito ieri al passo Sella Tullio Mussner e soci (Lia da Mont Gherdeina, sezione gardenese unificata di Cai e Avs), Claudio Bassetti (Società degli alpinisti tridentini), Georg Simeoni (Alpenverein Südtirol), Franco Tessadri e Werner Putzer (Mountain Wilderness trentina e altoatesina), Gigi Casanova (Cipra Italia) e Klauspeter Dissinger (Dachverband für Natur und Umwelt).

Una giornata decisamente sbagliata, per una conferenza stampa sul traffico eccessivo: alle 10 del mattino a passo Sella ci sono 5 gradi. Qualche fiocco di neve. Un freddo... È l’inizio del ponte di ferragosto, ma c’è ben poca gente in giro. Quasi niente moto, poche auto, due camper sgangherati e tossicchianti a frenare tutti. Gli unici a godersela, per così dire, sono una ventina di ciclisti in salita. Gli unici ad avere un minimo di caldo. Ciclisti che però poi, in discesa, patiranno le pene dell’inferno. Da rabbrividire. Per un giorno solo, centinaia di auto anziché migliaia, ma il problema rimane.

Sono tutti d’accordo: il preambolo, necessario, risulta pleonastico. Quasi inutile. Almeno vent’anni che se na parla. A Bolzano si scrive alla giunta senza che nessuno si degni di rispondere; a Trento si elaborano proposte di legge per una mobilità alternativa, non solo riguardo ai passi; a Belluno si tenta di seguire e sostenere, nonostante la mancanza di potere esecutivo e la distanza siderale dal centro decisionale veneziano. E intanto non succede un bel nulla.

Sono tutti d’accordo, ambientalisti e alpinisti: serve a niente il pedaggio, anche se più di qualche assessore provinciale e locale lo caldeggia. Soldi facili, che svaniscono subito nel nulla senza portare a risultati concreti sul piano dell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico. Basti guardare al sudtirolese nordtirolese passo del Rombo, alla strada ampezzana delle Tre Cime di Lavaredo, alla strada austriaca del Grossglockner.

Come spiegano i promotori della chiusura oraria dei passi a partire dall’estate prossima, se succederà, come auspicato, finirà un po’ come in Gardena quando si propose prima la chiusura al transito del centro di Ortisei e poi la chiusura della Sella Ronda per aprirla un giorno solo alle bici. Pareva che sarebbero falliti tutti, a Ortisei. Bar, negozi, alberghi. Ora fanno circa il triplo di affari rispetto a prima, spiega il comitato. E i turisti restano millanta. Sempre. Sui passi chiusi alle auto un giorno l’anno ci furono polemiche furibonde il primo anno; coltelli fra i denti; l’anno dopo, addirittura, si disseminò l’asfalto di chiodi anticiclista. Poi fu un successone. Ora a nessuno verrebbe in mente di mettere in discussione Sella Ronda Bike Day o Maratona dles Dolomites. Tolto l’ambiente, fiumi di denaro.

Servirebbe mica tanto, a far partire l’intero sistema della chiusura per sei ore al giorno. Qualche mese autunnal-invernale per scovare gli spiazzi necessari per far fermare le auto e attrezzarli alla bisogna. Un serio potenziamento del trasporto pubblico, già dal fondovalle, per esempio di Gardena, in modo da far diminuire il traffico motorizzato al piede dei passi. Con contestuale investimento, più che altro in termini di info e marketing, riguardo agli impianti di risalita; il top al mondo, non si vede perché non li si potrebbe/dovrebbe usare per la Sella Ronda pedibus calcantibus o pedalando, magari a bordo di bici a pedalata assistita.

Due ultime considerazioni. Ieri, al passo Sella, a sostenere il comitato pro chiusura a ore c’erano altoatesini e trentini. I veneti no, ma sono “lontani” dalla Sella Ronda. C’erano i gardenesi. Non i badioti, non i fassani. E quindi come minimo bisognerà coinvolgere anche loro. Insomma, politica a parte, la strada non è proprio così in discesa, ma ci si proverà. Anche perché l’altoatesino Mussner e l’omologo trentino Gilmozzi, stavolta pare siano più sensibili.

Infine, le proposte del novalevantino Werner Putzer (MW). Sensibile, lui, perché conosce a menadito la terrificante situazione del più frequentato passo dolomitico, il Costalunga. «Com’è che in città è vietata ormai da anni la circolazione di Euro 0, 1 e 2, mentre in quota nessuno ha mai pensato di introdurre il divieto?» Infine: «Le emissioni acustiche ed atmosferiche devono rispettare standard Ue studiati sulle necessità metropolitane. Ma la Sella Ronda è tutt’un’altra cosa».

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