Poste di via Resia, code e malori 

Niente sala d’aspetto. Si attende all’esterno, ma col caldo torrido gli anziani soffrono. Incomprensibile la mancata riapertura di tre uffici in città Le Poste: dobbiamo rispettare le norme di sicurezza. Distanziati anche gli sportellisti. I sindacati: da lunedì si dovrebbe tornare alla quasi normalità


Davide Pasquali


Bolzano. Intendiamoci, il problema esiste da diverso tempo, e lo ammettono le stesse poste, che nell’ultima settimana in Alto Adige hanno registrato un sensibile aumento di accessi, specialmente a Bolzano città. Epperò ieri, dopo diversi giorni di maltempo e temperature fresche, il caso è scoppiato anche per via dell’improvvisa ondata di calore, che ha messo in difficoltà tanti anziani e non solo. Stiamo parlando delle lunghissime code all’aperto, dinanzi agli uffici postali. La peggiore, ieri, in via Resia, dove, a causa delle lunghe attese, si sono registrati anche dei malori. Ed è sufficiente la foto pubblicata qui in alto per chiarire la pesantezza della situazione. Intendiamoci, mica solo per chi è fuori ad attendere, ma pure per gli sportellisti, da mesi sottoposti ad un grande stress dovuto al Covid-19.

Il problema scaturisce dal dovuto rispetto delle misure di contenimento del virus. Come chiarisce Chiara Trintinaglia, relazioni pubbliche di Poste italiane, «nell’ultima settimana a Bolzano città si è rilevata un’elevata presenza di utenti agli sportelli. Anche per questo motivo, dalla settimana prossima si è deciso di razionalizzare le risorse, per cui certi uffici, in previsione anche di diverse scadenze ora in arrivo, verranno potenziati».

Nel mentre, si è avviata una sperimentazione in quattro uffici provinciali: Bolzano Centro, piazza Adriano, Merano centro e Bressanone. «È stata creata una segnaletica ad hoc, ossia dei percorsi sul pavimento con dei pallini rossi chi guidano le persone a mettersi in fila in modo corretto. In tal modo, si può attendere all’interno dell’ufficio postale, purché venga mantenuta una distanza di almeno due metri dalla persona che precede». Se la sperimentazione dovesse dare i frutti attesi, «verrà estesa anche ad altri uffici postali della provincia».

Questo per il futuro, e si spera possa aiutare. Ma intanto la situazione è pesante. In posta si entra solo una persona per ogni operatore allo sportello. Tutti sono dotati di plexiglas e di strisce di cortesia in modo da mantenere le distanze di sicurezza. Nelle sale d’attesa non può stare nessuno. Quando esce un cliente, ne può entrare un altro.

«In molti casi è un caos», ammette Gian Paolo Boratti, Uilposte, che fa un esempio: se ci sono 3 sportelli, non possono entrare 5 persone. E non è tutto, perché in molti uffici non è stato possibile mantenere in servizio attivo tutti gli sportellisti, perché le loro postazioni di lavoro erano troppo vicine tra loro, i metri quadri a disposizione non erano sufficienti a garantire il necessario distanziamento sociale. Quindi, uno sportellista sì e uno no. Su 5 sportelli è capitato di poterne tenere aperti solo 2. «Il problema sono le code che si creano all’esterno», ammette Boratti. «Bisogna inoltre tenere conto che ormai, con tutti i servizi offerti da Poste italiane, ci sono utenti che in un minuto e mezzo riescono a risolvere, ma ce ne sono anche altri che, ad esempio per una sottoscrizione di un libretto Postetpay, impiegano magari 20 minuti a liberare il posto allo sportello per lasciarlo all’utente successivo».

Ma anche si fosse potuto e voluto mantenere più sportelli aperti, sarebbe stato un bel problema, chiarisce ancora il sindacalista. «Il personale in servizio negli uffici postali, in Alto Adige ha un’età media piuttosto elevata. Ultimamente stiamo parlando di 54 anni, quasi 55. Succede che c’è diversa gente nata intorno al ’59 o al ’60, che ha maturato gli anni per poter andare in pensione». E quindi ne approfitta. «Ne stiamo perdendo diversi, per questo motivo». Si aggiungono poi alcuni che si dimettono dal servizio. «E ora parte il periodo delle ferie...»













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