Scuola

Purificare l’aria in classe: lo studio di Galilei e Delai 

Presentati i risultati delle due scuole bolzanine che collaborano con l’Istituto superiore di sanità. La sensibilizzazione: «Un buona atmosfera aumenta del 10% apprendimento e produttività»



BOLZANO. Ne abbiamo compreso l’importanza con la pandemia, ma a livello internazionale gli studi sono approfonditi da oltre un decennio. Stiamo parlando della qualità dell’aria che respiriamo negli spazi al chiuso: a scuola, al lavoro.

Quest’anno si sono dedicati a studiare la questione anche i ragazzi del Galilei (analisi dell’aria) e i colleghi del Delai (progettazione degli spazi interni). I risultati del primo anno di approfondimenti sono stati illustrati nei giorni scorsi in via Cadorna, alla presenza di Gaetano Settimo, dell’Istituto superiore di sanità.

Come chiarisce il professor Daniele Modonese, referente del progetto «Qualità dell’aria indoor negli ambienti scolastici», «l’Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato l'importanza della qualità dell'aria indoor e la potenziale pericolosità degli inquinanti emessi dalle sorgenti indoor».

Attualmente, prosegue, «nella legislazione italiana non c’è ancora, tuttavia, un riferimento specifico alla qualità dell'aria indoor e, in attesa di una legge quadro mirata alla gestione di tale problematica, il gruppo di studio nazionale inquinamento indoor dell'Istituto superiore di sanità, coordinato proprio dal dottor Settimo, sta lavorando per fornire documenti tecnico-scientifici condivisi, al fine di consentire azioni armonizzate a livello nazionale».

Gli studenti degli istituti Galilei e Delai hanno presentato a Settimo i dati del monitoraggio di un’aula frequentata da quindici studenti, effettuato in collaborazione con l’Eco Research di Bolzano. «Sono state misurate le concentrazioni di Co2, Tvoc, Pm 2.5, Pm 10, T e U.R %, nonché l’efficacia dei purificatori d’aria».

L'esperto dell’Iss «ha invece illustrato le corrette strategie di monitoraggio dell’aria indoor nelle strutture scolastiche, sia in merito alle corrette attività di misura, acquisizione, verifica e valutazione degli inquinanti chimici e biologici, sia al fine di supportare adeguatamente specifici protocolli di prevenzione individuale e collettiva».

L'obiettivo, chiarisce oltre il professor Modonese, «è quello di migliorare lo stato di salute degli studenti, degli insegnanti e dello staff scolastico, nonché di ribadire il ruolo centrale di responsabilità nella promozione e tutela della salute da parte delle strutture scolastiche».

Un problema non da poco, quello dell’aria che respiriamo. Di difficile soluzione. Se una buona aria, spiega Modonese, aumenta almeno del 10% le capacità di apprendimento a lezione e la produttività in ambito lavorativo, negli ambienti chiusi si è stabilito che i parametri da tener d’occhio raddoppiano spesso il valore consigliato, in alcuni casi arrivano a sestuplicarlo o peggio.

Al Galilei in una quinta si sono misurati Co2, polveri sottili, composti organici volatili. E gli effetti dei purificatori d’aria. Con ricambi d’aria, in assenza di ricambi, al pomeriggio con l’aula vuota. Si è scoperto che i purificatori eliminano virus e batteri, ma funzionano a finestre chiuse. Perché se arieggi, vanifichi gli effetti della macchina. Ma se non arieggi le concentrazioni di Co2 salgono troppo.

In inverno bisognerebbe farlo una volta ogni venti minuti, ma, se apri, da fuori rientrano virus e batteri. E la ventilazione meccanica non è la panacea. Insomma, una bella gatta da pelare.

Si vuole soprattutto far prendere coscienza, informare, creare una cultura. Che oggi, troppo spesso, manca. Per esempio: un misuratore di Co2 in classe servirebbe; quando lampeggia la lucina rossa, sai che devi arieggiare.

Il progetto proseguirà l’anno prossimo. E chissà che non si possa, assieme, trovare soluzioni da adottare poi nella pratica, anche nel mondo del lavoro. DA.PA.













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