Per i video hard con gli animali Galeotti rischia due anni

Ieri il processo in Cassazione per l’allevatore bolzanino accusato di maltrattamenti La Procura generale elogia la sentenza di primo grado e chiede il rigetto del ricorso della difesa


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Christian Galeotti, discusso allevatore bolzanino travolto da una serie di procedimenti penali legati al commercio di cuccioli di cani, potrebbe essere il primo imputato nel nostro Paese ad essere condannato in via definitiva per aver utilizzato degli animali per scene di sesso maniacale finite in alcuni film a luci rosse.

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha trattato ieri l’ultima tappa giudiziaria del processo che ha portato alla condanna di Galeotti a due anni di reclusione per maltrattamenti di animali. La sentenza di primo grado (emessa con rito abbreviato) fu firmata dal giudice Isabella Martin. In appello la condanna venne confermata. Ora si attende l’ultimo pronunciamento della Cassazione che dovrebbe essere reso noto quest’oggi.

Ieri la Procura generale ha chiesto il rigetto del ricorso curato dalla difesa dell’allevatore e ha anche elogiato la sentenza di primo grado del giudice Martin che ha riconosciuto il reato di maltrattamento di animali in considerazione della loro utilizzazione per finalità contrarie alla loro natura. In Italia (a differenza di Austria, Germania e Olanda) non c’è alcuna norma che vieti il sesso con gli animali. Per questo l’interpretazione giuridica della Procura (legata ai maltrattamenti) è destinata a fare giurisprudenza. Ne ha sottolineato l’importanza, ieri in Cassazione, anche l’avvocato Mauro De Pascalis, intervenuto in udienza a nome della Lav che si era costituita parte civile. Il noto legale bolzanino ha avuto modo di sottolineare proprio l’importanza di una sentenza che metta le basi per arginare sotto il profilo penale un fenomeno (quello dello sfruttamento degli animali per motivi sessuali) che interessa nel nostro Paese non meno di 60 mila persone con un giro d’affari, nell’ambito della pornografia deviata e maniacale di almeno 20 milioni di euro l’anno. Nella sentenza di merito, emessa con rito abbreviato, Galeotti venne condannato a due anni di reclusione (con i benefici di legge) e riconosciuto colpevole di diverse tipologie di maltrattamento (oltre alla denutrizione anche lo scopo sessuale) nei confronti delle bestie che gestiva nella pensione «Grandi Boschi» per cani e gatti di Avigna, a San Genesio. Come si ricorderà, una parte della struttura era adibita a pensione, l’altra ad allevamento. Lo stesso Galeotti (che affittò i cani ad una compagnia cinematografica specializzata in filmini di sesso maniacale) era stato accusato (ma assolto) anche di favoreggiamento, sfruttamento e istigazione alla prostituzione. Nel corso dell’inchiesta la Procura era riuscita a recuperare alcuni dei filmini girati a San Genesio. Davanti all’evidenza delle immagini, Christian Galeotti fu costretto ad ammettere di aver permesso l’utilizzazione della struttura e dei cani per la realizzazione dei filmini (con coinvolgimento di una pornostar inglese) ma sostenne di averlo fatto gratuitamente e non dietro pagamento. Se la condanna di Galeotti a due anni di reclusione diventerà definitiva, il bolzanino si «brucerà» la condizionale.

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