Quirinale, la Svp non vuole «tecnici»

Kompatscher: «Serve qualcuno che conosca e rispetti l’Autonomia». Il consiglio regionale voterà i tre «grandi elettori»



BOLZANO. Con le dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, previste per oggi, la macchina della successione al Colle si mette in movimento. Il consiglio regionale avrà due settimane di tempo per eleggere i tre «grandi elettori» che parteciperanno alla seduta plenaria del Parlamento per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. La prossima seduta del consiglio regionale è fissata per il 21 gennaio. Se le dimissioni di Napolitano dovessero ritardare di qualche giorno, spiega la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, sarà necessario convocare una seduta oltre il 21 gennaio per rispettare le regole del Consiglio. Il presidente regionale Ugo Rossi e il vice Arno Kompatscher hanno proposto di indicare come grandi elettori la presidente Avanzo (Patt) e il vice Thomas Widmann (Svp). Il terzo nome dovrà essere fornito dalla opposizione. Lo schema di presidente e vice del Consiglio è un «classico» in regione, ma il Pd trentino digerisce male l’assenza di un proprio rappresentante consiliare (anche se ha una folta delegazione parlamentare). La maggioranza regionale si confronterà su questo tema nella riunione convocata per venerdì. Quanto al futuro presidente, in regione le preferenze vanno tutte a un profilo politico. Tecnici? «No grazie».

Lo ribadisce con ancora più forza il presidente Kompatscher: «Non parteciperò ad alcun toto-nome. Uno sport in cui spesso si citano persone per danneggiarle. Indico invece volentieri un profilo: spero che il prossimo presidente sia un personaggio politico, non un tecnico. In passato abbiamo avuto cattive esperienze con i tecnici... Un corretto atteggiamento nei nostri confronti presuppone una profonda conoscenza della nostra realtà di autonomia speciale. Il garante della Costituzione deve esserlo in senso lato e anche il nostro Statuto ha valenza costituzionale». Disilluso in partenza il senatore Francesco Palermo (Gruppo per le autonomie»: «Per il dopo Napolitano mi augurerei qualcosa di diverso da quanto uscirà. Vorrei una figura forte, possibilimente laica, possibilimente donna. Non sarà il mio candidato ideale, ma lo voterò. Il nome che continuo a preferire sarebbe Emma Bonino».

I parlamentari si preparano all’evento del voto. Anche Luisa Gnecchi si sottrae al gioco sui nomi e si limita ad augurarsi un segno distintivo per il prossimo presidente: l’abilità. Così la deputata del Pd: «Il mio augurio? Che venga eletta una persona che abbia le caratteristiche dei presidenti che abbiamo avuto finora. Voglio dire che spero in un presidente di grande esperienza, capace di rappresentare al meglio l’Italia, che sia in grado di assolvere agli obblighi previsti dalla Costituzione». Dovrà essere espressione del Pd? «Assolutamente non è importante. Voglio che il prossimo presidente della Repubblica sia una persona capace, perché vedo tante persone che non sono capaci di fare ciò che sono chiamati a fare». Florian Kronbichler, deputato di Sel, divide la sua risposta tra i nomi che vorrebbe e quelli che ritiene possibili. Al primo gruppo appartiene Roberto Benigni: «Ho sempre pensato che sarebbe un perfetto presidente della Repubblica e dopo avere visto i suoi Dieci Comandamenti ne sono più convinto. È una persona di alta moralità e cultura. Ma non credo che sarà Benigni». E allora? «Se maturerà la candidatura di Romano Prodi, come sembra, sarò “costretto” a votarlo, ma lo considererei un passo indietro. Qui alla Camera vedo che una delle persone più rispettate e amate è Pierluigi Bersani. Vedremo...». Una cosa sembra certa, aggiunge Kronbichler, e non è una buona notizia: «Non ci sarà un presidente della Repubblica donna nemmeno questa volta. Sono convinto che non avremo questa bella sorpresa».

La deputata di Forza Italia Michaela Biancofiore resta fissa sulla coppia di nomi già anticipata: «Il migliore presidente della Repubblica sarebbe Berlusconi. Se Renzi fosse veramente coraggioso, farebbe questa proposta al Pd per chiudere la guerra dei venti anni. Vedrei benissimo anche Franco Frattini, è competente, un grande esperto di politica estera e si è tirato fuori dalla politica. Inutile illudersi, comunque». (fr.g.)

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