«Piazza Vittoria diventi piazza  della Pace» 

Il presule interviene per i 100 anni dalla fine della Grande Guerra: tutti sono usciti sconfitti 


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Piazza Vittoria? No , piazza della pace. «Sarebbe un segno concreto e lungimirante se fosse ridedicata così. E anche della comprensione e della convivenza». Il vescovo Ivo Muser usa parole che tagliano a metà qualsiasi equivoco per dire da che parte devono stare i cristiani. E lo fa nei giorni del centenario di una vittoria, quella nella Grande guerra, che è sconfitta per gli altri e che lo sarebbe comunque per tutti.

Nel fare memoria del dramma che si è consumato un secolo fa, il vescovo ricorda che nessuna guerra è una vittoria.

«I monumenti di ogni genere inneggianti alla vittoria, che rimandano a dittature e guerre – scrive il presule –, dovrebbero perdere la loro forza di attrazione una volta per tutte. Sarebbe un segno concreto e lungimirante se la piazza davanti al monumento alla Vittoria a Bolzano fosse rinominata in piazza dedicata alla pace, alla riconciliazione, alla comprensione, alla volontà di convivenza! Non si chiamano vittorie quelle che si raggiungono attraverso guerra, nazionalismo, disprezzo di altri popoli, lingue e culture. Alla fine di una guerra ci sono sempre e solo sconfitti!».

Mai dalla Chiesa era stata elaborata un'equazione così netta, che prova a smascherare la fragilità di ogni celebrazione senza una parallela “conversione” e apertura all'altro. Capace, in senso pienamente evangelico, di togliere ogni alibi rispetto alla percezione di una storia divisa.

Lo ha fatto, Ivo Muser, all'interno di una lettera pastorale che detta la linea davanti alla memoria di un conflitto che ha visto ammazzarsi «nazioni cristiane, che con naturalezza si dicevano cristiane»». Tanto che, e qui Muser riapre una ferita anche nella carne viva dei ricordi della popolazione sudtirolese, all'inizio della guerra, il 30 luglio del 1914 «anche il nostro vescovo di allora Franz Egger diceva “se mai c'è stata una guerra giusta è sicuramente quella attuale”. Mentre, sempre in quei giorni, Papa Benedetto XV la definiva "l'inutile strage”». E dunque il suicidio dell'Europa. Ecco perché si sfalderebbe ogni possibile e celebrativo riferimento ad una vittoria in una terra che ha visto migliaia di soldati cadere da una parte e dall'altra, tracciando così solchi profondissimi anche nel sentire collettivo.

Ma che questa lettera sia pienamente politica, nel senso più complesso del termine, lo rivelano passaggi di una chiarezza quasi sconcertante in frangenti, come quello che stiamo vivendo, in cui le parole sembrano perdere ogni significato, ridotte a slogan da una politica che ne ha fatto brandelli. Occorre dire no, scrive, «quando gruppi di persone sono sospettate in modo generico o quando si invita a ripulire le nostre terre da determinate categorie di persone». Che siano immigrati o comunque diversi. E ancora: «Sta a noi mantenere aperte le frontiere ... e guardare ad una Europa riconciliata e con regioni forti».

E dunque sì alla solidarietà continentale ma anche rafforzamento delle comunità territoriali. Perché devono «diventare amici i nemici di un tempo». Poi il vescovo entra in profondità anche nel nostro tessuto sociale di terra ancora divisa dalle diverse percezioni del passato e pure di noi stessi laddove chiede sì «di rammentare la storia ma senza abusarne per legittimare atti ingiusti». La strada è conoscere gli altri. Siano essi «i vicini e cioè persone appartenenti ad altri gruppi linguistici o il migrante con la sua storia. Conoscere l'altro porta alla pace». Uno schema anche culturale che dovremo essere in grado di applicare ai nuovi arrivati ma anche ad italiani e tedeschi qui, tante volte distanti per via di una superficiale conoscenza dell'altrui lingua, cultura e tradizione. Quindi, stiamo lontani dai proclami, anche quelli che invitano generalmente e teoricamente alla riconciliazione, ma più pratica sul campo «perché la pace va costruita ogni giorno».

E ogni giorno occorre mettere in piedi “ponti di pace”. Una lettera così, proveniente dalla curia bolzanina, rompe evidentemente uno standard comunicativo di tipo tradizionale. C'erano in realtà stati dei segnali e anche forti. Ma mai così concentrati e messi insieme pur nella diversificazione degli ambiti: dalla storia (la riconciliazione), ai segni dell'oggi (una piazza della Pace), alla critica verso una certa politica che vede negli immigrati un “unicum” da colpevolizzare senza mai guardarli come individui su cui riversare diritti e anche doveri. E infine all'Europa (unita ma nei territori) e alla convivenza tra altoatesini e sudtirolesi. Certo, la inequivocabile presa di posizione nei confronti di una “ridenominazione” di piazza della Vittoria piove nel dibattito politico e urbano come un macigno evangelico. Quasi un Cristo tra i mercanti del tempio. Come si ricorderà era stato il sindaco Salghetti a decidere di togliere “Vittoria” e di scrivere sui cartelli “della Pace”. Poi un referendum richiesto dalla destra italiana lo fece uscire sconfitto, creando una ferita ancora aperta nella città e pregiudicando il futuro politico dello stesso sindaco di allora.

Ultimamente anche Renzo Caramaschi aveva accennato ad una simile possibilità, durante una visita al nuovo museo del monumento. Ma chiarì di parlare “a titolo personale”. Ora, nel pieno delle celebrazioni del 4 novembre, in verità mai così composite e rispettose dei diversi approcci come quest'anno, la lettera e la proposta del vescovo. Che chiede ai cristiani di farsi testimoni di pace. Ma non a parole: nei fatti. Con atti quotidiani. Magari partendo proprio da una piazza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA















Altre notizie

Tennis

Sinner torna in campo, nel Principato primo allenamento verso il Roland Garros

Dopo le cure all’anca al J Medical, Il campione di Sesto ha ripreso in mano la racchetta a Montecarlo sotto la supervisione coach Vagnozzi e Cahill. Ma non ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione a Parigi (foto Instagram Sinner)

LA SPERANZA Il post di Cahill che fa sperare i tifosi
IL CAMPIONE "A Parigi solo se sarò al 100%"
DOLORE Per il problema all'anca Sinner si affida al centro della Juve
GOSSIP Nuova fiamma per Jannik? Il gossip su Anna Kalinskaya

Attualità