Profughi: sette giorni per trovare i letti

Fissate le quote per 700 nuovi posti. Stocker: «I Comuni collaborino, altrimenti useremo palestre e case della cultura»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. I sindaci hanno tempo fino alla fine del mese per trovare le nuove strutture di accoglienza per i profughi. Sette giorni. In caso contrario, si muoverà d’imperio la Provincia. È un ultimatum all’ennesima potenza quello lanciato dall’assessora Martha Stocker ai sindaci per individuare i 330 posti che ancora mancano. Dopo il vertice di mercoledì sera con i presidenti delle comunità comprensoriali, il Comune di Bolzano e il presidente del Consorzio dei Comuni Andreas Schatzer, Martha Stocker avverte: «Se entro la fine di agosto non verranno messe a disposizione delle soluzioni per ulteriori posti di accoglienza, interverrà direttamente la Provincia».

Davanti ai presidenti Martha Stocker ha sguainato la minaccia «definitiva»: potrebbero essere prese le caserme dei vigili del fuoco, le palestre e le case della cultura. I presidenti hanno compreso il clima (Stocker li definisce «consapevoli della loro responsabilità») e riferito ai sindaci. «È il momento di rimboccarsi le maniche. Qualcuno non aveva capito l’urgenza, qualcun altro avrà pensato che stando fermo, il problema sarebbe stato risolto altrove...», ammette Edmund Lanziner, presidente della Comunità comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina. Al vertice è stato detto: furbizie e atteggiamenti da scaricabarile non saranno più accettati. «Quasi mai gli immobili disponibili vengono segnalati dai Comuni, nella speranza che, nel frattempo, vengano trovate altre soluzioni», riferisce gelida Martha Stocker. Sono trascorse così settimane, con la Provincia che chiedeva a sindaci e comunità comprensoriali di darsi da fare per reperire strutture per 700 posti letto. A fatica si è arrivati a 370, per i prossimi 330 la Provincia ha deciso di passare a toni diversi. «Entro la fine di agosto». Altrimenti, conferma Lanziner, «potrebbero essere emanate ordinanze d’urgenza per l’occupazione di palestre e altre strutture». La Provincia rende pubbliche le nuove quote previste per i diversi territori: 64 richiedenti asilo nel Burgraviato, 44 in Val Venosta, 161 nella Bassa Atesina, 91 nel Comprensorio Salto Sciliar, 139 nella Val d’Isarco e 148 nella Val Pusteria.

All’interno di questi macro territori, si dovranno muovere i singoli Comuni. Scartata la soluzione di parcellizzare l’accoglienza: qualcuno aveva proposto di assegnare due o tre persone per Comune. La linea della Provincia, per ragioni organizzative e di controllo, prevede strutture da un minimo di 25 persone a un massimo di 50. In Alto Adige sono ospitati attualmente 1001 richiedenti asilo, assegnati in base alle quote nazionali. Gli ulteriori 700 posti vengono cercati per gestire i prossimi arrivi. Resta aperto il problema dei circa 300 profughi «fuori quota» arrivati a Bolzano di spontanea iniziativa, cui viene garantito un livello più basso di assistenza. Bolzano e Alta Val d’Isarco non compaiono invece, come promesso, nell’assegnazione delle nuove quote. Dopo le polemiche, in arrivo strutture di accoglienza, tra l’altro, a Laives («stiamo valutando due o tre soluzioni», riferisce Lanziner) e Caldaro. Walter Baumgartner, presidente del Comprensorio della Val d’Isarco anticipa: «Accogliamo 12 persone a Bressanone e 19 persone a Chiusa (fuori dalle quote ufficiali). Per fare fronte ai nuovi arrivi, stiamo valutando già due strutture, di cui una in discussione con il ministero della Difesa». Baumgartner mantiene la riservatezza: «Preferisco non indicare le località, per evitare pressioni negative». È questo il clima? Così Baumgartner: «Ci sono problemi effettivi di reperimento delle strutture, ma alcuni sindaci si sentono responsabili e si fanno avanti».

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