Penta: «Se vincono i Sì firmerò la delibera»

Il commissario straordinario: «Dopo la consultazione potrò decidere avendo la coscienza a posto. Per Bolzano una bella esperienza di democrazia»



BOLZANO. Penta ha appena deciso di indire il referendum (tecnicamente: consultazione pubblica...). Sorride: «Bene, adesso basta. Sul pru, la delibera, via Perathoner, Benko e tutto il resto ho detto quello che dovevo. Da oggi in poi non ne parlerò più. Neanche una virgola. Io sono già in silenzio elettorale». Il commissario si siede nel suo ufficio e tira un sospiro.

Quando ha deciso?

«Dopo un po' che ero qui».

E perché?

«Ho trovato partiti e forze politiche spaccate in due. Una situazione imballata. Che la città si sarebbe portata appresso per anni».

E allora?

«Ho pensato di passare la palla ai cittadini. Succede così in democrazia. Soprattutto quando i temi sono molto divisivi. E' un buon strumento di partecipazione diretta».

Ha sentito Kompatscher in proposito?

«Come tanti altri».

Lui per primo aveva detto: se si decide su Benko bisogna prima ascoltare i cittadini...

«Lo so. Ma le decisioni le prendo io. Mi tocca per legge. E la posizione del presidente evidentemente la condividevo».

Non era obbligato a convocare un referendum. I suoi poteri le consentivano di decidere da solo.

«Lo so. Ma ho cercato una legittimazione. Una questione mia, personale. Non sono stato eletto da nessuno e mi è sembrato giusto chiederla. La legge e il mio mandato prevede che io prenda decisioni. Adesso potrò decidere con la coscienza a posto».

Cioè?

«Se vincono i sì firmo la delibera e la mando avanti. Se vincono i no mi fermo e passo il testimone al prossimo consiglio».

I gruppi referendari, i comitati per la democrazia diretta si sono mostrati freddi di fronte all'ipotesi di consultazione.

«Rispetto ogni opinione. Ma fatico a capire. Questo che ho deciso di indire è un momento di grande partecipazione. Ognuno potrà documentarsi e esprimersi liberamente. E' una consultazione è aperta a tutti. Anche ai 16enni. E per sette giorni. Alle politiche si vota al massimo in due».

Dicono: non c'è stata informazione.

«Non entro nel merito».

Ma tecnicamente.

«Osservo solo che della questione a Bolzano si dibatte da due anni, che è caduta una giunta e che è stata fatta una campagna elettorale. Per parte mia ho pubblicato da settimane il progetto, ci saranno cinque assemblee pubbliche. E non solo una come prevede la legge. Ognuno potrà poi convocarne quante ne vuole chiedendo i permessi di legge. E poi ci saranno due mesi per discuterne».

Troppo poco?

«Mah, vedete voi».

Ci saranno polemiche sulla formula del quesito.

«Ho cercato di essere chiaro e sintetico. Certo, non può essere un quesito che offre interpretazioni politiche. Ricordo solo l'incomprensibilità di certe domande referendarie che sfido chiunque ad aver letto fino in fondo».

Per legge non dovrebbe essere una consultazione necessariamente vincolante.

«Per me lo sarà».

Ha sentito i partiti?

«Tutti, dal primo all'ultimo. E tutti i comitati possibili. Il mio ufficio è sempre aperto».

E Benko?

«Mai visto né sentito».

E' la prima volta che Bolzano vive una consultazione così diffusa.

«Non vorrei passare alla storia... ma è così. Potrà essere una bella esperienza di democrazia. Che poi sia aperta anche ai giovani aumenta la sua positività . Potrà esprimersi chi finora non l'aveva ancora fatto. I nuovi cittadini».(p.ca)

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