Provinciali, i regali di nascosto e le «lotterie» di Laimer

I dirigenti plaudono all’introduzione del Codice etico ma assicurano: «La corruzione? Qui non esiste» C’è chi ricorda la redistribuzione dei doni dell’ex assessore ai dipendenti: solo speck, libri, vini e cesti


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «La cosa più divertente che mi è stata confidata in tanti anni di lavoro in Provincia, ma solo nei corridoi, è che c’era un capo ufficio abituato a farsi consegnare in garage, di nascosto, i regali di Natale», a raccontarlo all’Alto Adige è stato ieri un noto dirigente provinciale che per ovvie ragioni preferisce restare anonimo. «In assoluto ritengo che l’introduzione del Codice etico faccia bene a tutti, anche se in Provincia gli episodi di corruzione, Ipes a parte, si possano contare sulle dita di una mano».

Nessuno, nemmeno “off the record” (in modo confidenziale, ufficioso), ammette di aver sentito di un collega a cui è stato donato un quadro di valore o a cui è stato regalato un weekend per due persone o un trattamento in un Centro benessere. Se c’è qualcuno che ne ha beneficiato, magari grazie ai rapporti diretti con un fornitore, è riuscito almeno a non farsi scoprire. Cinque fra dirigenti o avvocati a libro paga della Provincia hanno accettato di raccontarci la loro esperienza diretta. L’aneddoto più divertente è forse quello raccontato da Fabrizio Cavallar, legale ed esperto di urbanistica, sul conto dell’ex assessore Michl Laimer. «A Natale c’è sempre stato un certo via via nei nostri uffici. E soprattutto l’ex assessore si riempiva la macchina di doni. Una volta all’anno, però, faceva una sorta di lotteria tra tutti i suoi dipendenti e redistribuiva i regali. Non c’era nulla, comunque, che superava i 150 euro indicati a livello nazionale: ricordo degli invitanti pezzi di speck, dei libroni illustrati dell’Athesia con tantissime foto ma anche cesti e bottiglie di buon vino. Oltre a me hanno partecipato decine di dipendenti, quindi non svelo certo un segreto. In assoluto in Alto Adige ritengo non ci sia corruzione, perché il sistema funziona e non c’è bisogno di oliare gli ingranaggi come accade, forse, altrove». Antonio Lampis, direttore della ripartizione cultura italiana, assicura invece di aver restituito diversi doni. «La mia segretaria ha sempre saputo di non dover accettare nulla. E, cortesemente, rimandava indietro i regali. Ritengo il Codice etico una buona cosa soprattutto per i nuovi assunti: è giusto sapere da subito come comportarsi. Le regole base, in ogni caso, le aveva fissate da tempo lo Stato. Sarebbe giusto estenderle anche agli Enti finanziati dalla Provincia»

Il direttore del Centro sperimentale di Laimburg Daniel Bedin ammette di volersi studiare a fondo le nuove regole di comportamento. «Credo che ricevere una bottiglia di vino o un panettone a Natale sia anche un segno di cortesia. Entrambi i regali rientrano fra quelli “convenzionali”, quindi nessuno non si scandalizza nemmeno. Altra cosa, invece, sono le regalie per ottenere qualcosa in cambio. Bisogna rispedire tutto indietro in modo tale da non trovarsi mai nelle condizioni di essere ricattabili. In assoluto, a parte qualche caso isolato, ritengo che in Alto Adige la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici abbia la coscienza a posto. Qui si lavora, in modo scrupoloso e attento, ma solo per prendere lo stipendio».

Secondo Giulio Angelucci, direttore dell’ufficio provinciale rifiuti, ci sono uffici che sono sempre rimasti ai margini. Anche negli anni Ottanta e Novanta, quando le aziende non erano nemmeno state sfiorate dalla crisi ed avevano pertanto, almeno sulla carta, maggiore disponibilità. «Qui, in via Amba Alagi, arriva solitamente un cesto a Natale ma è per tutto l’ufficio. Noi, tra l’altro, siamo solo un ente di controllo e avremmo anche poco da “dare”. Non abbiamo un contatto diretto con aziende e fornitori. E non diamo lavori. La decisione di imporre un Codice etico - comune a tutti - è importante, perché dà un segnale di trasparenza e indica la strada tanto ai nuovi quanto ai vecchi dipendenti. Certe cose, talvolta, è opportuno metterle nero su bianco».

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