«Pd e Verdi chiese separate Senza visioni»

Sfogo del presidente della Fondazione Langer «Politicamente oggi mi sento un orfano»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Enzo Nicolodi diventa grillino? Lo hanno chiesto in molti al presidente della Fondazione Langer, consigliere comunale nel gruppo dei Verdi a Merano («come indipendente»), protagonista della riflessione politica in Alto Adige. Perché? Ultimamente da Nicolodi sono arrivate parole di apprezzamento per il Movimento 5 Stelle, «le loro importanti novità». Gli abbiamo posto la domanda. «No, non passo al movimento di Grillo», è stata la risposta. Per poi precisare: «Sono orfano di un movimento politico. Credo che lo siamo in molti». Ne è nata una conversazione senza sconti sulla politica ambientalista e di centrosinistra, «il mondo politico che sento più vicino», che non sa più emozionare, proporre un progetto politico pulsante. «Vedo chiese rigidamente separate».

Così ci si avvicina alle elezioni provinciali, «con una occasione già persa». Nicolodi premette: «Non voglio sembrare troppo severo e professore. Racconto uno smarrimento».

Allora, sposa il Movimento 5 Stelle?

«No, ma sono convinto che sia un movimento che interpreta un malessere sulla politica nazionale, meno su quella amministrativa come viene confermato dalle elezioni di queste ore. Se non si perdono per strada, possono restare un fenomeno interessante, capace di portare novità, anche se il mancato coraggio nell’osare un governo con il Pd resterà come un errore pesante. La verità è che mi sento orfano».

Di cosa ?

«Di un movimento politico che sappia raccogliere tutto il bene che c’è nel M5S, nel Pd, in Sel e nei Verdi, senza porre steccati. Ci siamo resi conto che oggi fare politica veramente dovrebbe significare fare sintesi dei pensieri politici. Invece siamo intrappolati nel frazionamento. Nessuna lezione da parte mia, ancora una volta, so che le difficoltà iniziano quando si passa dalla campagna elettorale alla gestione. Ciò non toglie il senso di perdita, quando pensi a cosa accade a livello provinciale».

Mancano cinque mesi alle elezioni.

«Appunto. Vedo una Svp che non sa più cosa fare, le manca un progetto politico per il Sudtirolo, non vuole ancora scommettere su un modello europeo di convivenza multietnica. Anche i partiti di centrosinistra non riescono a dare una prospettiva per la nostra terra che coinvolga emotivamente le persone. Non ci si può limitare al buon governo, come rivendica orgogliosamente il Pd».

E i Verdi?

«Penso che abbiano limitato il loro raggio di azione alla buona amministrazione e alla denuncia della mancanza di trasparenza. L’indagine sugli scandali Sel è stata indispensabile, ma i Verdi si sono caratterizzati poco sulle ragioni profonde del movimento: il progetto di Langer di unire difesa dell’ambiente e creazione di radici sul territorio da offrire a sudtirolesi e italiani per tenerli insieme. Non è facile, ma il cappello sopra a tutto dovrebbe essere quello, ben visibile. Non farsi carico della responsabilità di governare è uno degli errori storici dei Verdi. In definitiva, oggi si confrontano due modelli. C’è un modello burocratico dell’autonomia dinamica, senza l’emozione di un cambiamento della società in senso solidale. E c’è il modello dell’autodeterminazione, con lo scatto di intelligenza di proporlo facendo rete con altri popoli. Dico di fare attenzione, perché questo progetto sì, che crea coinvolgimento, emoziona. Cosa contrapponiamo? Una logica di partiti che costruiscono chiese separate, a volte per difendere interessi personali. E ciò quando si apre nella Svp una stagione nuova: forse da ottobre potrebbe iniziare a cadere il muro di Berlino, il veto di governare con sudtirolesi non targati Svp. Qualche segnale interessante c’è».

Cosa si aspetta dalle provinciali?

«Mi sarei aspettato un bel gruppo unico. La sintesi di cui parlavo prima. Perché unirsi significa costringersi a inventare un progetto, se voli almeno un po’ alto. Si poteva offrire una visione emozionante da contrapporre all’autodeterminazione. Purtroppo la lista unica è già sfumata. Preferiscono giocare da solisti».

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