Più export per rilanciare le imprese altoatesine

Gli analisti della Bnl: la chiave è l'internazionalizzazione, puntare su Cina e India


Antonella Mattioli


BOLZANO. «In Alto Adige più che altrove la ripresa dalla recessione mostra segnali consistenti. Ora bisogna aumentare la crescita puntando su internazionalizzazione e innovazione». Giovanni Ajassa, responsabile del servizio studi di Bnl, sprona le aziende a guardare ai mercati emergenti.
Ieri, all'Eurac, Bnl-gruppo Bnp Paribas ha organizzato un seminario del ciclo «Educare», dedicato alle aziende, dal titolo «Crescere e competere sui mercati internazionali». «Ho scelto questo tema - ha spiegato Gianpietro Giuffrida, direttore territoriale Corporate Nord-Est Bnl - perché il futuro delle aziende si gioca sulla capacità di uscire dai propri confini puntando sui mercati in espansione: Cina, India, Brasile».
IL PIL Dall'analisi di Ajassa e Paolo Ciocca (servizio studi Bnl) emerge un quadro più che positivo dell'economia altoatesina. «Le previsioni più recenti stimano l'incremento del prodotto interno lordo della provincia di Bolzano al sopra dell'1%. Considerando la caduta di 2 punti e mezzo del prodotto reale accusata nel 2009 e la ripresa già segnata nel 2010, stimiamo che quest'anno l'economia altoatesina possa completare il ripianamento della flessione causata dalla recessione». I fattori favorevoli - secondo gli analisti - sono più d'uno: dal positivo clima di fiducia delle imprese alla buona diversificazione della struttura produttiva, alla condizione del mercato del lavoro, con un tasso di occupazione attestato a fine 2010 al 71% contro il 57% della media nazionale. In controtendenza rispetto ad un quadro sicuramente positivo, l'atteggiamento dei consumatori caratterizzato da un calo della fiducia che si ripercuote sui consumi.
NUOVI MERCATI. «Per Bolzano - ha detto Ajassa - la sfida diventa, quindi, aumentare la crescita. Puntare su internazionalizzazione e innovazione». Gli stessi obiettivi indicati da Assoimprenditori, Wirtschaftsring, Useb, Camera di commercio. «Bisogna consolidare i legami tra l'economia altoatesina e le nuove locomotive della crescita mondiale che ora si chiamano Cina, India, Brasile. Spazio ce n'è, considerato che le vendite di prodotti altoatesini in Cina pesano sull'export provinciale solo per il 2%». I dati attuali e le previsioni dicono che sono questi i Paesi su cui scommettere. Ajassa ha spiegato come, fatto 100 il valore del Pil del 2006, nel 2012 la Cina sarà cresciuta a quota 180, l'India arriverà a 160, l'Italia recupererà il 100 del 2006. «Non è solo questione di velocità. Oggi le grandi economie emergenti corrono, ma anche pesano di più di noi. Nel 1991 il Pil dell'Italia (1.199 miliardi di dollari) era tre volte quel cinese (409). Oggi il Pil cinese (6.422) è tre volte quello italiano (2.037)». A favorire la scalata delle economie emergenti anche il costo del lavoro. In base ai dati Astat riferiti al 2008, il costo del lavoro pro capite delle imprese manufatturiere a controllo italiano all'estero era pari a 2.700 euro l'anno in Cina, 3,6 in India, 5,2 in Romania, 17,1 in Brasile. In Italia il costo pro capite annuo in questo settore si attesta intorno ai 41 mila euro. Una somma di cui beneficiano poco i lavoratori, perché una parte rilevante va al fisco.
LA GERMANIA. Per Ajassa però è importante anche consolidare il rapporto già intenso che l'economia provinciale ha con la Germania, il Paese che più di ogni altro in Europa sta traendo vantaggio dalla crescita delle economie emergenti. La Germania è da sempre il partner commerciale per eccellenza delle aziende locali: rappresenta il 35% dell'export (a livello nazionale è il 13%). «Se la situazione economica è migliore rispetto al resto d'Italia, lo si deve anche al fatto che le aziende altoatesine hanno saputo sfruttare l'onda della ripresa guidata in Europa dalla locomotiva tedesca».
RETE D'IMPRESA. Internazionalizzazione e innovazione. Sono requisiti indispensabili per la crescita delle aziende. Ma il limite del tessuto imprenditoriale altoatesino e rappresentato dalle dimensioni: «Abbiamo troppe aziende troppo piccole», ha detto Thomas Ausserhofer, presidente del collegio costruttori, l'altro giorno in occasione della presentazione dello studio sulla congiuntura del Nord-Est realizzato dalla Fondazione Nord Est e promosso dalla Banca di Trento e Bolzano.
«Internazionalizzazione e innovazione - ha assicurato Ajassa - non sono privilegio solo delle grandi imprese. Attraverso strumenti associativi quali la nuova forma contrattuale delle reti d'impresa anche le piccole aziende possono agganciare l'onda della nuova crescita mondiale. Reti, web e partner bancari realmente capaci possono fare da ponte tra la domanda globale e l'offerta locale di imprenditoria e di inventiva. Questo vale per l'industria, per le eccellenze provinciali della filiera agro-alimentare ma anche per il turismo che nella provincia di Bolzano già ricopre un ruolo di assoluta importanza».

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