Pressing per il referendum su Benko

La consultazione è allo studio del commissario Penta. Kompatscher favorevole: «Giusto ascoltare i bolzanini». Partiti divisi


di Francesca Gonzato


BOLZANO. E se la via di uscita sul progetto Benko fosse un referendum? L’ipotesi della consultazione pubblica era stata lanciata mesi fa dal presidente provinciale Arno Kompatscher, che non ha cambiato idea. Ora questo sarebbe il piano allo studio del commissario straordinario Michele Penta. Il tema è tornato di attualità (ne parlava ieri la Tageszeitung) perché la conferenza dei servizi ha terminato il lavoro, dando il via libera tecnico al Pru di via Alto Adige.

Il commissario Penta non conferma né smentisce il referendum. «Rispetto tutte le opinioni. Alla fine conterà la decisione che prenderò», è la sua presa di posizione. Di certo Penta ha prospettato il referendum in colloqui con ex consiglieri comunali.

Kompatscher, che ha potere di firma sul Pru, ribadisce il suo sì al referendum: «L’ho detto al momento del commissariamento del Comune. Dopo tutto quello che è successo, ritengo che non possa bastare la firma di un organo monocratico come il commissario straordinario. O si trova il modo di rinviare il voto finale al prossimo consiglio comunale o si consultano i bolzanini». Il 23 luglio il progetto Benko venne bocciato dal consiglio comunale. La conferenza dei servizi venne riavviata da Kompatscher e Spagnolli prima delle dimissioni del sindaco.

Queste le strade che Penta ha davanti a sé. Nella sua veste di sindaco e giunta, il commissario potrebbe firmare il Pru, insieme a Kompatscher: a quel punto ricomincerebbero a correre i 30 giorni di tempo (già sperimentati da Spagnolli nella prima procedura) per portare il dossier all’approvazione del consiglio comunale, cioè di nuovo a se stesso. Penta potrebbe invece decidere di non firmare, rinviando la proposta di Pru alla conferenza dei servizi per un supplemento di indagine. Terza ipotesi, la seconda firma (come Consiglio) viene congelata, subordinandola al risultato del referendum. Secondo le indiscrezioni, il referendum si potrebbe organizzare a febbraio. Ma di quale referendum si parla? Un quesito organizzato con tutti i crismi o una consultazione on-line? E che ruolo gioca in questa vicenda il capillare sondaggio telefonico su megastore e aeroporto di cui resta misterioso il committente? L’ipotesi trova consensi e avversione. Un referendum prima delle elezioni risolverebbe molti problemi alla Svp (divisa sul progetto) e al Pd, che su Benko si gioca di nuovo l’eventuale alleanza con gli ecosociali. Lo stesso commissario verrebbe alleggerito dal peso di decidere in solitudine su un progetto così importante. Pesanti le obiezioni contrarie, dall’incapacità della politica di scegliere, all’intasamento elettorale che si verrebbe a creare: febbraio-marzo referendum su Benko, maggio elezioni comunali, giugno referendum su aeroporto, ottobre referendum nazionale sulla riforma costituzionale. Contraria l’ex assessora Chiara Pasquali: «Siamo piombati nel regno di Ponzio Pilato. Dall’aeroporto a Benko, non si può andare avanti per referendum». Favorevole la Lega: «Noi ci stiamo», riferisce il commissario Maurizio Fugatti. Sì anche da Alto Adige nel cuore. «Va ascoltata la popolazione», dice Gabriele Giovannetti. Possibilista, ma con paletti, Maria Laura Lorenzini (Verdi): «Penta dovrebbe rispettare la bocciatura del 23 luglio. Se deciderà il referendum, sì a una consultazione vera, con quesiti seri e possibilità di informazione per tutti. No a una finta consultazione per sdoganare Benko». Così anche Guido Margheri (Sel): «Per un referendum serio servono mesi. È questo che hanno in mente?». Sulla medesima linea il M5S, contrario al progetto: «Si decida democraticamente, con una informazione trasparente e obiettiva».

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