IL DRAMMA

Picchiata, umiliata e costretta a rubare

Davanti al giudice l’incubo di una bolzanina: in caso di proventi scarsi veniva ustionata su braccia e gambe dal compagno



BOLZANO. Costretta dal compagno a rubare e a sottostare a pene corporali quotidiane se il provento dei vari furti veniva considerato insoddisfacente. E’ l’allucinante menage a due emerso ieri in tribunale a Bolzano in un processo a carico di un bolzanino di 23 anni (ora domiciliato in provincia di Treviso) che ha rimediato una condanna a due anni e otto mesi di reclusione per maltrattamenti e stalking nei confronti della sua donna che ad un certo punto ha avuto la forza di ribellarsi per uscire dall’incubo.

Il capo d’imputazione con il quale l’uomo è stato processato e condannato è da brividi. In un caso l’uomo, in preda ad un delirio di onnipotenza, le ha stretto il collo e la carotide sino a farle perdere conoscenza. Non solo. Nel novembre di tre anni fa la donna tentò una prima volta di sottrarsi ad un rapporto di convivenza diventato ormai un inferno e decise di andarsene di casa trovando rifugio nell’appartamento della madre a Bolzano. L’imputato riuscì a convincerla a tornare da lui ma una volta rientrata a casa, per punirla la colpiva più volte con calci e pugni in volto sino a fratturarle il setto nasale, immobilizzandola, tagliandole i capelli a zero e lasciandola in uno stanzino senza darle da mangiare e senza permetterle di vedere il figlioletto.

 













Altre notizie

Attualità