Piazza della Pace, sogno di Gargitter 

Livia, figlia di Cesare Battisti, lanciò l’idea sul monumento nel 1977. Il vescovo le diede ragione



BOLZANO. Il vescovo Ivo Muser ha lanciato un appello perché piazza della Vittoria diventi piazza della Pace: è questo il messaggio contenuto nella lettera pastorale nel centenario della fine della Grande guerra. «Nessuna guerra è una vittoria», scrive Muser, «I monumenti di ogni genere inneggianti alla vittoria, che rimandano a dittature e guerre dovrebbero perdere la loro forza di attrazione una volta per tutte». Con l’appello di Muser torna la ferita del referendum su piazza della Pace, perso dalla giunta Salghetti. Ma la lettera del vescovo ha fatto riaprire gli archivi familiari della famiglia di Cesare Battisti, il cui busto, firmato da Adolfo Wildt, è conservato nel monumento. L’ex assessora Mimma Battisti, nipote di Cesare Battisti, sottolinea che «Muser sta seguendo i passi del grande vescovo Joseph Gargitter». E ricorda l’appello lanciato nel maggio 1977 dalla zia Livia Battisti, figlia di Cesare Battisti. «Livia prese posizione pubblicamente, anche con una petizione, nel giugno del 1977. Chiedeva di cambiare il nome del Monumento alla Vittoria, trasformandolo in un simbolo di pace». Era il tema del depotenziamento dei monumenti fascisti. E il vescovo Joseph Gargitter, indimenticato per la sua spinta sulla convivenza, sposò quella causa. Scrisse una lettera a Livia Battisti, di cui Mimma Battisti conserva l’originale. «Mi trovo pienamente d’accordo con lei», si legge nella lettera (articolo in alto). «Il Monumento alla Vittoria è una spina nel cuore di Bolzano», si legge nell’appello di Livia Battisti, pubblicato sull’Alto Adige del 23 giugno 1977. La figlia dell’irredentista e socialista trentino, non sposava la causa dell’abbattimento del monumento, ma il cambio del nome: «Deve rimanere ad ammonire. Gli si dia un nuovo significato. E il nuovo sia: la pace». Mimma Battisti commenta: «Il vescovo Muser è illuminato e dà speranza in un tempo di crudeltà e distruzione del rispetto per l’altro. Non a caso Muser collega il suo appello alla pace agli immigrati che cercano una nuova vita. Muser segue le tracce di Gargitter. Bolzano non era pronta ai tempi del referendum, forse non è pronta oggi, ma i cambiamenti si costruiscono con piccoli passi». (fr.g.)

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