Provinciali, Pd in allarme «obbligatori» due eletti 

Il flop nazionale può condizionare l’alleanza con la Svp. Serve una lista forte Achammer rilancia il Patt bolzanino. Civici spaventati dal terremoto trentino 



BOLZANO. Terremoto politico a Roma e a Trento. E nel Pd suona l’allarme sulle provinciali. Pochi punti fermi e molte incertezze, che alimentano spaesamento e malumori. Uno dei paletti è la ricandidatura di Christian Tommasini per il terzo mandato. Troppo tardi adesso per eventuali ripensamenti. Ma nel Pd prende piede la convinzione che non si potrà finalizzare la campagna elettorale solo attorno alla rielezione di Tommasini. Con quanto accaduto, è ancora più necessario presentarsi con almeno due eletti alle trattative di giunta con la Svp. L’accordo (riservato) tra Pd, Patt e Svp per le politiche prevedeba la conferma dell’alleanza per le provinciali. Il flop del Pd di tre settimane fa rende tutto precario e bisogna ricordare che a quell’accordo si è arrivati dopo che l’Obmann Philipp Achammer aveva provato a riposizionare la Svp in area blockfrei. Un Pd al momento fuori dai giochi nazionali diventa meno attraente anche a Bolzano. Piccolo segnale sabato, quando il Pd ha votato come presidenti di Camera e Senato i propri candidati di bandiera, mentre la Svp è rimasta in campo neutro con le schede bianche. Non puntare solo su Tommasini significa attrezzare per le provinciali una lista abbastanza forte per confermare i 19 mila voti del 2013, che garantiscono due eletti. Alle politiche è andata così, con 19.936 voti (ma alle politiche del 2013 erano stati 28 mila). «Avete tenuto», è stato il sospiro di sollievo del 4 marzo da parte della Svp più convinta di confermare l’accordo. Essere consapevoli che una lista forte farà la differenza tra stare dentro o fuori non significa riuscire a costruirla. Alle provinciali del 2013 Tommasini raccolse 6.829 preferenze, Roberto Bizzo 5.399. La sfida del Pd, che tra ha perso la minoranza bizziana, è trovare un progetto e i candidati capaci di trainare la lista. I nomi di possibili candidati e auto candidati non mancano: Sandro Repetto, Renate Prader, Claudio Corrarati, Matteo Bonvicini, Diego Zanella (che aveva provato a sparigliare le candidature alle politiche con pressing dall’esterno), Liliana Di Fede (sempre meno interessata) Silvano Baratta, i civici Balzarini e Casolari, che avverte, «fino a quando non si ragiona su quanto accaduto a Trento, non si può costruire nulla». Repetto, pensando al flop nazionale, aggiunge: «Il gruppo italiano si aspetta risposte su lavoro, casa, qualità della vita, non si scappa». Attorno al Pd segnali di pericolo. Achammer rilancia l’idea di «un Patt bolzanino». Elena Artioli ragiona su qualcosa di simile. Christian Bianchi è galvanizzato dal modello Laives, che si sta affermando a Roma e, dice, può aprire un nuovo capitolo provinciale con Svp, centrodestra e M5S. Si aggiunge il governatore Ugo Rossi, che prova a salvare il Patt e la sua ricandidatura annunciando al Pd che per le provinciali-regionali considera ferma solo l’alleanza con la Svp. (fr.g.)













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