Per Bolzano la delusione dei 100 giorni

di Sergio Baraldi


Sergio Baraldi


Sono passati cento giorni dalla elezione a sindaco di Luigi Spagnolli e il partito più importante della coalizione ha sentito la necessità di mandare un segnale d’allarme per la paralisi che sembra avere colpito il Comune.

Il bilancio è deludente: Bolzano è ferma. La maggioranza, dicono, è rimasta impantanata nel dibattito sulle nomine del sottogoverno. Ma non è solo quello. La questione è più seria: non è apparsa una vera leadership del cambiamento senza la quale è inevitabile una caduta nelle negoziazioni al ribasso, nella politica delle piccole mediazioni, nelle ripicche sui nomi. E perché non c’è una leadership? Perché il sindaco Spagnolli non riesce a garantire questo ruolo, non ne ha le doti, non è convinto che serva. Il risultato è ormai evidente anche al partito di maggioranza relativa, il Pd: Bolzano è bloccata proprio in una fase di passaggio delicata, perché gli stanziamenti si riducono e le istituzioni in Alto Adige devono fare i conti con un problema inedito, quello di ristrutturarsi in uno scenario di risorse ridotte. Per la prima volta devono fare i conti con un ridimensionamento delle aspettative. In questa difficile transizione, nella quale la Provincia si muove in maniera non sempre adeguata ma si muove, il Comune si segnala per essere incapace di esprimere una propria visione, una rappresentanza degli interessi di una città che avrebbe tutti i titoli per diventare capitale non solo della cultura, per sostenere il proprio status in una finanziaria di sacrifici che mette Bolzano sullo stesso piano del paese più piccolo. In un commento di qualche settimana (“Bolzano ha bisogno di un leader”) avevamo avvertito i nostri lettori che, se non si scioglieva questo nodo, la città avrebbe corso dei rischi e avrebbe perduto in autorevolezza. E’ quello accade. Sarebbe ingiusto attribuire la responsabilità di questo stallo tutta al sindaco, ma non si può negare che il primo cittadino più pagato d’Italia debba accettare il fatto che, una volta eletto, diventa lui il simbolo di ciò che funziona e ciò che no. E al Comune le cose non stanno funzionando.

Il sindaco è convinto di avere vinto lui da solo le elezioni e credo sia inutile tentare di avvertirlo che le cose non stanno proprio così. In una competizione politica è importante quello che un competitore fa per vincere, ma è altrettanto importante quello che il contendente fa per non vincere. Spagnolli è stato fortunato: il centrodestra non si è negato nulla per perdere. E quei leader che oggi vorrebbero aprire un dialogo con la Svp, il ministro Frattini e l’on. Biancofiore, sono stati protagonisti di una campagna radicale, anche contro il mondo tedesco, che ha spinto tanti a “turarsi il naso” e votare contro quel disegno. Spagnolli non l’ha vissuta così, anzi è persuaso di essere più furbo di tutti. E ora progetta, secondo i bene informati, una sua formazione centrista per le prossime provinciali. Speriamo la faccia, così finalmente saprà qual è la consistenza reale del suo seguito, e saremo tutti tranquilli. Ma la conseguenza di questa vittoria si è fatta sentire sulla psicologia del sindaco: persuaso di avere vinto da solo, ha messo da parte le cautele del mediatore, non ascolta né si confronta con nessuno. Se si somma la presunzione del vincitore alla cronica irresolutezza dell’uomo, il risultato per i cittadini è che hanno il sindaco più pagato d’Italia, che si dà ragione allo specchio, e non decide. Shakespeare ad un certo punto fa dire alla madre di Coriolano: “Avreste potuto essere abbastanza l’uomo che siete, sforzandovi meno di esserlo”. Coriolano, che forse non comprende bene le dure parole della madre, le risponde: “Dite piuttosto che agisco come l’uomo che sono”. Il problema di Bolzano e della maggioranza che la “governa” è che il sindaco è abbastanza l’uomo che è, anche se costa troppo per esserlo, e si comporta proprio per quello che è. Ma Bolzano, per il nostro giornale, merita di più.

I cittadini meritano di più. La riduzione delle risorse potrebbe essere l’occasione per varare una vera riorganizzazione del Comune, per ridurre i costi e aumentare l’efficienza, così come hanno fatto le aziende. Il calo delle risorse non è un destino da subire, può anche offrire l’occasione per un cambiamento di cultura nella governance. Ma per fare questo occorre un leader che sappia ascoltare la sua maggioranza e la sua opposizione, e accetti il peso di essere la guida di una società. La caduta di una serie di tabù decennali, come la riduzione dei dipendenti della Provincia, e la ristrutturazione del suo bilancio potrebbero aprire uno spazio al sindaco di Bolzano per chiedere e ottenere un riconoscimento adeguato. Ma Durnwalder non ascolta chi non sceglie, chi non agisce, chi non è autorevole. Ma per fare questo occorre un difensore della città, un leader. Qualcuno l’ha visto? E ai cittadini che chiedono, giustamente, la soluzione di vecchi problemi o la realizzazione di promesse elettorali presto dimenticate, non si può rispondere che le risorse non ci sono, ma ci si batte con coraggio per trovarle. Ma per questo ci vuole un leader. Shakespeare fa dire a colui che forse è il suo modello di leader, Enrico V: “Ogni cosa è pronta se anche i vostri cuori lo sono”. Questo è il grave problema politico che si delinea: nel mezzo di una trasformazione profonda per l’Alto Adige, la sua possibile capitale è priva della leadership capace di assumersi i rischi del cambiamento e di produrre idee per il futuro.

Proprio ora c’è bisogno di più politica e di più cuore, non di meno. Invece, ci occupiamo molto di poltrone di sottogoverno. Cultura, infrastrutture, traffico, sviluppo della città, servizi da migliorare al di là della retorica, un bilancio che destina troppe risorse alle spese correnti e poche agli investimenti, il lavoro non mancherebbe al consiglio comunale. Hanno ragione il segretario del Pd, Antonio Frena, e la capogruppo in Comune, Franca Berti. Ma il punto non sta nell’incomprensione tra il partito di maggioranza relativa e il “suo” sindaco: il nodo vero consiste nella capacità della politica di svolgere un ruolo di supplenza, di prendere il timone di una nave che il capitano lascia senza rotta. La città rischia di passare un’altra legislatura di basso profilo o, peggio, inconcludente. Il centrosinistra può permettersi altri cinque anni a questo livello di qualità amministrativa? A me non pare. Bolzano può permettersi di strapagare il suo ceto politico per avere in cambio risultati così poveri? A mio avviso, non può. C’è bisogno di alzare il livello di qualità del sistema. Nella città si avverte l’ambizione di essere qualcosa di meglio, si respira l’orgoglio di diventare una capitale, si sente il desiderio di uno sviluppo che si armonizzi con la qualità della vita. Il punto è “chi” rappresenterà questa Bolzano.













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