BOLZANO. «Almeno avessero messo qualche panchina ...». La signora da un ultimo sguardo alla piazza ed entra in casa. A fianco, la copre l’ombra delle casematte. Davanti al bar Romagnolo, invece, c’è il problema dei parcheggi . Quello dei taxi è stato tracciato (“anche troppo” sibila un cliente) quello delle auto no. «Certo, se avessero messo almeno degli alberi, come in centro, davanti all’università», lo dice invece un ragazzo che regge la sua bici prima di inforcarla su per via Milano. Insomma, piazza Matteotti continua a far arricciare il naso. Intanto lui, il martire socialista, non ha ancora trovato pace. Resta in un angolo, come fosse in castigo. Non è di spalle dietro la lavagna ma poco ci manca. Intanto sta dietro il muro. Spunta solo con la testa e sembra guardare verso la strada come se si sentisse non proprio a casa sua.

Di fronte ha la nuova fermata del bus. Questo elemento in particolare è finito nel mirino delle opposizioni in consiglio comunale . «Troppo invasiva, una tettoia grande come una casa ...».

E poi, secondo gli abitanti le manovre degli autobus creerebbero problemi anche di sicurezza rispetto all’imbocco verso via Rodi. Ma chi ha voluto quella fermata grande come un casello autostradale? «Noi no», si affretta a chiarire Francesco Morandi presidente della Sasa. «Noi ci limitiamo a segnalare - chiarisce - i punti in cui le linee avrebbero bisogno di una fermata. Ma lo facciamo in generale. In questo caso come in altri è il Comune che mantiene la competenza sulla tipologia della fermata».

Insomma, il luogo si concorda con la Sasa, l’architettura sta in capo al progetto. Così, quello per la riqualificazione di piazza Matteotti si sta rivelando un piccolo calvario. Prima le proteste degli abitanti dei condomini che si sono visti il cielo oscurato dal muro e dai bunker per i parcheggi, poi le infiltrazioni d’acqua nei garage sotterranei preesistenti; e ancora il design del lungo pergolato che romperebbe il vuoto e il nitore della vecchia piazza operaia, infine i ritardi di cantiere. Senza contare la pandemia e i lockdown in successione. Ora che la piazza si sta svelando emergono dunque le perplessità sulla capacità del luogo di tornare ad essere un elemento identitario o quanto meno indicativo del contesto di quartiere. «Ricordo la vecchia piazza - dice un cliente abituale del bar che guarda lo slargo - e mi sembrava più grande. Forse non lo era in realtà ma dava l’impressione di esserlo...».

Altro elemento su cui gli abitanti dei dintorni insistono è la mancanza di panchine e di alberature. Che renderebbero, a parer loro, più agevole la socializzazione e più confortevole passeggiarvi. Resta il giardino, ancora incompiuto al limitare nord della piazza, e comunque chiuso da un muro di cinta. E resta naturalmente lui, Giacomo Matteotti.

I socialisti bolzanini continuano a postare immagini della sua vecchia collocazione. In particolare Stefano Pagani ha riproposto, proprio l’altro giorno, l’immagine dell’inaugurazione del busto, nel Tricolore, tra lui e l’allora sindaco Luigi Spagnolli: «E il piccolo monumento stava al centro della piazza», insiste l’ex presidente Sasa. A questo proposito l’attuale sindaco ha promesso di intervenire in corso d’opera: «Dovrebbe uscire dall’angolo», ha detto Renzo Caramaschi. Giacomo aspetta fiducioso.