«Quei fiori a Seifert sono il simbolo del Male Offesa la città del lager» 

L’avvocato Loner: oltraggio alle vittime, era un criminale senza pietà. Il fascismo rialza la testa


Paolo Campostrini


Bolzano. Arnaldo Loner non riesce a trattenere l'emozione. Lui che ne ha viste tante. Ma questa no: «È la cosa più sconvolgente cui potevo assistere... mettere dei fiori sulla tomba di quel carnefice». Perché vivendo ogni giorno, ogni voce e passaggio del processo a Misha Seifert, l'avvocato bolzanino sa chi era il boia del Lager. Cosa ha fatto. Le torture e le uccisioni. I pianti delle vittime in attesa dei colpi. Ma non “un colpo e via”, no: l'efferata insistenza, il cogliere quasi un piacere nell'Ss ucraina mentre architettava i suoi metodi di eliminazione fisica e umiliazione morale. E poi gli occhi dei testimoni, le loro parole spezzate. Di quelli ancora vivi durante il lungo processo che condannò Seifert, prima del carcere a Santa Maria Capua Vetere e alla sua morte laggiù . «Ecco, io capisco tutto - dice di getto Arnaldo Loner, che nelle udienze rappresentava il Comune di Bolzano come parte civile -. Ma questo no. Qui si è trattato di onorare non un'idea, ma un singolo uomo, una persona fisica che non ha fatto altro che uccidere. Un criminale senza pentimento. No, questo mi fa male. Mi è insopportabile».

Lui non si è mai pentito...

Mai. Ricordo le visite in carcere col procuratore militare Costantini e col suo collega tedesco. Gli si chiedeva di testimoniare a carico dell'altro torturatore del Lager , Otto Sein. Ma lui niente, zitto. Mai una ammissione, mai un cenno di pietà per le sue vittime. Ecco, lui era il male.

Per questo non capisce come si possa portare fiori sulla sua tomba?

No, non arrivo a capire. E sì che in questi anni mi ci sono abituato a certe cose...

E quali?

I tentativi di rivalutare il nazismo o il fascismo. Arrivo anche a capire, guardando a certe menti un po' oscurate, che qualcuno vada a onorare qualche generale nazista, a ricordare qualche battaglia. Ma questo no. Non si tratta di un ragionamento su un'idea folle. E sì che pure questi negazionisti non hanno pudore...

Pudore?

E certo. Ho letto di chi raccontava che ad Auschwitz le camere a gas servivano per uccidere i pidocchi.

I pidocchi, come?

Sì, a spulciare gli ebrei. E poi tanti scrittori, in Francia, in Germania a fare la conta dei morti. Del tipo: ad Auschwitz non sono state uccise un milione e duecentomila ebrei e altri prigionieri, ma "solo" trecentomila. Solo, capisce?.

Perché questo omaggio a Seifert è peggio?

Perché lui è il male. Non è un'idea malvagia, è la sua personificazione. L'altro giorno è morta, a 99 anni, una delle testimoni del processo di Verona. Ha raccontato, con nomi e prove, quando Misha uccise un ragazzo di 20 anni ficcandogli le dita negli occhi. Ma raccogliere documenti e racconti è stata una prova anche per me.

Dura?

Durissima. Una volta Seifert prese di mira due ebree. Una mamma e la sua bambina. Hanno un cognome ora: Voghera. Ebrei in attesa di deportazione definitiva. Per sadismo lui le teneva in cella, d'inverno, a meno 15 gradi e si divertiva a gettare loro addosso secchiate di acqua gelata... Ad un altro giovane deportato aprì il ventre con una bottiglia. E tutti ridevano, intorno, gli altri kapò. E lui più di tutti.

Perché succede questo, oggi, questa assenza di empatia per le vittime, per quanto è accaduto durante il nazismo?

Viviamo un momento difficile. Lo noto ovunque. Nella facilità con cui si maneggia la storia, nell'atteggiamento ormai sdoganato di parificare democrazie a dittature, di ripulire il nazismo dalle sue efferatezze per ricordare solo “le cose buone” come si dice oggi anche del fascismo.

Lei ricordava i testimoni al processo Seifert, che iniziò nei primi anni del Duemila. Ora tanti sono morti. Che si fa?

Oggi non c'è quasi più memoria raccontata ma solo trasmessa. Ecco perché vado nelle scuole. Solo a gennaio, in pochi giorni, sono andato in nove istituti. Ora andrò in una scuola tedesca. Ho parlato in 100 scuole di storia, di Lager , di Seifert, di quello che è accaduto qui. Perché tanti, troppi, non sanno.

Che dice di Casapound in Comune?

È un altro elemento di decadenza morale. Non mi metto a discutere sulle ragioni sociali del loro successo nei quartieri, degli errori degli altri. Dico solo che la storia è una. E chi ha fatto così male a noi, all'Italia, all'Europa tra guerre e Shoah non può essere rivalutato come invece accade in certi ambienti. E' come se si calpestasse la memoria.

E qual è la sua di memoria?

Per me ha tre capisaldi e ragioni per perpetuarla. Il primo è che è un dovere verso le vittime. Il secondo è che è una ricchezza per noi...

E la terza?

È una difesa contro il presente. Contro questo nostro presente. Quello che è accaduto è accaduto, punto. E non va dimenticato soprattutto ora che chi lo ha vissuto, il male, magari non può più raccontarlo o mostrare i numeri sul braccio...













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