Prostituta uccisa, indennizzo di 7.200 euro 

I parenti della giovane accoltellata a morte nel 2012 in via Macello avrebbero avuto diritto a un milione ma l’omicida non ha soldi


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Per la prima volta in Alto Adige ha trovato applicazione la direttiva europea che impone a tutti gli Stati membri di dotarsi di meccanismi di indennizzo per tutti i cittadini dell’Unione rimasti vittime di un reato intenzionale e violento senza la possibilità di incassare un adeguato risarcimento da parte dell’autore del fatto. Sono stati gli avvocati dei parenti della prostituta bulgara (uccisa a coltellate da Kevin Montolli in via Macello a Bolzano il 9 settembre 2012) ad attivare il procedimento. La donna, madre di due figli minorenni (una ragazza ha raggiunto la maggiore età proprio in questi giorni) si vendeva lungo via Macello proprio per riuscire a mandare a casa i soldi a sostegno dei figli, rimasti in patria e affidati ai nonni. Svetla, questo il nome della vittima, venne massacrata dall’ultimo cliente della nottata, passata in via Macello, con 36 coltellate. Un particolare che nel processo di primo grado indusse i giudici a contestare all’imputato anche l’aggravante della crudeltà, poi revocata in appello. La condanna di Montolli (ormai definitiva) fu a 12 anni di reclusione senza neppure il riconoscimento della semi infermità mentale al momento del fatto. Di conseguenza a carico del giovane omicida non fu rilevata neppure alcuna condizione di pericolosità sociale. In realtà la vicenda processuale di Kevin Montolli (che è in carcere dal 2012 e potrebbe dunque tornare in libertà tra due o tre anni) si è conclusa senza che fosse neppure chiarito il movente del delitto. In sede penale Kevin Montolli venne condannato a risarcire alla parte civile (i figli, la sorella e i genitori della vittima) poco più di un milione di euro. Soldi che i parenti di Svetla non vedranno mai. Proprio per questo gli avvocati Alessandro Tonon e Alberto Timpone hanno ottenuto dal Ministero dell’Interno un risarcimento (per lo più simbolico) dei danni patiti dai parenti della giovane donna uccisa a Bolzano. Proprio sulla base della direttiva europea già citata (del 2004), il Ministero ha riconosciuto ai due figli della vittima un indennizzo complessivo di 7200 euro (importo massimo da liquidare in caso di vittima di omicidio), posto che il risarcimento effettivo disposto dal giudice penale è rimasto inevaso per mancanza di risorse economiche da parte dell’imputato. I soldi sono stati assegnati ai nonni dei due ragazzi nella loro qualità di esercenti la responsabilità genitoriale. La questione potrebbe riservare nuove sorprese in quanto il recepimento da parte dell’Italia della direttiva europea è avvenuta prevedendo importi del tutto irrisori. I due avvocati stanno dunque valutando se iniziare comunque una causa contro la presidenza del Consiglio dei ministri perchè il recepimento interno della direttiva comunitaria è ben lontano dallo scopo del legislatore comunitario.

©RIPRODUZIONE RISERVATA















Altre notizie

Attualità