Pd, la promessa: «Basta litigi» 

Le Primarie. Domenica al voto per il segretario nazionale, presentati i tre gruppi: divisi sull’eredità di Renzi  Nessun dubbio sulle future alleanze: «Il Team Köllensperger è il nostro interlocutore naturale, inutile inseguire la Svp»


francesca gonzato


BOLZANO. Dopo quasi due ore la seduta viene sciolta. «Non è stupendo che abbiamo discusso di noi, anche con differenze belle vistose, in modo così civile?» si dicono a vicenda. Le tre anime del Pd hanno presentato l’altra sera al Circolo della Stampa le ragioni del «loro» candidato segretario nazionale. Domenica il Pd torna a chiamare iscritti e simpatizzanti alle primarie per la scelta del segretario. L’ultima volta fu il 30 aprile 2017, l’altro ieri, ma una èra politica fa: in Alto Adige, come nel resto d’Italia, stravinse Matteo Renzi (73%. Qui votarono in 3.789. «Domenica sopra i duemila saremmo soddisfatti» dice ora il segretario Alessandro Huber, che nel gioco dei rimescolamenti Pd ha scelto di schierarsi con Nicola Zingaretti, insieme alla sinistra di Mauro De Pascalis e Luisa Gnecchi, e gli ex margheritiani di Gianclaudio Bressa.

In sala una sessantina di persone: età media alta. Congedandoli il moderatore-militante Paolo Sticotti invita: «Coinvolgete tutti, dite ai vostri figli.... e nipoti di andare a votare». Al microfono dunque Mauro De Pascalis, che dopo gli anni in consiglio comunale si era preso una mezza pausa, dedicandosi più allo studio da avvocato, ma con Zingaretti (e prima Orlando) gli è tornata la voglia di fare politica, perché «o la va o la spacca, non c’è più nulla da scherzare». Per Maurizio Martina c’è Uwe Staffler, presidente dell’assemblea facente funzioni, che ancora crede che «il Pd possa diventare il partito anche dei sudtirolesi ed convinto di Martina per tante ragioni, tra cui «la sua attenzione sull’ambiente, che è “il” tema, ma il Pd lo ha praticamente ignorato». Per Roberto Giachetti c’è Stefania Gander, già dirigente d’azienda, ora piccola imprenditrice (settore stampa di alta qualità), entrata nel Pd un anno fa, rappresenta i renziani più renziani (una parte li trovi anche in Martina, qualcosa con Zingaretti) che dice «Renzi non ha fallito perché ha fatto le riforme, ma perché non ha avuto il tempo di farne di più». È il Pd che si trova all’opposizione al governo (normale) e in Provincia (svolta). Sul fronte locale, i tre gruppi sembrano guardare dalla stessa parte: il Team Köllensperger, in alternativa all’alleato Svp che li ha giubilati per il centrodestra. Le liste per le europee e le comunali del 2020? «L’alleanza con il Team Köllensperger è la via giusta», così Staffler, «Sono un fenomeno interessante e complementare a noi, che siamo ancora molto proiettati sul mondo italiano. Una ferita, per la mia storia, la decisione dei Verdi di guardare altrove». Stefania Gander non ha dubbi: «Con la Lega in Provincia, con Forza Italia alle europee, perché la Svp dovrebbe tornare al Pd per le comunali? Non stiamo ad aspettare, cogliamo l’occasione per trovare una nostra identità più forte, progressista, meno condizionata. Il TeamK è il nostro partner naturale». Lo dice da settimane anche De Pascalis: «Avanti con Köllensperger e Verdi. Liste civiche per frenare la destra leghista». Le scintille sono tra De Pascalis, Gander e Carlo Bassetti, pure candidato per Giachetti. Tutti d’accordo che il Pd è (ancora) un partito di sinistra, ma secondo De Pascalis «ci siamo dimenticati il nostro blocco sociale, lì si deve tornare». Bassetti lo provoca: «Parliamo ancora di operai? I “padroni” sono nemici, anch’io che sono libero professionista? Liberiamoci del Novecento». De Pascalis reagisce: «Mi sono espresso male. Gli operai sono pochi e tendenzialmente votano Lega. Volevo dire che la nostra “triade” deve essere uguaglianza, giustizia sociale e solidarietà». Uguaglianza, riprende Staffler, «ecologia, Europa, sono questi i pilastri di Martina». Michele Buonerba (Cisl) bacchetta tutti, dal Jobs Act di Renzi al Pd attuale, «si fa opposizione dicendo la verità, non inseguendo gli slogan di Salvini e dei 5 Stelle».

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