Primo maggio: aperti 60 negozi a Bolzano

Con o senza deroghe e autorizzazioni, contro il parere dei sindacati e le direttive dell'Unione, i commercianti bolzanini hanno dimostrato con i fatti la volontà di scansare le polemiche e andare al sodo


Riccardo Valletti


BOLZANO. Dovevano essere solo 47 i negozi aperti per la festa dei lavoratori, e invece all'appello hanno risposto in sessanta. Con o senza deroghe e autorizzazioni, contro il parere dei sindacati e le direttive dell'Unione, i commercianti bolzanini hanno dimostrato con i fatti la volontà di scansare le polemiche e andare al sodo: il primo maggio l'economia non si ferma. L'incasso non è stato dei migliori ma nonostante la giornata magra, Confesercenti considera un successo l'apertura di tanti negozi. «Un numero così alto di commercianti disposti ad aprire per il primo maggio - afferma il direttore Paolo Pavan - è un segnale chiaro per l'amministrazione comunale che la volontà c'è». Anche l'Unione commercio non potrà più far finta di niente: nonostante la sua posizione contraria, molti degli iscritti hanno alzato le serrande. Per l'anno prossimo Pavan auspica un'organizzazione della giornata più omogenea, «senza dover passare dalle forche caudine della richiesta di deroga singola». «Circoscrivendo l'iniziativa alle vie intorno a Piazza Walther - prosegue - la deroga dovrebbe essere concessa d'ufficio e lasciare poi la libera scelta ai negozianti se aprire o meno». Nel Centro domenica strade affollate e piazza Walther gremita di curiosi tra colori e profumi delle bancarelle della festa dei fiori, nei negozi tanta aria condizionata e poco giro. A metà mattinata i commercianti si erano già rassegnati a veder scorrere la festa dei lavoratori fuori dalle vetrine, e a fine giornata la gettoniera ha segnato la media di un giorno infrasettimanale qualunque. Qualcuno aveva fatto la danza della pioggia, ottenendo in cambio un cielo terso e temperature da pic-nic nel verde, smontando le aspettative della vigilia. Aperti anche Oviesse e Coin, precettati tra i malumori commesse e commessi. Recupereranno il giorno - spiegano i vertici della catena -, come previsto da contratto, in mezzo alla settimana. Di altro parere è Mayra Bolognini, alla cassa del New Time in galleria del Grifone «Non è un gran problema lavorare il primo maggio - afferma - purché sia una decisione condivisa». A negozi che hanno fatto le cose in regola chiedendo il permesso al Comune, dà fastidio chi ha tenutio aperto senza la deroga. Il proprietario del «New Time», Domenico Sacco, è categorico su questo punto: «C'e sempre quello che si sente più furbo degli altri, oggi ci dovevano essere i vigili urbani in giro a verificare le deroghe, e invece non se n'è vista nemmeno l'ombra». Alla fine della giornata le aperture non autorizzate risultano una decina. La polemiche sul primo maggio hanno reso le cose difficili ai commercianti secondo Stefano Melarini, della boutique Pal Zileri: «In Comune hanno fatto troppa confusione, quasi un boicottaggio». Per le grandi firme l'apertura nel festivo non era a scopo di far cassa quanto più una questione d'immagine. «Il nostro target commerciale - spiega Melarini - non è il passante, le boutique sono importante anche per creare atmosfera, abbelliscono il centro». Su questo concordano Corinne Saiani e Nicola Staltari, a spasso per il centro «i negozi aperti fanno anche da arredo, a prescindere che si entri a comprare o meno, danno vita alla città».

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