«Quella centrale? Ferrovecchio»

Al processo Stein i testi della difesa. Un manager: «Valeva un milione e mezzo»



BOLZANO. Il consiglio di amministrazione di Sel, la società elettrica a capitale provinciale, decise di non acquistare la centrale di Mezzaselva a seguito di una valutazione economica adeguata e corrispondente alla realtà e non per effetto di un raggiro messo in atto dall’allora direttore generale Maximilian Rainer, impegnato ad acquistare in proprio l’impianto. E’ questa la tesi difensiva che ha iniziato a sviluppare in aula, ieri mattina, l’avvocato Carlo Bertacchi nel processo a carico di Maximilian Rainer, accusato di truffa e abuso in atti d’ufficio. Quattro i testimoni chiamati a deporre nella mattinata di ieri. La difesa aveva citato anche Chicco Testa, noto dirigente d’azienda con agganci politici, presidente di «Energie Valsabbia» (con sede a Gavardo in provincia di Brescia) che nel 2005 aveva iniziato una trattativa per l’acquisizione della centrale idroelettrica al centro del processo. Chicco Testa, però, non si è presentato (per improrogabili impegni professionali a Parigi) e l’avvocato Bertacchi alla fine ha rinunciato alla sua deposizione. In aula, però, si è presentato regolarmente l’amministratore delegato dell’azienda, Pietro Bonomini, che all’epoca venne coinvolto nella trattativa per l’acquisizione dell’impianto da «Parcheggi Italia spa». Bonomini ha confermato in aula un elemento tanto caro alla difesa e cioè che la centrale di Mezzaselva era praticamente un «ferrovecchio» e d avrebbe dovuto essere completamente ricostruita. Ma lo stesso Bonomini ha però anche confermato un altro dato che sembra invece dar manforte al teorema della Procura e cioè che l’impianto di produzione idroelettrico (sebbene vetusto e ormai inadeguato) era stato valutato da «Energie Valsabbia» un milione e mezzo di euro. «Una valutazione - ha spiegato in aula Bonomini - legata alle potenzialità produttive dell’impianto dopo l’eventuale ristrutturazione anche in considerazione dello scontato rinnovo trentennale della concessione, come sempre avviene per tutti gli impianti di piccole dimensioni». In precedenza aveva deposto in aula anche Karl von Pretz,il primo proprietario che vendette l’impianto nel 1995 a «Parcheggi Italia» per 800 milioni di lire.

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