«Questo Pd va in direzione opposta alla mia»

Spagnolli: ecco perché non mi candiderò «Il partito corre da solo, ma così non si vince»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Luigi Spagnolli non parteciperà alle elezioni provinciali. Si è chiuso con il suo annuncio l’altra sera alla assemblea del Pd il tormentone politico iniziato oltre un anno fa. Tutti davano per scontata la candidatura del sindaco. Egli stesso ci ha creduto, fino a quando ha tirato le conclusioni: «Avevo proposto un progetto politico largo al Pd. Non è stato accolto, preferiscono il rischio di correre da soli contro tutti. Allora non ci sarò. Non mi interessa la poltrona per la poltrona, se il Pd va in direzione opposta alla mia». Non sarà candidato né con il Pd, il suo partito, né con Scelta civica, né con una lista a suo nome, «che pure in molti mi hanno sollecitato a fondare». Resta convinto che sarebbe stato eletto, anche se fosse stato costretto a sfidare gli assessori uscenti Bizzo e Tommasini, blindati dal Pd in testa di lista. «Non mi manca l’autostima, avrei vinto anche candidandomi al posto numero 30 della lista». La scelta del Pd provoca la reazione di Angelo Gennaccaro (segretario Udc): «Evidentemente il Pd ha archiviato sia il laboratorio di centrosinistra che ogni ipotesi di alleanza con noi, il Psi e le civiche». Spagnolli ieri dopo la seduta di giunta ha spiegato le ragioni della sua decisione. Verso il Pd mantiene toni bassi, ma non risparmia alcuna critica: «Non è così che si vincono le elezioni».

L’altra sera lei ha partecipato alla assemblea del Pd e il segretario Frena ha portato al voto un documento in cui si prevede la testa di lista a 4, due uomini due donne: i due uomini saranno gli assessori uscenti. Spagnolli in quello schema semplicemente non esisteva. È nato lì il suo annuncio di ritiro?

«No, la decisione era maturata da qualche tempo e non c’entra con la testa di lista. Ho sufficiente autostima per sapere che sarei stato eletto, anche al trentesimo posto della lista. Magari sarebbe saltato uno degli attuali assessori, o forse saremmo stati eletti in tre. Invece per come il Pd sta impostando le elezioni credo che se ne eleggeranno al massimo due. E allora auguri a tutti, perché potrà capitare che la Svp non abbia i 18 consiglieri per la maggioranza assoluta. E se non basteranno neppure gli eletti del Pd si dovrà andare a cercare qualcun altro, magari sui banchi del centrodestra e non è che il Pd potrà fare i capricci o mettere i veti. Tra l’altro siamo al governo con il Pdl o no? Insomma, c’è un motivo se un anno e tre mesi fa lanciai inutilmente il mio progetto».

La famosa alleanza autonomista larga?

«Ma certo. Cercavo di scongiurare che anche questa volta gli italiani andassero alle elezioni in ordine sparso, per trovarsi divisi in Consiglio in gruppi da 1 o al massimo 2 eletti. Ho proposto un progetto per unire e su quello ho offerto la mia disponibilità. Poteva essere con il simbolo del Pd o senza».

Risposte?

«Nessuna.Né dal Pd né da Sel, che ha scelto di allearsi con i Verdi. Questa decisione del Pd di correre da solo contro tutti è pericoloso non solo per le provinciali. Se si andrà male, il centrosinistra rischia di perdere anche alle prossime comunali di Bolzano».

Il Pd provinciale e comunale era contro la sua candidatura, perché le chiedeva di portare a termine il suo impegno in Comune. Le resta una motivazione come sindaco?

«Certo, non ci può essere un incarico più alto».

La sua rinuncia avrà fatto tirare un sospiro di sollievo a qualche sfidante.

«Il sollievo deve venire dopo le elezioni. Vediamo come andrà. Spero bene e lo dico per davvero: non faccio il tifo per il Pdl della Biancofiore. Aggiungo una cosa: mi auguro che la mia rinuncia serva a dare una scossa al Pd».

Il Pd non farà le primarie, né c’è stata una grande discussione sulla conferma dei due assessori. Cosa ne pensa? «Sono colpito dalla mancanza di effervescenza dell’assemblea, quando si è discusso di elezioni provinciali. Servono entusiasmo e convinzione per vincere. Non li ritrovo nel documento presentato l’altra sera».

Cosa manca?

«Manca appeal. La politica deve riuscire a ridestare interesse nelle persone. I cittadini non si sentono più rappresentati, ma nel documento si insiste su metodi vecchi di relazione. C’è ancora tempo per darsi una scossa, altrimenti il Pd sarà responsabile del proprio destino».

Potrebbe tornare in campo con una lista civica, se qualcuno accoglierà il suo progetto?

«Non accadrà. Non farò neppure una lista a mio nome. E non mi proporrò per un terzo mandato da sindaco».

Se lei non rompe con il Pd, resta aperta la possibilità di una candidatura alle politiche, in caso di elezioni anticipate.

«Non escludo nulla, vedremo. Intanto mi piace dimostrare che non per forza chi fa politica insegue una poltrona dopo l’altra».

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