Pioggia di milioni sull'agricoltura

Cambiano i criteri: i contributi europei passerebbero da 22 a 113 milioni



TRENTO. Mentre l'Italia agricola prepara le barricate, il Trentino e l'Alto Adige del vino e delle mele sorridono: l'Unione Europea sta per far arrivare nelle casse dei contadini locali qualcosa come 91,2 milioni di euro in più. Ma l'assessore Hans Berger gela gli entusiasmi. La rivoluzione si chiama, in gergo tecnico, "riforma della Pac", e cioè il nuovo progetto di politica agricola comunitaria che la Commissione europea ha presentato ieri. Prevede una modifica sostanziale nelle modalità di erogazione degli aiuti diretti ai coltivatori, che verranno versati sulla base degli ettari e non più sulla produzione. In soldoni, a sorridere assieme al Trentino Alto Adige saranno, tra gli altri, l'Abruzzo (69,6 milioni in più), la Toscana (+67,3 milioni), la Sicilia (+108,2 milioni) e Sardegna (192,4 in più), mentre si fa fonda la situazione di Veneto e Lombardia, che avranno rispettivamente 186,7 e 220,5 milioni di euro in meno. E subito il presidente della Commissione agricoltura del Senato, il veneto Paolo Scarpa Bonazza Buora (ve il ricordate? Fu eletto proprio in Trentino al proporzionale sulla Camera nell'ormai lontano 2001) ha parlato di «inaccettabile delusione», aggiungendo poi - piccato - che «l'Ue preferisce gli agricoltori estensivi, improduttivi, cacciatori di contributi, insomma i "pigricoltori"». L'assessore trentino Tiziano Mellarini si rigira nelle mani il dispaccio d'agenzia con le parole di Bonazza Buora e sorride. «Pigricoltori noi? Respingo al mittente le parole, qui c'è solo eccellenza. Con i colleghi altoatesino e tirolese abbiamo messo insieme una vera e propria "lobby delle Alpi", e a Bruxelles ci hanno dato ascolto». Più prudente e realista l'assessore provinciale all'agricoltura altoatesino Hans Berger: «Francamente sarebbe troppo bello - sottolinea - anche perché quelli di Bruxelles sono dei calcoli teorici che giustamente ci premierebbero, ma bisogna anche fare i conti con la loro applicazione che è poi demandata ai singoli stati che possono scegliere fra un premio nazionale unico oppure una sua regionalizzazione. E allora non dobbiamo farci grandi illusioni: le regioni forti come Veneto e Lombardia non accetteranno mai la nuova impostazione. Insomma adesso possiamo avere una speranza, ma non dobbiamo neppure pronunciarla a voce alta. Sinceramente mi accontenterei della metà, tuttavia non voglio andare incontro ad una delusione».

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