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Progetto benko: il megastore divide anche i sindacati

Cgil contraria, Cisl favorevole e per la Uil ci sono luci e ombre


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Benko divide, fa discutere, anima e rianima i Comitati del Sì e quelli del No. Gli uni ferocemente a favore, gli altri ferocemente contrari. Ed anima anche i sindacati che spiegano - uniti come non mai - che dalle sigle non parte alcuna indicazione di voto «ufficialmente non ci schieriamo» anche se segretari e iscritti hanno una loro posizione e la possono esprimere. E vediamole queste posizioni.

Doriana Pavanello (Cgil) è decisamente contraria «venite all’Infopoint di via Goethe siamo qui a parlare e ad informare i cittadini... devono sapere cosa succederà».

Toni Serafini (Uil) è metà favorevole e metà contrario «vorrei che il Comune ci spiegasse quanti soldi dovrà tirare fuori per il tunnel sotto via Alto Adige, via Stazione e via Perathoner... ma certo Bolzano è ferma dal 2008».

Michele Buonerba (Cisl) è tutto sommato favorevole «non abbiamo alternative, sono dieci anni che Bolzano è ferma ed il Comune non ha soldi e poi Benko farà ripartire il settore edile che negli ultimi anni ha perso il 40% degli addetti».

Discussioni che si fanno sempre più accese e tese in vista del Referendum che vedrà aperti i seggi dal 29 marzo al 4 aprile dalle 8 alle 20, quando finalmente anche i cittadini potranno dire la loro. Il voto - ricordiamo - sarà giuridicamente non vincolante anche se il commissario straordinario del Comune, Michele Penta, ha detto che se vincerà il sì firmerà il via libera al progetto.

Buonerba sotto... sotto lo spera: «Il Comune non ha soldi e con i 300 milioni e qualcosa di più all’anno che incassa l’80% dei quali se ne va per le spese correnti, non può certo risanare Bolzano. E poi l’ex sindaco Spagnolli l’anno scorso era stato più che chiaro in fase di chiusura di bilancio. “É grazie alla legge 55 quinquies della Provincia - aveva detto - ed alla comunione d'intenti tra pubblico e privato che Bolzano potrà crescere. I progetti di Benko (via Alto Adige) e Podini (via Galilei) - modificati secondo le nostre indicazioni - sono importanti per lo sviluppo della città e dire no oltranza a tutto non ha senso”. Buonerba ricorda come la città è ferma da dieci anni e che Benko è proprietario dei due terzi delle aree interessate: «Non vedo alternative». Doriana Pavanello invece ne vede eccome. «Il progetto Benko finirà col desertificare il resto del rione ed avrà ricadute ambientali importanti. Per esempio non capisco con che criteri si voglia realizzare un tunnel nel quadrante via Alto Adige, via Perathoner, via Garibaldi e Piazza Stazione ... quando pochi metri sotto c’è la falda freatica. E non capisco da dove usciranno i fumi del tunnel. Finiranno verso l’Isarco per affumicare la solita periferia? Per non parlare dell’enorme colosso di vetro, ferro e cemento che sarà rinfrescato d’estate da un impianto che si pensa di realizzare in riva all’Isarco e che, ci hanno detto, farà salire la temperatura del fiume. Temo che la viabilità non possa reggere l’urto, che aumenteranno i prezzi e gli affitti e che alla fine Benko farà lavorare le imprese che riterrà e non certo i nostri artigiani».

E Serafini? Parla di una città vergognosamente ferma al 2008 e dice che prima di pensare ad altro si dovrebbe costruire la variante alla Statale 12 che ancora non esiste e blocca Bolzano in un imbuto di traffico. E su Benko? Per il progetto non è stata ancora presentata una valutazione costi-benefici e ancora il superimprenditore austriaco non è l’unica soluzione per sistemare il Parco della Stazione. «Mi piacerebbe che il Comune ci dicesse cosa costerà il tunnel sotto il quadrante - non si capisce quali saranno i costi di costruzione e di gestione - e come argineremo le diecimila auto che ogni giorno arriveranno ai parcheggi sotterranei. D’altra cosa sono convinto che l’area vada risanata anche con un nuovo albergo con in cima alloggi di prestigio ed un centro congressi. Buono anche il centro commerciale in centro - come accade in tutte le città europee - discuto invece la necessità di realizzarne uno grande 22 mila quadrati».













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