Profughi, c’è l’Eos: basta emergenza

La cooperativa pusterese entra nella gestione delle strutture. Barbara Pizzinini: «È tempo di programmare»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Nell’accoglienza dei richiedenti asilo entra un nuovo protagonista. La cooperativa pusterese Eos sarà oggi in assessorato per discutere della prima casa che gestirà in collaborazione con Volontarius. Si tratta della struttura che ospiterà una ventina di profughi a Nova Levante. L’arrivo di Eos, sollecitato dalla Provincia, rappresenta una sorta di svolta nel mondo dell’accoglienza, che ha visto crescere nella prima fase, quella della prima emergenza, la cooperativa Volontarius con la sua River Equipe, insieme a Caritas e Croce rossa. Mentre River Equipe perde la propria colonna, Andrea Tremolada (il responsabile dell’area profughi, si è licenziato per iniziare un nuovo lavoro), si affaccia la Eos che dichiara come obiettivo proprio «andare oltre l’emergenza». Eos si è costituito nel 2014 come gruppo che riunisce una cooperativa e tre cooperative sociali, operative da diversi anni. La direttrice è Barbara Pizzinini, famiglia di albergatori alle spalle. Al suo fianco c’è Ulrich Seitz, ex direttore dell'ufficio Ospedali in Provincia. L’ abbiamo intervistata.

D’ora in poi ci sarà anche Eos?

«Se ci occupiamo di sociale, è inevitabile affacciarci anche nel mondo dei profughi, perché sarà il tema delle prossime generazioni, dall’accoglienza, alla scuola, al lavoro. Ma non siamo dei debuttanti. Negli anni Novanta Eos si è occupata dei profughi dell’ex jugoslavia e da diversi anni gestiamo comunità per minori non accompagnati».

Adesso arriva a Nova Levante la vostra prima struttura per richiedenti asilo.

«Collaboreremo con Volontarius. Domani in assessorato (oggi, ndr) dovremmo entrare più nel dettaglio».

È stata l’assessora Martha Stocker a chiedervi di entrare in scena?

«L’assessorato ci ha chiesto se eravamo intenzionati a collaborare».

Serve una ripartenza?

«Tutti noi player dovremmo metterci al tavolo e prepararci bene. Non c’è stata una programmazione sul futuro. Anche comprensibilmente, finora si è lavorato garantendo una risposta all’emergenza dei numeri, di volta in volta. Ma gli arrivi saranno sempre di più e per molti anni. È tempo allora di studiare il nostro progetto complessivo. È stato fatto già molto su scuola e studio delle lingue. Partiamo da qui».

Per puntare a cosa?

«Il lavoro, intanto. Di questo vorremmo parlare con la Provincia e gli altri soggetti per studiare alcuni progetti. Non si possono lasciare le persone a fare nulla per mesi. Diventa un problema anche per la popolazione. Compatibilmente con i vincoli fissati dalle leggi sullo status di richiedente asilo, mi piacerebbe fare lavorare queste persone, che sia con i lavori socialmente utili o come stagisti con piccoli compensi. Garantire la casa e il cibo è il primo passo, ma serve anche il resto».

Finora Bolzano ha garantito un numero superiore al dovuto di posti per l’accoglienza. Nelle vallate le acque iniziano a muoversi. È su questo che siete chiamati a lavorare?

«In alcuni comuni ci sono progetti che funzionano bene e che possono servire come esempio. Penso a Brunico, con un gruppo di richiedenti asilo ospitati in centro, bene inseriti. Alcuni già lavorano. La chiave è coinvolgere le persone. Bisogna fare un lavoro serio di dialogo con i residenti e con i profughi, ai quali va raccontato in quale terra si trovano, con quali valori, quale cultura, quale ruolo della donna. Molti nodi e malintesi possono essere sciolti. Non sarà facile. Mi sto preparando».

A cosa?

«Anche alle critiche che arriveranno, alle tensioni. Ma questo lavoro è necessario e serve qualcuno che lo faccia».

Lavorerete anche nella formazione degli operatori di Volontarius e delle altre agenzie? È un settore che cresce in continuazione e serve personale preparato.

«Abbiamo un team di psicologi ed educatori specializzati nel lavoro con minori e persone che hanno subito traumi».

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