Pista Zero senza ghiaccio, il virus ferma i pattinatori 

Aprire costerebbe troppo. Il Comune dovrebbe spendere 15 mila euro solo per fare il ghiaccio L’assessore Angelo Gennaccaro: «Se poi il governo decreta la zona rossa sarebbero soldi sprecati»


Davide Pasquali


Bolzano. Piastra della Sill inagibile per questioni statiche. Palaonda inutilizzabile perché serve come “bolla” al Bolzano hockey. La pista natalizia sul Talvera ancora non si sa se aprirà o meno. Rimaneva il sogno della Pista Zero, ma il Comune sembra intenzionato a non aprire nemmeno in via Genova. Il gioco non varrebbe la candela: costerebbe troppo, le società sportive comunque non potrebbero usarla, ci potrebbero pattinare in pochi perché si devono evitare gli assembramenti. E il rischio concreto è che ora il governo decreti la zona rossa fino alla Befana, e allora si dovrebbe subito richiudere. Insomma, un’altra attività fermata dal Covid-19.

A tanti, ovviamente, mancano sci e slitta. Almeno si sperava nei pattini su ghiaccio. Anche i gestori del bar, ovviamente, si auguravano si aprisse. Insomma, nei giorni scorsi si sono raccolte le firme, decine e decine. Una petizione per la riapertura.

«La città di Bolzano - si legge nella petizione - non ha più alcuna pista di pattinaggio su ghiaccio praticabile da aprire al pubblico. E qualcuno dovrebbe, a questo punto, spiegarne le ragioni. Che, secondo noi firmatari, vanno al di là delle comprensibili conseguenze del periodo che tutti stanno vivendo. Facendo il punto della situazione: il Palaonda è off-limits per i motivi che sappiamo. I Foxes Bolzano necessitano di una bolla integra e più asettica possibile per portare avanti - e benissimo! - la propria attività. Va bene. L'impianto alla Sill purtroppo è stato pesantemente danneggiato e messo fuori uso dalla grande nevicata di inizio mese. Non va bene, ma ce ne siamo fatti tutti una ragione. Rimarrebbe agibile e funzionante la nostra amata Pista Zero, piccolo grande vanto di quartiere che ha potuto riaprire i battenti dopo gli effetti della seconda ondata, ma... manca la conditio sine qua non. Ovvero, il ghiaccio!» Ci si chiede dunque perché sia ancora chiusa, e si prega di riaprire. «E di poter vedere il più presto possibile agibile l'unica struttura rimasta in città in grado di accogliere nuovamente il nutrito e variegato popolo dei pattinatori su ghiaccio».

Proprio questo è uno dei problemi, fa notare l’assessore comunale al decentramento Angelo Gennaccaro: «La riapertura in teoria è stata resa possibile qualche giorno fa dal decreto del presidente Kompatscher, ma vale comunque la regola dell’1 a 10. Misure della piastra alla mano, ci potrebbero pattinare solo poche decine di persone, molte meno di quelle che frequentano di solito via Genova. Occorrerebbe poi un servizio d’ordine suppletivo per controllare il rispetto del numero massimo di accessi, e ciò farebbe lievitare i costi di gestione. E magari all’esterno si formerebbero assembramenti: tante persone in attesa di entrare».

Sussistono poi anche altre problematiche: «Le società sportive non possono comunque utilizzarla per gli allenamenti. Lo dicono i protocolli Covid. A livello federale è tutto bloccato, compresi U9 e U11, che qui da sempre si allenano». Il grosso dell’attività, alla Pista Zero, si svolge durante la settimana: associazioni ricreative, corsi, società sportive. E se mancano loro, in pratica non ci sono entrate. Il pattinaggio nel tempo libero, nel weekend, è una parte certo importante dal punto di vista sociale, ma minoritaria nell’ambito dell’attività sportiva svolta in via Genova. «Durante la settimana, quando si va a scuola e si lavora, la pista rimane quasi vuota». Comunque sia, il Comune era pronto. In autunno si è eseguita la solita manutenzione, si potrebbe anche aprire. «Ma occorre valutare per bene se convenga: l’impianto è obsoleto, per fare il ghiaccio occorrono almeno 10 giorni, e i costi si aggirano attorno ai 15 mila euro. Anche ammesso di produrre il ghiaccio subito, se poi, come pare probabile, il governo a breve dovesse decretare tutta Italia zona rossa, si dovrebbe subito richiudere». Si tratterebbe di denaro pubblico mal speso, potrebbe obiettare la Corte dei Conti.

Intanto, si spera almeno che il Comune annunci l’apertura della pista Vke al Talvera.













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