BOLZANO

Polo bibliotecario a Bolzano, ex Pascoli-Longon demolite entro l’anno

La consegna del manufatto agli utenti è prevista nel 2020 Sono stati blindati i costi: 60 milioni tra opere ed arredi


di Paolo Campostrini


BOLZANO. I due, Christian Tommasini e Sandro Repetto, si sono lasciati stringendosi la mano: "Bene, si parte".

Il Polo delle biblioteche, la prima grande opera del progetto Bolzano capitale, ha date e cifre.

Le prime, sono, quelle che scandiranno la sua nascita:

- 4 agosto chiusura dell'iter dell'appalto integrato

- 17 ottobre aggiudicazione e consegna cantiere

- entro l'anno l'abbattimento delle ex Pascoli

- tre anni dopo, autunno 2020, consegna "agli utenti": l'apertura.

Ma sono stati blindati anche i suoi fondi: 50 milioni e 780 mila di opere e 9milioni e 195 mila di arredi e costi secondari: totale 59milioni e 975mila.

E infine la cubatura al millimetro: 118.590 metri cubi, 27.040 metri quadri di superficie lorda.

Ecco cosa si intende per ripartenza: Comune e Provincia non vogliono lasciare spazio all'incertezza, ai rimbalzi d'umore, ai ripensamenti.

"Se si vuole che Bolzano cominci a ragionare in grande, il primo passo è qui: un anfiteatro del sapere condiviso tra i tre gruppi. Il secondo passo sarà la tangenziale. Poi gli altri".

Questo dice Tommasini che, in questi mesi, si è ritagliato, da vicepresidente italiano, il ruolo di "garante dei progetti sulla città" come lui stesso si definisce. Una divisione dei compiti, tra lui e Kompatscher.

Perchè troppe volte Bolzano è finita nel frullatore degli investimenti territoriali, fatta a fette dalla distribuzione a pioggia (e a valle) delle risorse.

Poi c'è la nuova giunta comunale. E su questo il neoassessore alla cultura ed al patrimonio Sandro Repetto conferma il cambio di passo: "Siamo insediati da poco ma abbiamo aspettato troppo a definire le questioni che ci riguardano - dice - per cui ora col Polo, domani i musei e le funivie, dopodomani tangenziali e Areale". E' anche questo in senso dell'accelerazione inferta da Renzo Caramaschi ai rapporti con Palazzo Widmann: mettere subito sul tavolo costi e tempi delle questioni aperte.

Ma per metterli occorre il tavolo. Meglio, i tavoli. Anche informali. Come, appunto, quello di ieri tra Tommasini e Repetto.

L'altra questione che riguarda il Polo, oltre tempi e costi, è più impalpabile. "Respiro un'aria che non mi piace intorno alle ex Pascoli - confessa Repetto - e riguarda una serie di ambienti politici e no che guardano al progetto con circospezione, come se si trattasse solo di conti e non di un'idea strategica che darà il senso di una nuova riconciliazione tra i due gruppi nel segno della cultura". Ed è proprio questo aspetto che è stato a lungo discusso tra i due, ieri. Per giungere alla conclusione che si dovrà avviare una campagna informativa molto in profondità per fornire una narrazione più compiuta e suggestiva intorno ai contenuti del Polo. "Sarà la biblioteca universale dell'Alto Adige - anticipa Tommasini- , il centro di una rete multimediale, un luogo di formazione e di incontro. Ci impegniamo a spiegare tutto questo in molte occasioni, andando a trovare i bolzanini". Insomma, se la si guarda solo come sommatoria delle biblioteche esistenti, il luogo fisico in cui troveranno posto la Civica municipale italiana, la Tessmann tedesca e la provinciale Claudia Augusta, si rischia di non cogliere la sfida anche sociale e etnica che le nuove Pascoli ridisegnate potranno costituire per Bolzano. Sarà come riprendere il filo di un ragionamento interrotto dopo la lunga fase di "ascolto" che seguì il dibattito molto polemico sul primo progetto di Christoph Mayr Fingerle, quello che cancellava la facciata anni Quaranta. Poi la "curva" delle Pascoli originarie tornò sulla facciata del nuovo polo. Ma adesso i due assessori temono che le stesse riflessioni critiche possano riemergere avendo come nuovo obiettivo i costi dell'opera. "Ma attenzione - ribatte Tommasini - perchè se rinunciamo al polo rinunciamo anche ai 60 milioni già destinati e messi in bilancio. Se lo si rifiuta, tutti quei fondi torneranno nel grande mare degli investimenti territoriali. E prima di essere ridestinati al capoluogo passeranno anni". Ecco la nuova emergenza: definito l'accordo tra Comune e Provincia, si tratterà di difenderlo dal partito del no.













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