Pendolari, il 70% usa il mezzo privato 

I bolzanini a muoversi con la propria auto sono solo il 21%. Scontro Bolzano-Laives: “intubare” la A22 o la statale 12?


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Bolzano da finalmente i numeri. E li da a proposito del luogo dove si concentrano le sue emergenze e che tutte, in fondo, le racchiude: la Zona. Quella città nella città ha 17mila e più dipendenti, gente che ci lavora e che ci entra ed esce tutti i santi giorni, ferie escluse. Ebbene, di questi, 9.800 sono bolzanini ma tutti gli altri vengono da fuori. Questi ultimi così suddivisi: 5.700 dai dintorni, cioè i paesi vicini, vale a dire soprattutto Laives-Bronzolo; 2.100 dai paesi più lontani. Ma Ivan Moroder, che sta in Comune in mezzo a queste cifre e che coordina le indicazioni strategiche per far camminare tutta questa gente, ha fornito anche un altro numero che offre il senso di tutte le ansie municipali e, in fondo, anche delle nostre: dei 9.800 bolzanini che si muovono verso Bolzano sud solo il 21% usa l’auto, tutti gli altri i mezzi o le due ruote; degli 8 mila pendolari invece, il quasi 70% arriva al lavoro in auto. Fatti, così a naso, due conti, ecco perchè è il pendolarismo il vero nodo.

È dentro quel "quasi 70%" che tutti i giorni arriva a Bolzano in auto che si annida l’equazione apparentemente irrisolvibile e verso la quale si concentrano le iniziative tattiche (possibile apertura dei ponti, politiche attive anti inquinamento) e strategiche (via Einstein, via Grandi, metrobus) del Comune. La ragione? "Oggi a prendere l’auto ci si mette di meno, ad esempio da Ora, che non aspettare il treno, salirvi, scendere in centro a Bolzano e poi tornare verso la Zona" ha ammesso l’ingegnere, invitato ieri al "forum" di Cna alla Gasser sulla mobilità sostenibile. E domani? Via Einstein aiuterà, la ferrovia con le sue fermate a Bolzano sud forse di più, il metrobus anche. Ma sul dopodomani, vale a dire le grandi opere infrastrutturali, è andato in scena, sempre al forum corraratiano, lo scontro Bolzano - Laives. Caramaschi a difendere la soluzione finale, quella dell’A22 intubata che porterà via tutto il traffico di transito e no; Bianchi invece, il sindaco di Laives, la soluzione iniziale, quella tommasiniana della Ss12 in galleria, evidentemente più funzionale anche al suo comune. Al centro il tema dei tempi: 10-12 anni per la prima, qualcosa di meno per la seconda. Ma Caramaschi ha tenuto le posizioni: "La lunghezza del tunnel è quasi identica ma l’autostrada sotto la montagna vuol dire anche una montagna di inquinanti in meno per Bolzano perché è l’A22 la nostra principale fonte di aria mefitica".

Resta il nodo dei pendolari. E resta oggi come per i prossimi dieci anni almeno. I dati sul loro afflusso a Bolzano sud e le percentuali di uso dell’auto sono effettivamente impressionanti. Danno il senso di un asse sovraccarico e del peso che i dintorni hanno sulla città. "Ma sono i ritardi della viabilità provinciale che mai ha privilegiato il capoluogo ma lo ha fatto diventare l’unico terminale di tutte le strade del territorio ad aver creato questo problema" ha osservato Christian Bianchi. La variante poco classica del tipo "tutte le strade portano a Bolzano" sta alla base non solo delle cifre della Zona ma di tutti gli accessi. Moroder le ha aggiornate: 90 mila auto al giorno. Tutti i giorni. Con la metà che arriva appunto da sud (44 mila) ma anche con i 35 mila dal Meranese e dall’Oltradige e pure i 21 mila dalla valle d’Isarco con cifre comunque di diverse migliaia da Sarentino e gli altri accessi minori. Un assedio. Che la concentrazione sulla Zona rende, viste le nuove cifre, assolutamente evidente. Anche ad occhio nudo. E che stanno alla base dei drammi viabilistici vissuti nelle giornate di pioggia con via Galilei, Volta, Buozzi costantemente intasate anche in prossimità delle uscite autostradali. La soluzione è bloccare i pendolari? No, ma almeno frenarli. Metrobus e treno vanno in questa direzione anche sul medio periodo. Ma tutti questi numeri e i grafici che fanno crescere le bolle colorate in prossimità delle porte della città tengono ancora in sospeso le ipotesi più drastiche. Per evitarle il sindaco ha annunciato " un protocollo d’intesa tra noi e i comuni di Appiano, Terlano, Caldaro e altri - ha elencato Caramaschi - per rendere semiobbligatorio il pass per i mezzi pubblici per i turisti". Perchè anche loro contribuiscono al pendolo delle entrate ed uscite in massa: i pernottamenti annuali calcolati nel quadrante turistico intorno a Bolzano parla di un milione. Per la precisione 980mila persone che, almeno un giorno la settimana, distribuite per 12 mesi, piovono su Bolzano soprattutto nei giorni di pioggia. E questo fa sì che la strategia debba necessariamente diversificarsi secondo la politica del bastone e della carota: pass gratuiti in metrobus per evitare blocchi alle porte della città. L’altro elemento critico è l’inquinamento: il vertice tra Provincia e Comuni ultimo scorso ha evidenziato come tutti i grandi assi di attraversamento urbano, da via Galilei a via Roma abbiano livelli di CO2 assolutamente non sostenibili nel medio periodo.

"Ecco perché spingiamo per le corsie metrobus in viale Druso e su tutto il resto. Si tratta - ha spiegato Caramaschi - di un sacrificio necessario". Visto che inoltre, dati di Moroder, “viale Druso ha 35 mila residenti nel suo quadrante" e che decine di migliaia di pendolari vi transitano. Numeri che non promettono nulla di buono in vista dei prossimi provvedimenti di freno.

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