«Quell’amianto va incapsulato»

Pio Zocchi contrario allo smantellamento dei capannoni in via Marconi: è pericoloso


di Tiziana Campagnoli


BRESSANONE. Nonostante un’ordinanza del sindaco, firmata dopo gli appelli dei residenti che temono danni per la salute, ne imponga lo smantellamento entro il 30 giugno, i tetti in Eternit dei due capannoni di proprietà della ditta Dabringer situati in via Marconi non vanno demoliti, ma incapsulati. Ad affermarlo con convinzione è Pio Zocchi, noto per le sue battaglie contro gli elettrodotti na anche esperto del settore edilizio visto che da oltre 40 anni si occupa di costruzioni e ristrutturazioni, sottolineando che l'incapsulamento sarebbe l'unica soluzione che garantirebbe a tutti la massima sicurezza, al contrario di una demolizione che se non fatta a regola d'arte potrebbe causare una dispersione di polveri nell'aria, molto dannose per la salute. Zocchi non ritiene i tetti pericolosi per la salute, potrebbero rimanere lì per sempre, ma se proprio il Comune vuole intervenire allora dovrebbe puntare su un incapsulamento. «Le polemiche innescate dopo la denuncia del consigliere Bova e di alcuni residenti sono fuori luogo perché quei tetti non sono pericolosi – spiega Zocchi – I tetti dei due capannoni sono lì da 40 anni, non creano le polveri, unica fonte di pericolo, e quindi non si dovrebbero toccare. Purtroppo, il consigliere Bova e i residenti hanno innescato una polemica spingendo il Comune, l'assessore Letrari ad intervenire e quindi entro il 30 giugno, secondo un'ordinanza del sindaco, i due tetti verranno demoliti. Decisione irresponsabile, perché se la demolizione non venisse eseguita bene, montando un ponteggio attorno a tutto il perimetro, coprendo la superficie e l'impalcatura con un telo e assorbendo la polvere con un potente macchinario, allora ci potrebbe essere una pericolosa dispersione di polveri nell'aria per un raggio di almeno 500 metri. Credo che il Comune dovrebbe fare un passo indietro e puntare su un incapsulamento dei due tetti con un materiale speciale ed una lavorazione che non produca polvere, così come prevede la legge europea del marzo 1998. Solo in questo modo si potranno evitare rischi che attualmente, con i due tetti, non esistono». Zocchi sottolinea che il caso di via Marconi non è l'unico in città. “A Bressanone , ad esempio in via Vittorio Veneto e a Millan, ci sono diversi condomini con balconi in eternit realizzati 40-50 anni fa e non ci sono mai stati problemi – continua Zocchi – Credo che gettare la popolazione nel panico non sia giusto. Quei tetti, quei balconi sono lì da 50 anni, non producono polvere e quindi non rappresentano un pericolo. Collegare questi casi a quelli delle fabbriche di Eternit del Monferrato dove ancora oggi si registrano morti e le persone si ammalano è assurdo. Lì l'Eternit veniva lavorato e la polvere era tanta, nelle fabbriche e nell'aria circostante. A Bressanone i manufatti sono fermi, compatti e la polvere si potrebbe produrre solo demolendoli. Ecco, invito il Comune a ripensarci, ho anche presentato una documentazione su rischi e pericoli, e tranquillizzo i cittadini: tetti e balconi in Eternit non sono un pericolo per la salute”.

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