Posti apicali, italiani ancora ai margini

Urzì: i direttori di ripartizione sono solo sei su quaranta e poi solo tanti vice. Deeg: sul totale del personale i conti tornano


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Nei posti apicali, in provincia di Bolzano, il gruppo linguistico italiano è sottorappresentato. Questa situazione è evidente soprattutto tra i direttori di ripartizione: per quanto attiene la "copertura ordinaria" 13 sono del gruppo tedesco, 3 del gruppo italiano e 1 del gruppo ladino, mentre tra i direttori di ripartizione reggenti 12 si sono dichiarati tedeschi, 1 solo italiano e 2 del gruppo ladino. Gli italiani ricompaiono, numerosi, solamente nella figura dei sostituti (14 tedeschi, 8 italiani e 1 ladino): sembrano condannati, o quasi, a fare i vice direttori anche se sono bravi. La proporzionale, come si evince nella risposta data dall'assessora Waltraud Deeg all'interrogazione presentata dal consigliere provinciale Alessandro Urzì, viene rispettata in termini assoluti (69,41% gruppo tedesco, 26,06% gruppo italiano e 4,53% gruppo ladino) solo perché gli italiani sono più presenti ai livelli dirigenziali inferiori. Bravi – ma non abbastanza secondo chi deve scegliere – per arrivare all'apice della carriera. Tra le poche eccezioni c'è il segretario generale Eros Magnago. «Su 41 posizioni di direttore di ripartizione - commenta Urzì - solo sei risultano coperte da personale del gruppo italiano. Nelle società di proprietà o a partecipazione provinciale le posizioni chiave di presidente, direttore generale o ad ricoperte dal gruppo italiano sono, dal punto di vista percentuale e dell'importanza strategica, praticamente inesistenti».

La situazione di squilibrio è evidente soprattutto in alcune ripartizioni. «In certi casi - prosegue Urzì - su 6 o 7 ruoli dirigenziali, tra direttore di ripartizione e direttori di ufficio, la componente di madrelingua italiana è limitata ad un solo direttore d'ufficio, con una rappresentanza inferiore al 16 per cento, molto meno del previsto 24 per cento. L'applicazione della proporzionale, prevista dallo Statuto di Autonomia, dovrebbe essere equilibrata lungo tutta la piramide dell'organigramma provinciale e all'interno di ogni livello funzionale e non solo nei ruoli funzionali più bassi». L'assessora Waltraud Deeg difende invece la situazione attuale perché «complessivamente» i conti tornano. «A fine agosto - spiega - su 318 posti spettanti al gruppo italiano ne erano coperti 315, di cui 310 a tempo indeterminato. Le anomalie non sono vistose, ma strutturali per la naturale dinamica dell'avvicendamento del personale. Per quanto riguarda le società partecipate della Provincia, le dinamiche della proprietà e le diverse competenze probabilmente non garantiscono un’applicazione di percentuali fisse, che in enti con struttura societaria privatistica non sono neppure fissate».

La Deeg illustra poi il principio che consente di fatto l'attuale sbilanciamento nei posti apicali sebbene i conti, sul totale del personale, tornino. «La proporzionale si basa sulle qualifiche funzionali o su gruppi di esse, in quanto copre l'intero personale. Infatti il personale con incarico dirigenziale, nel sistema provinciale, appartiene necessariamente ad una delle qualifiche esistenti».

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